Val di Susa, storie di ordinario massacro all’italiana
Il clima di Luglio deve far particolarmente bene alle nostre Forze dell’Ordine, probabilmente tentano sempre di rinverdire i fasti dei massacri del G8 di Genova di 12 anni fa…
Mentre emergono i contorni squallidi ed imbarazzanti del rimpatrio della moglie e della figlioletta del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov in uno scenario fatto di ignavia e servilismo molto simili a quelli legati al famoso caso della Ruby “nipote di Mubarak” (atteggiamenti consueti, del resto, per centinaia di rimpatri forzati che si fanno ogni giorno dai CIE e che non fanno notizia), in Val di Susa, nella notte del 19 Luglio, si è assistito ad una nuova pagina di abusi.
Mentre i PM della Procura di Torino, evidentemente ben istruiti dal loro mentore Caselli, da sempre nemico di qualsiasi movimento sociale, assistevano il capo della Digos Petronzi ed i suoi uomini nei servizi di ordine pubblico (avranno anche provato il brivido di sparare lacrimogeni ad altezza d’uomo?) i vari reparti si sbizzarrivano in una vera e propria caccia all’uomo notturna sui sentieri della Val Clarea uscendo dal cantiere e tentando un’operazione di accerchiamento dei manifestanti.
Del resto il cantiere della TAV è sacro, l’opera è strategica (per chi…verrebbe da chiedere) e si deve fare per dogma divino. E’ lo stesso discorso degli F35 e delle nostre inutili missioni militari all’estero. Vanno fatte. Punto. Inutile perdita di tempo sottilizzare chiedendo le motivazioni razionali di tali scelte.
Mattia, un compagno diciassettenne di Milano, che per chi lo conosce difficilmente potrebbe essere catalogato come una minaccia per la “legalità democratica” o un pericoloso black bloc è stato letteralmente massacrato (https://www.youtube.com/watch?v=kw5nuBwvPyU&hd=1).
Ma del resto, mentre i vari Repubblica e la Stampa, sempre pronti a parteggiare per le rivolte di mezzo mondo basta che non siano in Italia (vedi l’esempio clamoroso di Gezi Park ad Istanbul) glorificano le Forze dell’Ordine fregandosene dei tanto sbandierati diritti umani, noi non dimentichiamo.
Non dimentichiamo il minorenne preso a calci in faccia dal vice-capo della Digos di Genova Perugini il 21 Luglio 2001. Non dimentichiamo il massacro della Diaz, le false prove e le “ferite pregresse”. Non dimentichiamo le torture di Bolzaneto. Non dimentichiamo la selvaggia caccia all’uomo del San Paolo a Milano con i compagni ammanettati presi a calci in bocca. Non dimentichiamo l’assalto a Venaus del Dicembre 2005. Non dimentichiamo Federico, Stefano, Gabriele, Michelle, Giuseppe a tanti, tanti altri.
Un’altra allucinante testimonianza. Quella di Marta: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=NVUQ5natRj4&hd=1
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