Scuola e cultura nelle città post Covid – La Azzolina diserta, studenti e precari no!

La Ministra Azzolina diserta un incontro sulla scuola e la città nella fase post Covid. Studenti e precari no.

La scuola è uno degli ambiti in cui l’emergenza Covid ha prodotto maggiori sfaceli.

Sia in termini di difficoltà per i lavoratori che di peso del lockdown scaricato completamente sulle spalle delle famiglie.

In aggiunta a ciò, lo stesso mondo studentesco è stato un po’ abbandonato a se stesso e non è sicuramente bastato il contentino della maturità 2020 a dare respiro alle necessità degli studenti.

Non è quindi un caso che il mondo dell’istruzione sia uno di quelli maggiormente attraversati dalle mobilitazioni non appena terminata la fase 1 dell’emergenza Coronavirus.

E’ evidente che in sede ministeriale le idee sono ancora molto confuse su come ripartire.

Questo sta avendo delle ricadute non solo su studenti (e famiglie), ma anche sui lavoratori e le lavoratrici, spesso precari che faticano per portare avanti la baracca.

In queste settimane abbiamo visto quindi le mobilitazioni in tante piazze lanciate da Priorità alla scuola e il costante protagonismo dei precari della scuola autoconvocati.

Oggi, alla Triennale di Milano, era previsto l’incontro l’incontro “Scuola e cultura nelle città post Covid” alla presenza della Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e di quella alle Pari Opportunità e Famiglia Elena Bonetti.

Un consistente gruppo di studenti e precari si è presentato all’incontro per far sentire la propria voce. La Ministra invece, non si è presentata.

Siamo sicuri che questo autunno avrà occasione di sentire nuovamente la voce del mondo della scuola!

Questo il comunicato:

A SCUOLA COME IN FABBRICA? NO GRAZIE! SALUTE, DIRITTI E SICUREZZA PER TUTT*!

Siamo gli studenti è i professori che in questi mesi di pandemia sono stati dimenticati, abbandonati e considerati invisibili. Vogliamo che la scuola pubblica torni al centro del dibattiti e delle priorità in questo paese; per questo ora vogliamo essere noi a prendere la parola.

Negli ultimi mesi, mentre imprenditori e politici si affannavano per far riaprire le fabbriche il prima possibile, la scuola e l’istruzione pubblica sono rimaste clamorosamente ignorate.
Dal 24 febbraio le scuole della Lombardia e di Milano sono chiuse. In questi mesi un minore su dieci minori è rimasto escluso dal sistema scolastico perché non aveva gli strumenti tecnologici ed economici per accedere alla didattica a distanza, molti altri hanno avuto problemi e disagi ad accedervi.
Il governo con il “Decreto Rilancio” ha stanziato poco più di 1 miliardo di euro per la riorganizzazione della scuola per l’autunno: una cifra del tutto insufficiente infatti secondo alcune stime l’investimento minimo per far ripartire la scuola in sicurezza dovrebbe essere almeno quattro volte superiore.
Così gli studenti, i professori e il personale si ritroveranno presto a dover tornare a scuola ammassati nelle aule italiane senza nessuna misura di sicurezza strutturale. In Italia un terzo delle quali possono contenere al massimo 10 persone contemporaneamente con le attuale misure di distanziamento per il Covid19.

La scuola è all’anno zero: può scegliere se finire di decadere del tutto o rinnovarsi. In questo contesto il ministro Azzolina continua ad adattare le vecchie politiche scolastiche, fatte di liberalizzazione e privatizzazione del servizio pubblico (come fatto per la sanità) col rischio di consegnare alle nuove generazioni quel senso di precarietà e instabilità che potrà solo essere da palestra alla condizione che troveranno nella realtà del mondo lavorativo.
Noi docenti e studenti invece immaginiamo un nuovo orizzonte di scuola, con edifici sicuri e classi poco numerose che consentano finalmente una reale personalizzazione educativa ed un ambiente di apprendimento inclusivo e sicuro che passa attraverso l’aumento dell’organico e la stabilizzazione del personale precario. Condizioni imprescindibili per garantire salute, diritti e sicurezza per tutti.

L’inadeguatezza strutturale odierna ci preclude tutto questo: ad oggi all’interno della classe politica si fa solo tanta confusione sugli spazi e sulla tipologia di didattica da impostare.
Non c’è futuro per la scuola, senza la scuola del futuro

Non possiamo accettare che le scuole italiane vengano gestite come sono state gestite le fabbriche in questi mesi. Vogliamo una scuola pubblica, sicura e che garantisca diritti e dignità a tutte le sue componenti. Per questo siamo qui oggi e siamo pronti a tornare in piazza nell’autunno che verrà!

Studenti Tsunami
Coordinamento precari della scuola autoconvocati

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