No Tav: dal 25 febbraio al 1 marzo. I VIDEO

Il 25 febbraio 2012 più di 70 mila persone manifestano  in Val di Susa per dire ‘no’ al TAV. E’ uno dei cortei in difesa del territorio più partecipati che l’Italia abbia mai visto. Un corteo eterogeneo, colorato e ricco di contenuti, che raccoglie la solidarietà di tutta Italia, e anche d’Europa, al movimento No Tav e in particolare agli arrestati del 26 gennaio.

La sera del 25 febbraio, un gruppo di manifestanti che sta rientrando a Milano, viene aggredito in stazione dalle forze dell’ordine. Il giorno dopo i media non faranno altro che parlare, a modo loro, di questo episodio, dimenticandosi completamente di dare voce alle ragioni di quel corteo.

Meno di 48 ore dopo, la mattina del 27 aprile la polizia inizia le operazioni di sgombero della Baita Clarea. Il messaggio è chiaro: non importa chi e quante persone manifestano il proprio dissenso rispetto al Tav, il cantiere deve andare avanti. Luca Abbà si arrampica su un traliccio per resistere allo sgombero, un poliziotto lo segue, lui si avvicina ai fili dell’alta tensione. Cade a terra, ma le ruspe proseguono il loro lavoro. Sordità e mutismo davanti alle richieste di dialogo. The business must go on.

Il 29 febbraio i No Tav occupano l’autostrada. Resistono per ore. La polizia allontana i giornalisti e le telecamere e partono gli attacchi sui manifestanti: lacrimogeni, idranti e manganelli. Parte un rastrellamento che culmina con il lancio di lacrimogeni nelle case della frazione di Vernetto. E’ una vera e propria “caccia ai No Tav”.

E’ il primo marzo: l’autostrada è di nuovo bloccata. Bussoleno si trasforma in un set da cui partono collegamenti in diretta con due note trasmissioni televisive. Mentre nei grandi studi si discute ancora se l’appellativo “pecorella”, rivolto da un manifestante a un carabiniere il giorno prima, possa o meno rappresentare un insulto, LibLab, insieme a MilanoInMovimento, raccoglie le testimonianze di chi la Val di Susa la vive e la difende tutti i giorni.

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