[DallaRete] Israele – ISRAELE. Al via la costruzione del nuovo muro “contro i rifugiati”
Il primo tracciato, autorizzato a giugno, correrà per trenta chilometri da Eilat lungo il confine giordano. Netanyahu ha già promesso che arriverà fino al Golan. E i palestinesi potrebbero perdere definitivamente la Valle del Giordano.
Roma, 7 settembre 2015, Nena News – “Non permetteremo che Israele sia sommersa da un’ondata di immigrati illegali e di attivisti terroristi”. Così si è espresso sulla crisi dei rifugiati il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in risposta all’appello, fatto sabato, del leader dell’opposizione Isaac Herzog sul dovere di Israele di accogliere parte dei richiedenti asilo siriani.
La soluzione annunciata da Netanyahu è semplice: seppure “non indifferente alla tragedia umana dei rifugiati siriani e africani”, Tel Aviv non deve “perdere il controllo delle proprie frontiere” dal momento che si tratta di “un paese molto piccolo”. Quindi, bisogna costruire un nuovo muro e barricarsi dentro i propri “confini”.
L’annuncio del via ai lavori dell’ennesima barriera, questa volta al confine con la Giordania, è arrivato ieri a margine della riunione settimanale dell’esecutivo. L’autorizzazione del gabinetto di sicurezza era però arrivata già alla fine di giugno, dopo la raccomandazione da parte dei servizi segreti di “estendere la barriera che divide Israele dalla penisola del Sinai anche al confine giordano”, a difesa del nuovo aeroporto di Timna, a 12 km da Eilat – la cui apertura è prevista per l’anno prossimo – costruito come alternativa a quello di Ben Gurion nel caso venisse attaccato in tempo di guerra.
La parte di barriera già autorizzata correrà per 30 km da Eilat a nord, ma Netanyahu ha già annunciato che arriverà “fino alle Alture del Golan”: ovvero i 240 km di confine vero e proprio con Amman più i 95 di frontiera tra i Territori palestinesi occupati e la Giordania. Ed eccola qui l’occasione di Tel Aviv per accaparrarsi definitivamente la Valle del Giordano: la minaccia di un massiccio arrivo di profughi siriani e quella dell’infiltrazione di cellule fondamentaliste.
Se la comunità internazionale sembra essere diventata più restia a tacere sulle violazioni territoriali che lo Stato ebraico compie quotidianamente nei territori che dovrebbero formare il futuro Stato di Palestina, non bisogna dimenticare che qualsiasi accenno alla “sicurezza di Israele” produce un’immediata solidarietà con Tel Aviv, poco importa che sia solo un pretesto. E Netanyahu l’ha già detto chiaro e tondo: “E’ una questione importante. E’ parte della nostra sicurezza nazionale”.
La Palestina storica appare così sempre più un intricato gomitolo di filo spinato: a nord il confine con il Libano è sigillato, così come lo è quello con la Siria nelle Alture del Golan. Con l’Egitto la barriera di filo spinato alta 5 metri corre da Eilat a Rafah, mentre all’interno del territorio centinaia di km di muri separano i Territori palestinesi occupati da Tel Aviv, con particolare attenzione a far rientrare all’interno dei “confini” di Israele la maggior parte delle colonie illegali e la quasi totalità delle sorgenti d’acqua palestinesi.
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