Miliardi di euro per casa e reddito, non per Tav e grandi opere
Questo il messaggio lanciato forte e chiaro ad Hollande e Letta da migliaia di persone che hanno manifestato a Roma, conquistando in una città militarizzata e nonostante le cariche della polizia la libertà di movimento.
Mentre impazzano le copertine sul presunto assalto alla sede del Pd di via dei Giubbonari, che altro non è stato che qualche scritta e la giusta indignazione contro il partito principale sponsor dei governi dei sacrifici e dell’austerità, nonchè della Tav, i movimenti si lasciano alle spalle un’importante giornata di mobilitazione dopo le manifestazioni dello scorso 16 e 15 Novembre. Un passaggio importante per costruire una battaglia condivisa tra lotte territoriali e movimenti diversi che metta al centro dell’agenda politica l’utilizzo delle risorse. Pretendere infatti che miliardi di euro vengano spesi per i diritti, il welfare, il reddito e non per le grandi opere che arricchiscono pochi, dalla Tav all’Expo, non è una questione locale ma generale.
Prima un corteo non autorizzato di diverse centinaia di persone è andato a fare visita al Cipe (sigla che sta per Comitato interministeriale per la programmazione economica, alle dirette dipendenze della Presidenza del consiglio) per protestare fuori uno di quegli organi che decide le priorità della spesa pubblica. Il corteo selvaggio e agile, che la polizia non è riuscita ad acciuffare, si è poi mosso attorno al Parlamento per raggiungere Campo de Fiori, che già si stava riempendo di attivisti, cittadini, occupanti di case e dei pullman che hanno raggiunto Roma dalla Val Susa.
I numeri della piazza e la voglia di attraversare il centro di Roma, mentre Hollande e Letta sono asserragliati a chilometri di distanza a Villa Madama, fanno si che da Campo de Fiori ci si voglia muovere in corteo. A quel punto lo scenario surreale della completa militarizzazione di una delle piazze più vive e attraversate della città, con tanto di saracinesche abbassate per alzare preventivamente la tensione, si completa con l’indisponibilità da parte della gestione dell’ordine pubblico di permettere a migliaia di persone di muoversi. Su via dei Giubbonari la determinazione del corteo porta a più di un’ora di frontaggiamento con cariche e diversi manifestanti contusi e feriti. Dopo più di un’altra ora di trattativa e tira molla la polizia fa largo al corteo proprio in via dei Giubbonari, così migliaia di persone hanno potuto attraversare Roma per ribadire le loro ragioni, le ragioni del “no” alla Tav, e della lotta alle politiche d’austerità.
Intanto mentre la piazza conquista la scena nel palazzo Hollande e Letta firmano un documento d’intenti comuni. Al primo posto proprio la Tav, ribadendo come l’opera sia una “priorità” e “indispensabile”, con l’impegno da parte francese a cominciare i lavori nel 2014 con una richiesta congiunta dei due paesi per un ulteriore finanziamento Ue. Sul piatto però anche altre questioni, a iniziare dal semestre di presidenza italiano che inizierà a luglio in merito al quale i due leader si sono limitati a espressioni generiche “sulla politica del rigore insufficiente per uscire dalla crisi”, ma anche l’emergenza migranti con l’impegno a rafforzare la cooperazione per il controllo delle frontiere e il dossier Alitalia-Aifrance. Si è discusso anche sui tanti fronti caldi di politica estera, come Siria, Libia e Iran, sui quali Letta ha assecondato le volontà interventista del presidente socialista con l’elmetto.
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