Intervista a uno degli operai della Dielle_Prosegue la lotta fuori dai cancelli

italia e africa

Intervista con Bern, operaio in lotta della Dielle di Cassina De’ Pecchi, un’azienda di riciclo  di materiale plastico con condizioni di lavoro durissime.
I lavoratori operano a contatto con acidi e plastiche sviluppando malattie.
All’interno dell’azienda un lavoratore ha già perso la vita.
Le norme di sicurezza non vengono rispettate e recentemente una nuova cooperativa è entrata a gestire il lavoro. I lavoratori della Dielle sono tutti africani, provenienti per lo più dal Burkina Faso, dal Mali, dalla Costa d’Avorio, dal Nord Africa e la loro protesta densa di rabbia è stata espressa in questi giorni anche con canti e balli di protesta.

Bern, mi vuoi raccontare la vosta lotta?

“Stiamo lottando per ottenere condizioni contrattuali non solo migliori, ma dignitose. Lavoriamo in media 160/180 ore al mese in condizioni di sicurezza e di salute pessime e guadagnando una media di 700 euro al mese, quando va bene. Inoltre, abbiamo firmato tutti lo stesso tipo di contratto ma l’azienda paga e fa lavorare ognuno di noi in modi differenti . Gli operai dell’azienda sono in tutto 80, venti lavorano negli uffici e in 55  stiamo presidiando l’azienda da fuori in sciopero e con un presidio allestito ai cancelli. Solo in cinque non hanno aderito e al momento continuano a lavorare.”

Da quanti giorni siete in presidio?

“Dunque, siamo in presidio da 8 giorni, esattamente da domenica scorsa. Abbiamo ricevuto anche la visita della celere che è arrivata nei giorni di venerdì e oggi che è lunedì decisamente in forze: 8 camionette, 2 jeep, la municipale e la Digos . Sono stati molto provocatori ma noi abbiamo scelto come linea di condotta quella di non reagire.”

Bern, vedo che in questo momento l’azienda è in funzione. Chi sono gli operai dentro che lavorano al vostro posto e cosa ne pensi?

“Si, sono tre giorni che tentano di portare dentro altri lavoratori e oggi ci sono riusciti nonostante i nostri picchetti. Mi sono sembrati tutti lavoratori asiatici, del Pakistan credo. Non siamo riusciti ad avere contatti con loro, vengono scortati fin dentro l’azienda e portati fuori in pulmini. Siamo arrabbiati, certo, ma sappiamo che la nostra controparte sono prima di tutto i datori di lavoro e la cooperativa.”

Siete tutti iscritti al sindacato? Di quale si tratta?

” Sì, il nostro sindacato è Si.Cobas, ma ci tengo a dire che in questa settimana di lotta abbiamo ricevuto solidarietà da molte parti e questo ci ha fatto molto piacere, ci siamo sentiti meno soli. In questi giorni è in corso una trattativa che viene rimandata continuamente, anche domani alle undici è previsto un incontro con l’azienda e speriamo che questa sia la volta buona, anche se siamo molto preoccupati che sia un altro incontro che va a vuoto come gli altri.”

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