Voci da ZIP, a un anno dallo sgombero (Vol.1)

Una raccolta di testimonianze sull’importanza e il valore che ha ricoperto, per centinaia di ragazzi sotto i 20 anni, l’esperienza di ZIP, lo spazio occupato e gestito da soli studenti medi di cui, il 9 Agosto, è caduto il primo anniversario dello sgombero.

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“Qualche muro sbiadito, qualche porta rovinata. Passano alcune ore, già siamo in tanti, siamo raddoppiati, l’esperienza comincia, la nostra nuova casa. Passano i curiosi, la gente é interessata; torneranno i giorni e i mesi seguenti, ci si aiuta e si resiste, coi corpi e con le menti. Comincia il lavoro, lo spazio si trasforma, era vuoto, freddo e abbandonato. Ora é vivo e pieno di voci. Le prime assemblee, le prime decisioni; sorgono i graffiti e i primi laboratori. E le serate e le più belle feste. E dove c’era un tempo un asilo di bambini ora é tornata la voglia, la forza e la gioia, che si trovano fra loro in un nuovo ardore, nella sincera foga. Ci organizziamo, ci informiamo. E dove arrivano i pericoli presto e subito li analizziamo. Li respingiamo. È difficile. I problemi si presentano. La risposta è solo una: autogestione solida. Poniamo le basi, ne parliamo in collettivo. Impariamo e insegniamo dove il vuoto si fa strada. Forte è l’amicizia, e dove prima c’erano macchie, ora ci sono colori; è la comunità, la nostra accoglienza, l’ospitalità che ci unisce. È la cerniera urbana. Si mangia nel sociale e si riposa all’ombra della vite. Ciò che ci determina è il pensiero politico; flusso di coscienza e fiducia disperata, nella giustizia sociale, nell’arma della scuola. Partono i cortei e si lanciano le azioni, per le strade e dalle piazze; siamo noi, soli studenti. Questa é la nostra casa e nessuno ce la toglie. Zip ha resistito, da dicembre ad agosto, solo qualche infame, non vede oltre il suo naso: Zip non si distrugge! Vive e tornerà, così come con gli altri, da LUMe al Làbas. Nessun “Palazzo”, nessuna questura ha colto questo fatto; l’estate non ci ferma, l’autunno è già caldo.”

Nicolas, Liceo Classico Manzoni

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“Seconda casa”, “Amore”, “Autogestione”, “Libertà”.
Sono alcuni dei termini che danno un nome ad un sentimento arduo da interpretare a parole; ma per quale motivo utilizziamo proprio questi?
È proprio vivendo ZIP che ho riflettuto a lungo su queste parole riuscendo a concretizzare un pensiero personale.
Arriva un momento inevitabile nella vita in cui, da lì in avanti, famiglia, scuola e anche gli amici non sono più sufficienti per determinarti come una persona adulta, viva e pensante.
La cultura e l’educazione alla vita che ha da offrire uno spazio occupato come ZIP non la si ottiene con nessuna ramanzina, nozione scolastica, droga o serata in discoteca; si perché non appena varcavo il portone di ZIP non ero più “l’alunno”, “il figlio”, “l’amico”, ma diventavo tanto padrone quanto ospite di un luogo in cui davvero quello che è mio è anche tuo, in cui ogni membro è unico ed importante e ti manca quando è lontano, in cui riceverò solo amore se è amore quello che ho da dare, in cui ogni altro atteggiamento discorde da quello di giustizia e solidarietà reciproca viene rigettato e combattuto con qualsiasi mezzo necessario, da tutti e tutte, come un’unica forza; ecco sintetizzato quello che è per me il concetto di “casa”.
La mia seconda famiglia compiva però quel passo in più, fondamentale, per renderla unica nel suo genere: esportava il suo modello all’esterno delle sue mura rendendosi libera attraverso appunto la partecipazione, sempre propositiva e, soprattutto, autogestita.
Ed è proprio quest’ultimo fattore che ho citato a rendere la militanza politica che ho intrapreso e continuo ad intraprendere non una semplice passione ma le sole ed uniche mani che possono costruire una delle colonne portanti della persona che sono e che voglio diventare.
Lunga vita agli spazi occupati.
“Ed è solo amore se amore sai dare” (cit.)

Amerigo, Liceo Agnesi

Profilo Fb della Rete Studenti Milano

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