Sciopero nazionale all’Ikea

11698421_10153457252632964_2499744055268266729_nSabato 6 Luglio, per la prima volta nella storia, ci sarà uno sciopero nazionale di tutti i dipendenti Ikea sull’intero territorio nazionale.

I lavoratori Ikea sono circa 6.000 e sono distribuiti su 21 punti vendita.

L’oggetto del contendere è il contratto integrativo aziendale.
L’integrativo è quel contratto che viene generalmente stipulato nella grandi aziende e va ad affiancarsi al contratto nazionale.

Ikea nelle trattative sindacali ha chiesto maggiore flessibilità sui turni, la riduzione delle maggiorazioni per il lavoro domenicale e la trasformazione del premio aziendale da elemento fisso a variabile.
Richieste ritenute inaccettabili dai sindacati confederali.

In un periodo di crisi Ikea si uniforma all’andamento generale del mondo del commercio che vede forti richieste di flessibilità (per esempio le famose ore in più non più pagate come straordinario, ma da recuperare nel corso dell’anno) e una generale diminuzione della garanzie.

Uno dei “dogmi” neoliberisti delle politiche di austerità è la messa in discussione della contrattazione nazionale a livello europeo (oltre alla libertà di licenziamento) poiché questa viene considerata portatrice di eccessive “rigidità”.
L’accento, spesso e volentieri, viene messo sulla contrattazione decentrata e territoriale.
Se queste però sono le avvisaglie di un furuto fatto di contrattazione localizzata, sicuramente gli scenari che si aprono
non sono buoni.

L’azienda sostiene che in un periodo di crisi la decisione di non chiudere punti vendita deve essere considerata una prova della sua buona volontà. Per chi partecipa ai tavoli delle trattative sindacali questo è diventato una sorta di “mantra” delle grandi aziende quando chiedono grossi sacrifici come forti contratti di solidarietà o riduzioni di garanzie e diritti.

Già lo scorso mese si era scolto uno sciopero dislocato in vari punti del territorio italiano.
Vedremo come si svilupperà la mobilitazione nazionale.

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