Baby Gang di nuovo in carcere con accuse dubbie, inizia lo sciopero della fame

Zakaria Muhib, in arte Baby Gang, è stato arrestato di nuovo. A tre giorni dall’uscita del suo ultimo album L’angelo del Male, il 29 aprile la Corte d’Appello di Milano ha convalidato un nuovo provvedimento di custodia cautelare. Il rapper italiano di origini marocchine nato a Lecco nel 2001, oggi si trova nel carcere di Busto Arsizio dopo che i giudici hanno deciso di revocargli gli arresti domiciliari con l’accusa di averli violati postando sui social.
Peccato che questa pagina sia gestita dal suo team e non da lui personalmente”, è stato scritto dal suo account Instagram mentre Zakaria veniva condotto dietro le sbarre, “E che tutti i contenuti qui pubblicati siano stati girati in occasione dei permessi rilasciati dagli stessi giudici che hanno ordinato il suo arresto”.
La rabbia per l’ennesima ingiustizia subita ha condotto Baby Gang a iniziare uno sciopero della fame di cui poco si parla, come sempre accade quando hanno inizio atti di protesta dentro le carceri.

Le prove presentate dalla Corte d’Appello di Milano sono delle foto tratte dal set di un videoclip del suo ultimo album, pubblicato mentre il giovane artista si trova ai domiciliari con braccialetto elettronico.
Gli scatti incriminati che hanno condotto Baby Gang in carcere sono due: una dove mostra il braccialetto elettronico (come nel videoclip della canzone In Italia 2024, con Fabri Fibra e Emma), e l’altra con oggetti di scena come pistole o pacchi d’erba finti; oggetti, questi, regolarmente affittati dall’entourage di Baby e pagati con fattura per lo svolgimento dei uno dei videoclip dell’album.
Per i giudici, le immagini pubblicate mostravano anche la violazione degli arresti domiciliari, e rappresentano la prova «del pericolo concreto ed attuale di reiterazione di reato»; questo nonostante il materiale pubblicato sia stato realizzato in sessioni di lavoro che erano state autorizzate dalla stessa Corte d’Appello che ha disposto il ritorno in carcere del giovane artista.
L’album, che anche la critica più influente considera un lavoro competitivo e di straordinaria maturazione artistica, è in cima alle classifiche musicali mainstream con milioni di ascolti. Il flow aggressivo, l’utilizzo di frasi in slang marocchino preciso di Casablanca che esclude dalla comprensione chi non è del Marocco, e l’utilizzo di stereotipi per provocare ulteriormente chi non lo apprezza, mirando tanto ai razzisti quanto ai perbenisti, hanno rappresentato migliaia di ragazzi e ragazze invisibilizzate nella società italiana attuale.

Del travagliato rapporto con la legge e i dispositivi di controllo e repressione statale, Zakaria Muhib ne parla fin dalla sua prima canzone, Street, pubblicata nel 2017 su youtube da un suo amico mentre lui si trovava in regime di detenzione minorile. Il successo lo ha travolto nonostante le continue difficoltà, tra processi e fogli di via, oltre alla quasi totalità di concerti a cui non ha potuto partecipare. La sua musica è affidata alle piattaforme online e alla produzione di dischi, e quello che rimarrà costante – nella sua scalata alle classifiche anche internazionali – sarà la sua scelta sociale e politica di cantare con fierezza delle proprie origini e delle difficoltà che ha vissuto in un paese diviso tra razzisti e perbenisti. E’ in questo dualismo, rimarcato e alimentato dalla xenofobia della destra e dalla visione assistenzialistica della sinistra, che la figura di Baby Gang spicca e sbatte in faccia una realtà differente, diventando facilmente un bersaglio per il sistema repressivo.
La sua realtà, che è quella di migliaia di giovani in Italia, è quella di un cittadino di serie b, privato dei suoi diritti alla nascita perchè originario di un altro paese; è la realtà di una delle tante famiglie immigrate a cui un lavoro solo non basta, perchè l’esclusione dal sistema di welfare sociale e l’assenza di sostegno all’inte(g)razione porta a doversi arrangiare.
E’ la vita di chi sa che le persecuzioni di Stato avvengono spesso per azioni dovute alla miseria e, per non fare la fine della vittima, le rivendica.
La sua musica, a tratti vicino al gangsta rap e a tratti totalmente nuova – dove generi diversi fanno da cornice a testi dove è più importante raccontare che stare dentro le regole del genere utilizzato – ha fatto sì che Baby Gang diventasse l’artista italiano più ascoltato in paesi come la Francia o l’Inghilterra, e che anche la sua storia giudiziaria diventasse di interesse pubblico.
Dopotutto, come può non scatenare interesse il processo a Milano in cui lui è indagato assieme a un altro artista di Nuova Generazione, Neima Ezza, per un assembramento durante il periodo del secondo lockdown in Lombardia. L’intervento della Polizia in reparti antisommossa mentre era in corso la registrazione di un videoclip musicale nel quartiere popolare di San Siro, era finito il lancio di lacrimogeni. Il processo per l’accusa di manifestazione senza preavviso e resistenza a pubblico ufficiale, sarà a settembre. Per non parlare delle accuse senza prove concrete di rapina in centro a Milano, quando già era diventato famoso (e di conseguenza, maggiormente riconoscibile) e si era sistemato economicamente.
Zakaria Muhib è nato in un periodo storico in cui il limite di sopportazione è molto basso, e le leggi ingiuste continuano a riempire le carceri di giovani.
Non c’è nulla, nemmeno il successo, che in Italia possa cancellare lo stigma di esser nato figlio di immigrati, e esser stato detenuto.
Il vissuto di Baby è difficile da digerire perché è violento, ma rappresenta tanti ragazz* che ogni giorno fanno i conti con il razzismo istituzionalizzato e l’ignoranza di una parte dell’opinione pubblica; soprattutto per questo motivo è necessario ascoltarlo, consapevoli che per uno Stato che ha bisogno continuamente di rimarcare la propria identità (cristiana, bianca, patriarcale), è più semplice additare dei criminali piuttosto che ragionare sulle cause sociali.
Oltre al fatto che si continua ad impedire a un giovane artista di potersi esprimere con la musica, tenendolo più tempo rinchiuso che in libertà.

Nassi LaRage

Per scrivere una lettera a Baby:

ZAKARIA MOUHIB
Casa circondariale Busto Arsizio
Via per Cassano Magnago, 102
21052 Busto Arsizio VA

 

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