[DallaRete] Sotto le bombe di Donetsk

 

UpkPfA5XLjhaB8lETVBDU2I2TxwVhCMCovn2Hxkw8oY=--L’esercito ucraino assedia la grande città della parte orientale del paese in mano ai filo-russi. Le testimonianze della popolazione rimasta a vivere lì, tra bombardamenti improvvisi, posti di blocco, paura e speranze.

Donetsk. “L’Europa deve sapere, raccontatelo”, è questa la richiesta di Nina, una donna di 53 anni con un figlio, che ancora non è riuscita ad abbandonare i quartieri a Sud di Donetsk, la città dell’Ucraina orientale conquistata dai filo-russi oggi assediata dall’esercito ucraino. La notte piovono colpi di artiglieria su questo grosso complesso residenziale. “Perché sparano su di noi? Sembriamo forse dei terroristi?” chiede Sergey con un sorriso amaro, un abitante e non un miliziano. Nel quartiere sono quattro gli appartamenti colpiti. Uno proiettile inesploso giace al centro di un campo da calcio. La zona dell’impatto corre tutto intorno alla scuola elementare e all’asilo e tutti gli abitanti ne sono certi: “L’obiettivo era proprio la scuola”.

Tuttavia è difficile capire perché l’esercito ucraino dovrebbe mirare agli edifici pubblici. “Una mia amica, una donna di 65 anni che è infermiera all’ospedale, era seduta qui fuori. Quando ha sentito i colpi ha fatto solo in tempo ad alzarsi in piedi, prima di essere colpita”. Gli abitanti mostrano il luogo, restano ancora tracce di sangue nei buchi sulla porta in ferro. In un vicino quartiere ci sono un reticolo di villette messe su in fretta, dietro le quali si trova una residenza per anziani. “Stamattina – ci ha detto il primario – abbiamo sentito colpi di artiglieria verso le 5, tutto qua”. Un’altra infermiera cerca di aggiungere: “… e si sono rotte delle finestre…”. “Zitta!” L’ammonisce il primario che, seccato, si rifiuta di parlare ulteriormente con noi.

Tra le viuzze sterrate che corrono dritte tra le case basse, non c’è traccia di miliziani filo-russi. Una macchina giace in un angolo, schiacciata sotto i detriti provocati dalla vicina esplosione. Un muro crollato, un salotto esposto alla vista dei curiosi, una donna che piange: “Era qui davanti, l’esplosione gli ha portato via un braccio…”. All’improvviso sentiamo sulle nostre teste nuovi colpi di artiglieria e il piccolo raggruppamento si frantuma: chi si rannicchia in un angolo, chi corre in casa, chi va subito nella direzione delle prime esplosioni. E’ stata colpita un’altra casa. Troviamo gli abitanti intenti a lottare contro una fuga di gas che ha preso fuoco proprio davanti la porta del loro garage. Una fiamma alta circa un metro e mezzo esce da un tubo: “Vi sembriamo dei terroristi?”, urla una donna di circa quarant’anni, col viso deformato da una smorfia di rabbia e disperazione. Mentre gira intorno al garage distrutto con le mani tra i capelli, le sue ciabatte calciano le piccole mele acerbe cadute da un alberello sulla strada.

Ci spostiamo in auto a Marinka, al check-point i ribelli filo-russi ci fermano: non si può più passare, perché pare che la morsa degli assedianti si stia stringendo sempre più. L’esercito ucraino nega di star bombardando la città, ma la realtà è ben diversa. A parte qualche ora di pausa durante il giorno, si sentono esplosioni di continuo. Sulla stampa ucraina si sostiene che siano i soldati russi a bombardare la popolazione civile per incolpare l’esercito ucraino. Enrique, un digital marketer che ora si occupa di aiuti umanitari, ci spiega: “Io sono apertamente pro-Ucraina, sono stato un organizzatore di manifestazioni contro la separazione. Eppure l’altra notte la città è stata bombardata dall’aviazione. Ma i ribelli non dispongono di aerei. Inutile mentire, la verità è sotto gli occhi di tutti.” Ci sono corridori umanitari per lasciare la città? “Uno dovrebbe essere sulla strada verso Marinka” , ma è proprio quella strada che abbiamo trovato chiusa.

Ogni giorno c’è molto movimento alla stazione: “I treni sono sempre pieni, proprio come l’anno scorso”, ci spiega un controllore del treno per la Sebastopoli. Sono infatti sono in molti quelli che si spostano in Crimea per le vacanze, che quest’anno però saranno un po’ più lunghe del solito. Non c’è un grosso flusso di persone in fuga dalla città, perché chi poteva andarsene lo ha già fatto. Ma per la maggior parte degli abitanti di Donetsk non c’è scelta: bisogna restare nelle proprie case e sperare per il meglio. I ribelli hanno chiesto un cessate il fuoco umanitario ma l’Ucraina lo avrebbe respinto. I timori di un intervento della Russia sono concreti. Si parla di decine di migliaia di soldati ammassati lungo il confine, mentre i ribelli chiedono a gran voce l’intervento di Putin. Gli abitanti di Donetsk non sanno cosa sperare, meglio l’esercito di Putin, quello ucraino, o i miliziani filo-russi? Le prospettive di pace sembrano lontane, mentre l’incubo di un inverno senza riscaldamento si fa più vicino ogni giorno che passa.

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