Ancora violenze contro i/le richiedenti asilo in via Cagni
È da inizio anno che Mutuo Soccorso Milano monitora la situazione di fronte alla questura di Via Cagni, dove ogni lunedì centinaia di richiedenti asilo attendono al freddo di poter accedere ai servizi del Comune per ottenere i documenti necessari per la pratica.
Da inizio gennaio, le modalità di accesso agli uffici è cambiata varie volte e ha generato grandi disagi all’esterno della struttura, dove non sono mancati gravi episodi di violenza. Domenica 5 gennaio l’apertura delle transenne che delimitano la fila in cui i richiedenti attendono per accedere è stata anticipata alle 19, senza prendere in considerazione il fatto che la settimana scorsa alla maggior parte dei richiedenti era stato detto di presentarsi dalle quattro di mattina del lunedì, con l’apertura degli uffici prevista tra le sei e le sette di mattina.
Alle 20, dunque, il gruppo che doveva entrare era già stato selezionato e sistemato sotto i muri della questura, mentre nelle scorse settimane le transenne erano state aperte sempre attorno alle tre, quattro del lunedì mattina. Nella coda, secondo quanto riferito dall’Ufficio Immigrazione della questura in via Montebello, ci sono normalmente 150 persone, di cui 120 “selezionate secondo criteri specifici” sul posto e 30 prese invece da segnalazioni dei CAS.
A partire dalle 21, le persone sono state mosse in piccoli gruppi da sotto al muro della questura fino a una zona recintata nel parco davanti agli uffici. Una volta divise per area geografica e lingua, sono state lasciate per un’ora nel parco, in attesa di ragguagli da parte delle forze dell’ordine. Lo spostamento dei gruppi ha generato immediatamente caos e lamentele: chi era rimasto fuori dalla selezione ha provato ad avvicinarsi e ha cominciato achiedere informazioni ad amici e conoscenti dentro il cordone creato dalla polizia e delimitato dalle transenne.
Fino a mezzanotte la situazione è rimasta mediamente sotto controllo. Al subentro dei nuovi agenti, tuttavia, la polizia ha comunicato una nuova selezione delle persone in attesa nell’area adibita. Dopo ore di attesa al gelo, a diverse persone convinte di aver ottenuto l’accesso è stato comunicato di dover tornare il lunedì successivo per mancanza di posti. A quel punto, il malcontento è iniziato a salire alle stelle: il gruppo allontanato ha cominciato a chiedere spiegazioni, con toni insistenti ma pacifici.
La maggior parte degli esclusi proviene da Marocco e Egitto, sono giovani e in pochi parlano italiano. La polizia ha comunicato loro di aver raggiunto il massimo del carico che l’ufficio poteva sostenere. E qui i toni si sono fatti sempre più duri. Il gruppo escluso ha cominciato a sventolare i propri documenti in segno di protesta. C’è chi implora per avere aiuto, chi cerca di farsi spazio per provare a entrare. A questo punto sono partite le prime cariche con gli scudi da parte della polizia, poi le manganellate (accompagnate dalle risate degli agenti dietro al cordone). Un uomo è stato colpito con violenza alla gamba ed è rimasto a terra fin quando non è stato raccolto dagli stessi agenti e portato in caserma.
La situazione si è calmata solo verso le due di notte, tra urla e lacrime di quei ragazzi che chiedono solamente i documenti per poter lavorare e sistemarsi. Ancora una volta, i limiti del sistema di accoglienza di Milano colpiscono (anche fisicamente) i più deboli.
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