[DallaRete] A Gaza il record mondiale della disoccupazione
Lo riferisce con allarme un rapporto della Banca Mondiale che traccia un quadro eccezionalmente grave della condizione della Striscia sotto blocco dal 2007 e soggetta in questi anni a pesanti attacchi militari israeliani.
Gerusalemme, 22 Maggio 2015, Nena News – Anni e anni di blocco attuato da Israele (e dall’Egitto) e gli attacchi militari che ha subito, hanno fatto della Striscia di Gaza la regione del mondo con il livello più alto di disoccupazione. Lo riferisce un rapporto della Banca Mondiale che sarà presentato il 27 Maggio a Bruxelles alla riunione biennale dei Paesi donatori dell’Autorità nazionale palestinese (Anp).
Se Gaza non avesse subito gli attacchi militari israeliani e sofferto le conseguenze del duro blocco terrestre e navale, il suo Pil oggi sarebbe più elevato di almeno quattro volte. Invece, si sottolinea nel rapporto, l’assedio ha causato una riduzione del 50% del Pil, con un abbassamento del 28% del livello delle condizioni di vita.
La disoccupazione nella Striscia di Gaza è la più alta del mondo, 43%. “Ancora più allarmante è la situazione della disoccupazione giovanile, che è salita a oltre il 60% alla fine del 2014, il più alto della regione (mediorientale)”, ha avvertito durante una conferenza stampa Steen Jorgensen Lau, direttore nazionale della Banca Mondiale per la Cisgiordania e la Striscia di Gaza – “il mercato attuale di Gaza non è in grado di offrire posti di lavoro e ciò lascia la maggior parte della popolazione in preda alla disperazione, in particolare i giovani”. Il rapporto osserva che il Pil attuale della Striscia di Gaza è solo un paio di punti in più rispetto al 1994, mentre nello stesso periodo la crescita della popolazione è stata vertiginosa.
Il blocco e l’offensiva israeliana “Margine Protettivo” del 2014, ha aggiunto il funzionario della Banca Mondiale, hanno avuto effetti devastanti sull’economia di Gaza e i mezzi di sussistenza delle persone. Le esportazioni sono praticamente inesistenti e il settore manifatturiero si è ridotto di ben il 60%. Le costruzioni, l’agricoltura e l’energia sono i settori più colpiti. In particolare le costruzioni hanno perduto l’83% nel secondo semestre del 2014.
La Banca Mondiale aggiunge che Gaza è diventata una delle principali fonti di deficit per le finanze dell’Anp, una condizione amplificata dalla divisione interna tra Fatah, il partito del presidente Abu Mazen, e il movimento islamico Hamas. Mentre circa il 43% della spesa dell’Anp è diretto a Gaza, solo il 13% delle sue entrate provengono dalla Striscia.
Il rapporto osserva anche che quasi l’80% della popolazione di Gaza riceve qualche tipo di assistenza sociale e che circa il 40% vive sotto della soglia di povertà. “Scioccante – ha affermato Jorgensen – è il fatto che la maggior parte dei 1,8 milioni di abitanti di Gaza vive chiusa in appena 160 chilometri quadrati. Persone che non possono viaggiare senza permessi (israeliani). Un terzo dei bambini di Gaza evidenziava disturbi da stress post-traumatico anche prima del conflitto del 2014; ora ancora di più”.
La Banca Mondiale denuncia inoltre che a Gaza è effettivamente arrivato sino ad oggi solo il 27,5% delle promesse di aiuti finanziari fatte nel corso degli anni dai Paesi donatori.
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