Lettera aperta alle studentesse e agli studenti dell’Università Statale di Milano e al Magnifico Rettore

Abbiamo deciso di rispondere alla lettera aperta scritta dal Rettore per spiegare quella che è la nostra versione di ciò che è avvenuto prima e durante la Festa senza Perdono di Halloween.
Come ogni anno ci siamo preparati con settimane di anticipo per offrire a tutti gli studenti della Statale la tradizionale festa che circa una volta a semestre si svolge nell’Ateneo. Lo organizziamo da sei anni – quarta volta sotto il Rettorato di Franzini – senza ostacoli o rimostranze. L’evento è particolarmente amato e atteso da coloro che frequentano l’Università, come dimostrato dalla larghissima partecipazione di migliaia di studenti e studentesse. È uno straordinario momento di condivisione in cui gli studenti vivono lo spazio universitario in un modo diverso, come un luogo di socialità aperto a tutti, in cui sentirsi veramente parte di una comunità universitaria normalmente disarticolata e atomistica. Una comunità concreta, palpabile e viva, che si crea in questi frangenti, che si dà nel vivere assieme lo spazio pubblico dell’Università. A quale comunità si riferisce, invece, il Magnifico Rettore? Una comunità astratta e forzatamente giustapposta, a cui si ricorre solo per necessità strumentale, e di cui, soprattutto, non riconosciamo l’esistenza.

Quest’anno la dirigenza ha deciso che momenti come questo non dovessero più svolgersi e ha provato a chiudere in anticipo l’Ateneo. Noi non lo abbiamo permesso, non ci siamo rassegnati alla possibilità che si potessero serrare le porte dell’Università agli studenti che ne reclamavano l’utilizzo, oltretutto danneggiando la didattica facendo saltare alcune lezioni. Siamo rimasti nell’edificio pacificamente e abbiamo montato l’occorrente per la festa; non abbiamo ceduto alle minacce del Rettore che si è presentato dopo qualche ora richiedendo aiuto da parte della Questura…proprio quel Franzini del “con me mai più polizia in università!”.

Vorremmo ora rispondere alle varie critiche mosse direttamente dal Magnifico Rettore, la prima è quella più banale e riguarda lo stato dell’Università dopo la festa. Ebbene, come sa chi partecipa all’evento, circoscriviamo sempre lo spazio di modo che sia molto limitato rispetto alla totalità dell’Ateneo e non riguardi minimamente la parte storica e artistica, di cui riconosciamo l’importanza. Abbiamo parzialmente ripulito la sala come nelle altre occasioni, cioè raggruppando più possibile i rifiuti e attendendo l’arrivo dell’impresa di pulizie, in quanto per ripulire completamente occorrono macchinari. Il costo della pulizia di una zona così ridotta non va a ledere minimamente quello che è il bilancio di un’università con sessantamila iscritti, a maggior ragione per un evento studentesco. Non è stato rotto assolutamente nulla e non vi sono stati incidenti di sorta. Tutto questo grazie al servizio d’ordine predisposto dagli stessi studenti, che hanno tutelato gli spazi e le persone, impedendo danneggiamenti alle strutture, spaccio o condotte moleste ai danni dei partecipanti.

Il contributo all’ingresso è stato bassissimo e non obbligatorio poiché, come sempre, è stato fatto entrare anche chi non potesse darlo. Esso serve a pagare le spese organizzative e costituisce un benefit per il collettivo, fare politica e cultura dal basso purtroppo ha i suoi costi. Il collettivo organizza da anni eventi politici e culturali animando un’Università sempre più grigia. Nessuno di coloro che ha organizzato la festa ha guadagnato un solo centesimo, la facciamo assumendoci anche i rischi connessi (in questo caso anche le responsabilità legali) solo perché crediamo fermamente in quello che facciamo.

Ci dispiace che il lavoro e la dedizione di tanti studenti venga criminalizzato senza alcun fondamento, come fossero dei delinquenti che vogliono unicamente lucrare sullo spazio universitario. Pensiamo, però, che la vera risposta a tutto questo siano le migliaia di ragazzi che hanno attraversato la sede di Festa del Perdono, riempiendo completamente anche lo spazio antistante, a riprova di quanto gli studenti della Statale sentano questa festa come la propria festa. E’ questo che ci fa capire che quello che facciamo ha davvero valore, al di là di critiche basate su una “legalità” del tutto formale e repressiva di fronte alle esigenze e all’impegno di tanti studenti.

Rivendichiamo con forza la necessità di aprire spazi di socialità alternativi e trasversali, che escano dalle logiche di mercificazione a cui ormai sottostà anche l’Università. Un Ateneo che è giornalmente luogo di eventi privati chiusi e che si barrica quando invece sono gli studenti a organizzare qualcosa di aperto. Non siamo esterni ma iscritti alla Statale, a differenza di chi affitta gli spazi occupando anche per settimane intere aree dell’Università, come ad esempio Fuorisalone e altre manifestazioni, che danneggiano gli spazi universitari in maniera assai peggiore della nostra Festa e i cui proventi ricavati dall’affitto degli spazi sono destinati a finalità ignote agli studenti iscritti. Eventi che hanno ospitato aziende sul cui operato materiale e morale ci sarebbe molto da discutere, ma su cui il Rettore non ha mai avuto da dire. Vorremmo comunicati più assidui sui tagli che l’Università italiana ha subito negli ultimi anni, invece che strumentalizzare una festa autorganizzata dai proprio studenti.

Riteniamo che l’offrire una serata accessibile a tutti, indipendentemente dalle loro possibilità economiche, abbia un grosso valore politico, specialmente in una metropoli economicamente escludente come quella in cui viviamo. L’Università è degli studenti e per gli studenti, che la reclamano come spazio proprio, in cui non soltanto formarsi ma anche creare relazioni. Non cediamo alla repressione e continueremo con impegno il nostro lavoro in università.

LUMe – Laboratorio Universitario MEtropolitano

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