Carducci, le ragioni di un’occupazione
Questo il comunicato che spiega le ragioni dell’occupazione del liceo classico Carducci di Milano.
Oggi abbiamo deciso di occupare la nostra scuola. Il senso di passività e l’inconsistenza del nostro futuro ci causano disagio. I mancati sforzi e le riforme mandate dal nostro governo ci causano rabbia. Vogliamo essere educate anche al dissenso, rivendichiamo il nostro diritto ad esprimere il nostro disaccordo. Siamo cariche, piene di idee e vogliamo lo spazio per discuterne insieme, anche con le altre componenti della scuola. Spesso infatti a causa di scandenze e burocrazia non abbiamo la serenità di riflettere sul nostro percorso e su cosa cambieremmo, e quando la troviamo non veniamo ascoltate. Infatti recentemente alcune occupazioni e proteste sono finite in sospensioni e manganellate. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito continua ad attuare una politica repressiva che ostacola la presa di iniziativa ed il dissenso dallə studentə, ignorando completamente le motivazioni ed i bisogni che hanno portato a queste manifestazioni. Sempre puniti e mai ascoltati.
Negli ultimi mesi la repressione sia interna alle nostre scuole sia esterna si è fatta sentire molto soprattutto riguardo il tema della Palestina e le diverse manifestazioni e azioni che sono state fatte a riguardo.
Come ad esempio il 27 gennaio, nel giorno della memoria dell’Olocausto, sono state vietate le manifestazioni per la Palestina e in diverse città, come a Milano, i manifestanti sono stati manganellati brutalmente dalla polizia per impedire lo svolgimento di cortei pacifici in solidarietà con il popolo palestinese che da 75 anni è assoggettato allo stato di Israele che occupa illegittimamente territori dove prima abitavano milioni di persone che sono dovute scappare dalle loro case per diventare dei rifugiati.
Tutto ciò non è accettabile e noi non ci faremo intimidire dalla criminalizzazione che questo governo cerca di portare avanti contro chi fa politica e chi lotta in solidarietà a una popolazione che dal 7 ottobre del 2023 subisce continui bombardamenti, attacchi aerei, attacchi terreni e soprusi gratuiti da uno stato imperialista.
Impossibile rimanere indifferenti rispetto alla proposta di riforma del Ministro Valditara, che si sofferma sul merito, non come premio per chi riesce a distinguersi ed eccellere ma come lode per chi rientra in determinate linee già prestabilite. L’illusione comune del più si lavora, migliore sarà la vita, è radicata nella mentalità della nostra società e nell’ideale di meritocrazia, secondo il quale il successo e il benessere sono direttamente proporzionali all’impegno e alla dedizione nel lavoro, ma questa narrazione spesso trascura molte sfaccettature della realtà lavorativa e sociale.
Nonostante gli sforzi per eliminare il nepotismo e il clientelismo, i pregiudizi individuali giocano un ruolo significativo nei processi di selezione e promozione. Vogliamo che le proposte di facciata del nostro governo vengano attuate davvero con il nostro coinvolgimento e senza l’intervento di esterni indesiderati (come le associazioni provita nel progetto di educazione alle relazioni proposta da Valditara). In più la scuola è rilegata ai margini: alcune sedi letteralmente crollano a pezzi. La paga degli insegnanti è bassa, la formazione pedagogica insufficiente. La frontalità delle lezioni e i contenuti, l’assenza di uno sguardo sul presente e sull’attualità, la rilega a una funzione passiva e non educativa. Vogliamo essere protagoniste attive della nostra società. Vogliamo che ci si insegni a farlo.
Collettivo Revolte
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