I tagli intelligenti

L’avevano promesso: “Taglieremo le reti abusive”. Immancabilmente
quando il movimento NoTav promette poi mantiene.
L’appuntamento è alle 10:30 a Giaglione, piccolo paese vicino a Susa e
dietro la Val Clarea, zona interessata dal fortino in vista del
cantiere. Già di prima mattina si vede l’enorme forza repressiva
costruita ad arte in questa settimana dal ministro Maroni. Molte
persone che si stavano dirigendo al concentramento sono state fermate dalle
forze dell’ordine: perquisite, segnalate e filmate. Sulle statali e
sull’autostrada ingenti reparti di polizia si impegnano a controllare
che nessuno porti veramente le cesoie alle reti. Eppure
all’appuntamento arrivano migliaia di persone di tutte le età. Alla
testa del corteo le donne della val susa, armate di cesoie, che urlano
“sappiamo cucire, ma anche tagliare”. Dietro un lunghissimo serpentone
di bandiere, tamburi e slogan; l’aria è festosa, a differenza della
guerra in cui sperava qualcuno.
Lungo il sentiero, le reti che dovrebbero limitare la “zona rossa”,
dietro, i carabinieri. Cantando “mia nonna partigiana me l’ha insegnato, tagliare le reti non è reato” il corteo determinato si apre un varco e continua deciso la sua marcia.
Quando le cesoie non bastano per eliminare i blocchi, si prendono i
sentieri e si aggirano gli ostacoli. Per le 14 e 30 è tantissima la
gente che da tutte le parti sta giungendo alla baita. Le forze
dell’ordine presidiano tutte le strade sterrate da cui pensavano sarebbero
arrivati i NoTav, senza aspettarsi, in realtà,
le discese dai monti. D’altra parte, com’è possibile che chi occupa una montagna possa conoscerla come chi la vive?
Nello sgomento il corteo che si ricompatta in baita decide di fare la
cosa più inaspettata della giornata, cucina e mangia, e si rallegra di
aver penetrato la zona rossa che Maroni voleva difendere con 1700
poliziotti. La situazione che si crea è infatti un po’ paradossale..da una parte i pericolosi guerrafondai dei Notav, che mangiano, ridono, scherzano, dall’altra i poliziotti che presidiano in assetto antisommossa quello che di fatto nient’altro è che un banchetto. Si conclude la giornata poco dopo, con la gente che torna dalla strada normale accompagnata dagli sguardi di carabinieri e poliziotti. Ma la valle è anche questo. E’ resistenza passiva e attiva, è lotta fino all’ultimo, è entusiasmo, è sofferenza, è fatica. Nessuno viene distanziato da questa lotta e il coro cantato più volte “siamo tutti black block” lo dimostra.
Alberto Perino al megafono ringrazia tutti. “Abbiamo raggiunto i
nostri obiettivi, e abbiamo smentito chi ci voleva vedere combattere
con la polizia”. Insomma contenti tutti. Tutti? No, probabilmente
qualche dirigente di piazza dal naso bianco che ha trattenuto dei ragazzi
perché in possesso di pericolosissime maschere antigas, avrebbe
preferito un’altra conclusione. Ma le valli sono dei notav, ed è
sempre più chiaro che decidono loro cosa succede là.
Le facce tornando sono allegre. “Tanto” ci racconta un notav “non
potranno mettere tutta questa polizia ogni domenica. Prima o poi
gliele taglieremo quelle reti. Quelle reti sono abusive, quel fortino
è abusivo, non possiamo accettare questo nella nostra valle, oggi le
cesoie servivano a ripristinare la legalità”.

Vale e Furio

 

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