La Lega va in frantumi?

Per la rubrica Antifascismo e dintorni di Milanoin Movimento abbiamo chiesto al Prof. Roberto Biorcio, che insegna Scienza Politica all’Universitià Milano Bicocca e che da anni studia il movimento leghista, uno sguardo su quello che è il mondo della Lega Nord che, da quando, insomma, è cominciata l’era Monti sta vivendo un periodo di particolare passione; almeno a vedere quello che leggiamo sui giornali o che abbiamo osservato durante la manifestazione nazionale di Milano di domenica 22 Gennaio 2012.

 Qui di seguito una trascrizione dell’intervista

di Elia_MiM

MiM: Con l’Era-Monti è un mondo leghista che deve adattarsi ad una fase nuova? Un tuo commento su questo per cominciare.

R. Biorcio: Diciamo che abbiamo visto una presenza di piazza di un certo rilievo e, in questo senso, la collocazione nuova rispetto al governo cioè di essere una delle pochissime, se non l’unica opposizione in Parlmento, offre alla Lega delle possibilità di rilanciare il consenso. La cosa che si è vista in piazza ma che certamente si è vista anche nelle discussioni e nelle dispute dei giorni precedenti, è che la Lega, in una fase in cui appunto potrebbe essere favorevole per la sua iniziativa politica, si porta ancora dietro tutti i problemi che ha accomulato durante gli anni dei governi Berlusconi: quando cioè ha scambiato un appoggio quasi senza condizioni, non tanto per avere qualche concessione sul federalismo, ma soprattutto per avere un accesso a diversi posti di potere. Soprattutto nel Nord: due regioni, parecchi sindaci, amministrazioni comunali ecc ecc
Ora questo scambio che è avvenuto a partire dal 2000, quando si sono rimessi insieme Bossi e Berlusconi, è stato gestito con grande convinzione, come dire, da Bossi medesimo e dal suo entourage, ma ha generato delle tensioni tra elettorato, attivisti-militanti e la leadership leghista.
Queste tensioni, vistesi l’anno scorso a Pontida, quando per la prima volta sono emersi forti segni di dissenso, (ricorderete sia i fischi che i cartelli “Maroni Premier”): in qualche modo era venuto già fuori, ma all’epoca esisteva ancora il governo Berlusconi.
E quindi questo dissenso della base e lo stesso Maroni che di per sè non è una delle persone più incline alle lotte di piazza, in qualche modo si è posizionato e si è offerto come possibile portavoce di questo malumore e ha costruito la sua linea, che in qualche modo è chiamata “linea degli onesti” ma che raccoglie un discreto consenso tra gli amministratori, molti militanti e, diciamo, anche una parte della base.
E, adesso che la Lega è all’opposizione, c’è la tentazione di lasciar solo Berlusconi!
Questa cosa, come sapete, poi ha avuto un momento critico con la vicenda Cosentino, in cui è tornato l’antico asse Bossi-Berlusconi, e il leader leghista ha operato per, in qualche modo, aiutare l’alleato storico con l’idea di continuare, anche dall’opposizione, un sostegno a Berlusconi che gli consenta di mantenere certe posizioni di potere nell’ambito di diverse amministrazioni.
In questo contesto le tensioni che ci sono state, come per esempio il divieto dato a Maroni di parlare ha generato una sollevazione, in qualche modo, di molti settori di base e così via; questo è stato il pregresso della manifestazione di Milano, in cui si è data una relativa apparenza di unità.
Anche se, come tutti credo abbiano visto, non sono mancati anche segni di dissenso.
Quindi in sostanza il dissenso nasce, sintetizzando, dalle difficoltà che aveva la Lega Nord di gestire la fase di governo con Berlusconi che generava molto malcontento.
Maroni se n’è fatto portavoce, proponendo una linea più autonoma da Berlusconi e dall’intero Centro-Destra.
In questo contesto evidentemente le tensioni che ci sono state hanno indotto Bossi a trovare una sorta di compromesso: la linea di Bossi, come si è visto anche nella manifestazione del 22, è di mantenere questo patto molto fermo con Berlusconi sulle scelte fondamentali ma bilanciandolo con qualche sparata estremistica sulla secessione o con dei gesti provocatori sul tricolore, per esempio, da dare in pasto ai militanti più duri.
Gesti simbolici, sempre legati alla secessione.
Maroni è meno esponibile, come dire, a questi gesti e si è fatto portavoce di un legame diverso con la base, non è plateale o provocatoira ma rivendica maggiore autonomia.
Nella manifestazione di Milano Bossi ha gestito un po’ le situazione ma queste cose comunque si sono viste! Un malessere non superato, che poi si traduce in ultimatum a Berlusconi, esattamente, come vi ricorderete, aveva fatto a Pontida: ha perfino fatto balenare l’idea che tradirebbe il sostegno a Formigoni in Lombardia e così via. Dei gesti che sembrano affermare autonomia ma che, in realtà, non voglioni assolutamente rompere la coalizione, anche per paura di perdere posti di potere, di essere isolato o altre ragioni simili.
Sono un po’ queste le due facce della situazione tra virgolette, che sono comparse in scena, che sono se volete la faccia della base e quella di un Bossi, leader spregiudicato ma comunque convinto di mantere un rapporti di ferro con Berlusconi, perchè, anche in modo molto semplicistico, con questa legge elettorale, anche perdendo le elezioni potrebbero controllare gli eletti dei loro partiti e quindi garantire il consolidamento di un certo tipo di leadership e di gestione.
Su questa cosa ovviamente Maroni e una parte della Lega Nord, come abbiamo detto non sono concordi e vorrebbero un cambiamento, adesso poi pare che abbiano trovato un compromesso sul fare i congressi, cioè non può essere solo Bossi (con Berlusconi) a decidere i candidati, ma ci sarà più spazio per la base e per diversi livelli di dirigenti leghisti provinciali e comunali.
Restano quindi due visioni diverse su come gestire il percorso politico del prossimo futuro; anche se hanno portato in piazza tanta gente, non sono ancora riusciti però a dirimere queste questioni.

 MiM: Lei non vede, Professore, una differenziazione però anche ideologica fra le posizioni dei Maroniani e quelle di Bossi; non le sembra cioè che ci sia una Lega degli amministratori (in cui ci potremmo far rientrare anche i veneti Zaia o Tosi) che invece ha all’apparenza edulcorato alcune posizioni razziste o populiste per dimostrarsi in una fase post-Berlusconi una alternativa amministrativa possibile e presentabile, quantomeno dal punto di vista locale?

 R. Biorcio: Sembrerebbe proprio di sì, come dicevamo prima, Bossi alterna le sparate aggressive leghiste ad una politica di potere e di accordi; Maroni interpreta la base, che vorrebbe una Lega Nord più allinenate sulle sue tradizionili coordinate valoriali. Molti amministratori indubbiamente pensano anche, in un futuro così incerto, di poter correre da soli e quindi puntano ad un consenso largo e abbassano i toni provocatori.
Anche se, ovviamente, magari dove si propone di fare una moschea, viene fuori tutto il campionario solito, magari, certo, questa volta cominciano con le raccolte di firme…
E’ vero alcuni amministratori locali si riconoscono maggiormente nella linea, più autonoma da Berlusconi, di Maroni, ma la loro idea è sempre quella di una gestione del territorio che possa parlare a più persone di diverse appartenenze politiche o di diverse appartenenze sociali.
La linea Maroni, attenzione quindi, tiene insieme sia amministratori più pragmatici ma anche militanti che vogliono portare avanti i loro originali obiettivi senza troppi compromessi, senza vincolarsi troppo.

 MiM: Vede anche una balcanizzazione per aree geografiche nella Lega? Si è parlato con molta enfasi dello scontro tra bossiani e maroniani nella provincia di Varese, o di come il consenso di Calderoli sia radicatissimo nelle valli bergamasche o di come il Veneto di Tosi e Zaia venga dato quasi per perso dalla dirigenza leghista centrale, rispetto invece al Piemonte di Cota. Lei ci crede un po’ a queste micro regioni all’interno della Lega e della loro Padania oppure no?

 R. Biorcio: Questo non è una cosa nuova per la Lega. Pur essendo un partito federalista, dove cioè i congressi federali sono regionali, in realtà hanno sempre tentato di tenere sotto controllo le differenziazioni tra i gruppi dirigenti locali nuovi che si affermavano, questo storicamente. Negli ultimi cinque-sei anni un po’ meno; ma quando emergevano altri leader ( come Comencini in Veneto o altri in Piemonte) che potevano dare ombra alla leadership di Bossi, venivano quasi sempre eliminati o allontanati.
Differenziazioni tra gruppi di diverse estrazioni geografiche ci sono sempre state, anche se la Lega è sempre riuscita a stare unita, in questo ha sempre giocato il ruolo di Bossi, che cambiava o sostituita gli organismi locali. Da cinque-sei anni è diverso proprio perchè Bossi è stato male e quindi ha avuto un polso molto meno forte nelle cose della Lega e si è creato più spazio e più autonomia per altri.
Quindi direi che questo tipo di fenomano risale già al 2005-2006, ben prima delle tensioni di oggi; infatti da allora se notate hanno assunto spazio pubblicamente, anche sui media, una serie di figure nuove; Maroni ha solo alargato questa tendenza dando spazio a gruppi locali, tirando la volata a personaggi come Tosi, per esempio, ma era una tendenza già precente, ribadisco.
Ora questo si vede di più, perchè c’è scontro tra queste anime e quindi emerge di più anche una certa periferia della Lega, ma questo avviene anche in altri partiti, pensiamo al PD.
E’ evidente che leader locali, provinciali o comunali sentano che c’è spazio per il loro protagonismo, anche se, credo nessuno pensa ancora di staccarsi e di fare la propria Lega; per ora ne guadagnano solo in autonomia.
Infatti l’azione di Bossi contro Maroni è stata bloccata da una serie di leader locali che in un modo o nell’altro si sono attivati per far capire che non avrebbero accettato questa cosa. Io penso che comunque questa fase sarà difficile da gestire da Bossi stesso ma anche da Maroni nella misura in cui pensa di acquistare un ruolo centrale o rimpiange una Lega compatta come quella fino al 2004-2005.
In un futuro forse riuscianno a gestire una forma di coordinamente, infatti nelle riunioni sui congressi adesso dovrebbero partecipare anche esponenti ritenuti prima assolutamente secondari; troveranno dei compromessi e forse è già una Lega un po’ cambiata in questo senso…
Se poi andrà avanti ancora più forte lo scontro tra l’ala di Maroni e l’ala del Cerchio Magico, questo aumenterà ancora di più il peso dei gruppi e delle cordate locali.

 MiM: La Lega Nord a livello europeo, per quanto riguarda le classificazioni politologiche, viene spesso definita un partito pienamente di destra radicale, soprattutto per le sue posizioni violentemente xenofobe. Questa condanna è sempre stata molto lieve in Italia, anche grazie al fatto che, con l’alleanza con Berlusconi, è stata un partito di governo per diversi anni. Non c’è quindi mai stato un cordone sanitario democratico in questo Paese verso il partito di Bossi. Adesso Lei crede che, con questa nuova fase politic , questa Lega Nord dei Maroni, dei Tosi e degli amministratori possa riciclarsi in una nuova veste che non abbia questa nomea di partito razzista?

 R. Biorcio: Mah diciamo che, tornando indietro, già nel 1994, alla caduta del primo Governo Berlusconi ci fu un accordo con la Lega per sostenere Dini e già lì c’era stata una legittimazione politica!
Questa è stata, in qualche modo, una legittimazione indiretta anche per le sue posizioni razziste e, negli anni di governo, sia i gesti fatti da Maroni, come ministro degli interni, che le misure prodotte contro l’immigrazione ( in qualche modo messe in discussione a volte anche dalla magistratura) e tutto l’attivismo di molti sindaci sul territorio, ha fatto sì che la Lega si aggiudicasse una patente di diga contro l’immigrazione. Questa cosa non credo la perderà.
Anche gli amministratori locali, tra virgolette più moderati, comunque su questo terreno sono abbastanza netti.
Naturalmente quando si gestisce un comune un conto sono fatti anche simbolici un conto sono iniziative più concrete, come non dare il buono pasto ai bambini nelle scuole perchè poi interviene la magistratura quindi diciamo ci sono cose più spesso proclamate che non azioni effettive. Apparte naturalmente i provvedimenti legislativi nazionali, intendiamoci.
Non credo la Lega perderà questo tipo di caratterizzazione, certamente lo può gestire in chiave più ideologizzata, come fanno molti partiti populisti europei, oppure in chiave di interpretare il punto di vista comune della gente. Per esempio quando si fanno campagne contro le moschee c’è gente che raccoglie firme non presentandola come campagna xenofoba ma in quanto portavoce di un “senso comune diffuso” e, come già successe in passato, quando ci sono state manifestazioni più violente come quelle di Borghezio, a livello di posizionamento staranno attenti. Soprattutto perchè, anche se per diversi anni il tema dell’immigrazione è stato fruttuoso a livello elettorale, oggi si rendono conto che la gente ha altri problemi ( posti di lavoro, pensioni, la crisi…) e quindi probabilmnete manterranno il tema sull’immigrazione ma aumenterà, penso, il peso di tematiche più di tipo economico. E comunque proveranno sicuramente a gestirle dicendo di interpretare il “senso comune della gente”, un po’ come ha fatto il leader dell’UDC ( che attualemente è il più votato in svizzera) che comunque è riuscito a fare il referendum sulle moschee.
Questo tipo di questioni resterà un tema importante, quindi, per la Lega Nord del futuro anche se ne cambiasse la leadership e risultasse più allineata con la linee delle amministrazioni locali.

 MiM: Una ultima domanda: in una chiccherata che facemmo in primavera al Centro Sociale ZAM, Lei ci spiegò quanto avesse inciso lo spaesamento dell’elettorato leghista nell’elezione di Pisapia (quanto non avessero digerito la candidatura della Moratti…). Vede una nuova strategia anche della Lega Nord milanese?

 R. Biorcio: Mi sembrano che siano in una fase di transizione. Hanno avuto difficoltà a sostenere la Moratti, visto il diffuso malcontento per come la Moratti gestiva la città, in parallelo col malcontento leghista di governo su come Berlusconi gestiva le cose! La sconfitta elettorale, pure dolorosa, ha offerto alla Lega la possibilità di posizionarsi all’opposizione anche nel locale e quindi su vari temi ( dall’areaC all’aumento dei prezzi del Tram) su qualunque cosa, cerca di attivare la mobilitazione, riattivando anche sinergie con esponenti del PDL. Tatticamente si è riposizionata e si aspetta di gestire tutti i possibili punti di malcontento rispetto alle scelte delle Giunta Pisapia; indubbiamente si attiverà sulla proposta di dare la possibilità di costruire nuovi luoghi di culto islamici: forse quindi la sconfitta elettorale le ha semplificato la vita…
Ma non mi risulta che adesso abbia nuovo consenso, sicuramente ha più possibilità di parola di quando c’erano la Moratti e Berlusconi. Magari potrà avere più sostegno a livello di iniziative di base, attualmente però mi sembra ancora un po’ segnata in negativo dall’esperienza Moratti e non è così semplice riciclarsi all’opposizione dopo essere stati per tanti anni un governo insoddisfacente. Giocherà sulle discussioni che sorgerenno sull’operato dell’amministrazione comunale e proverà a cavalcare ogni potenziale malcontento, ma è troppo presto per dirlo e dipenderà molto dalle scelte di Pisapia.

NDR: FOTO TRATTA DAL SITO www.dailyblog.it

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