Manzoni occupato – Il comunicato finale
Riprendiamo il comunicato delle studentesse e degli studenti del liceo classico Manzoni che raccontano l’occupazione della scuola e dettagliano le motivazioni della mobilitazione.
Noi studenti del Manzoni, in seguito ai fatti degli ultimi giorni, vogliamo dare chiarimenti riguardo ai motivi, alle modalità ed agli obiettivi dell’occupazione di quest’anno.
Già l’anno scorso, come scuola, avevamo deciso di occupare per portare un’attenzione più viva alle nostre esigenze. Problemi come l’assenza di continuità didattica, la mancata trasparenza degli organi collegiali, la scarsa disponibilità al confronto da parte della dirigenza e la sovrappopolazione scolastica erano diventati insostenibili. In più sentivamo le modalità di svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro lontane dall’essere adatte alla nostra idea di crescita didattica. Durante le giornate di occupazione abbiamo redatto tre documenti inerenti a critiche all’amministrazione, proposte per migliorare la situazione scolastica questioni sullo svolgimento dell’alternanza nel nostro liceo.In seguito alla nostra richiesta la preside si è presentata in assemblea per discutere i documenti. Alcune delle proposte sono state accettate sul posto, altre rimandate per motivi di competenza e altre ancora rifiutate per motivazioni di vario tipo. Inoltre, per assicurare il dialogo futuro, sono state create quattro commissioni composte sia da studenti sia da docenti riguardo il miglioramento scolastico, l’impiego dell’organico di potenziamento, l’alternanza scuola-lavoro ed il rapporto studenti-docenti.
Quest’anno abbiamo riscontrato una significativa mancanza di dialogo che si manifesta tuttora in una dinamica ormai ricorrente.
Per noi ne è stato un chiaro esempio la commissione studenti-docenti: presentata come luogo di dialogo per favorire la risoluzione dei problemi che intercorrevano tra le due parti, si è rivelata poi costretta solo a questioni didattiche relative all’organizzazione di un’eventuale cogestione. Al culmine dei lavori la commissione è stata sciolta semplicemente perché, dopo la giornata di prova cogestita, il Comitato Studentesco ha deliberato di non voler organizzare una cogestione nell’immediato futuro.Emblematico è il caso di mancata presa in considerazione della proposta ufficiale di rivedere il format degli esami di riparazione, portata avanti da tutti gli studenti, di tutte le liste, in Consiglio d’Istituto. La presidenza non ha poi portato la proposta in Collegio Docenti, nonostante così fosse stato assicurato.
Da ciò sembra emergere un latente disinteresse a discutere delle nostre esigenze qualora essre risultino troppo impegnative o “scomode”.
La commissione di miglioramento scolastico, propostaci come luogo di discussione del documento “miglioramento”, si è rivelata non essere un luogo adatto allo scambio di opinioni tra studenti e docenti. Si presuppone che ciò sia dovuto ad un malinteso in buona fede. Le riunioni, infatti, hanno il fine di far migliorare a lungo termine i voti di maturità incidendo sulla posizione della scuola, mentre la nostra idea era più che altro di lavorare sull’ambiente umano, che avrebbe riscontrato poi senza dubbio anche un riscontro positivo sulle medie scolastiche degli studenti. Inoltre, quando questa commissione viene convocata, i nostri rappresentanti addirittura spesso non vengono chiamati, ma vengono a scoprire delle riunioni tramite circolare indirizzate ai soli docenti (vedi circolare 274/17).
Infine, per quanto riguarda la commissione sull’organico di potenziamento, questa ha avuto solo due incontri in oltre 10 mesi, evidenziandone l’inutilità.Inoltre, nel corso del tempo si è rivelato inaccettabile l’atteggiamento che la preside ha assunto nei confronti del lavoro politico svolto durante l’occupazione dell’anno scorso. Infatti ha dimostrato di non dare ad esso il benché minimo valore, non solo ignorando gran parte delle istante che avevamo portato alla sua attenzione, ma anche diffamando l’impegno messo da tutti gli studenti. Tra ottobre e novembre sono stati convocati i rappresentanti dei genitori delle classi prime per parlare loro dell’occupazione, che è stata dipinta come un momento di svago fine a se stesso, nella quale i ragazzi non fanno altro che bere e fumare. In aggiunta, le giornate di occupazione sono state descritte che un momento in cui gli studenti più grandi “iniziano” quelli più piccoli e li spingono al consumo di alcool e droga.
Siamo oltretutto sconcertati da come certi problemi comportamentali di alcuni studenti siano stati affrontati quest’autunno con assoluta mancanza di sensibilità alle loro questioni personali e talvolta anche con un atteggiamento decisamente minatorio. Minacce di sospensioni e bocciature non dovrebbero rientrare nella quotidianità di un educatore, e anzi denotano un atteggiamento superficiale e repressivo.Per queste ragioni abbiamo deciso di intraprendere una protesta e martedì 9 gennaio siamo entrati a scuola prima delle lezioni. Abbiamo indetto un’assemblea plenaria per discutere della situazione a scuola. A seguito di un lungo dibattito, la posizione emersa dagli studenti è stata quella di occupare la scuola per dimostrare il nostro dissenso. Tramite una votazione, non normata ma assolutamente democratica, intorno alle ore 11 abbiamo quindi dichiarato la scuola occupata.
Dopo quest’assemblea e nei giorni successivi abbiamo organizzato laboratori di didattica alternativa incentrata su temi d’attualità e di cultura accompagnati da collettivi di analisi approfondita della situazione scolastica. Lasciando andare i professori alle proprie postazioni di lavoro qualora lo avessero desiderato, abbiamo invece agli studenti impedito di salire a lezione. Questo perché crediamo profondamente che la decisione di occupare sia stata presa democraticamente in assemblea e in quanto decisione democratica non dovrebbe venire delegittimata da una minoranza che, pur avendo preso parte alla sopracitata votazione, ne sovradetermini una decisione presa insieme ai propri stessi compagni.Vorremmo anche ricordare una sentenza della Corte di Cassazione, datata 30 marzo 2000, che recita: “L’edificio scolastico, pur appartenendo allo Stato, non costituisce una realtà estranea agli studenti, che non sono dei semplici frequentatori, ma soggetti attivi nella comunità scolastica e pertanto non si ritiene che sia configurato un loro limitato diritto di accesso all’edificio scolastico nelle sole ore in cui è prevista l’attività scolastica in senso stretto”.
Per difendere l’autonomia e la decisione democratica noi studenti abbiamo organizzato dei picchetti al fine di impedire lo svolgimento delle lezioni. Obiettivo primo di tale azione non è imporre con violenza una scelta non universalmente condivisa, bensì esortare anche la minoranza contraria a rispettare il voto dell’assemblea.
Noi non abbiamo certo la presunzione di poter risolvere tutti i problemi della nostra scuola, ma abbiamo il diritto ed il dovere di interessarci, discutere e non lasciare che altri prendano posizione per noi e per la nostra scuola.
Milano, 16/01/17,
Gli studenti del Liceo Classico Manzoni
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