Tutorial verso l’8 marzo
da Ambrosia
Ana Suromai viene dal greco antico, da un verbo che letteralmente significa “tirarsi su la veste”, e trova la sua origine nel mito di Demetra: Demetra, disperata per la perdita di Proserpina, vaga in lutto finché non viene ospitata da una donna, Baubò, che le offre da bere. Demetra rifiuta per via del suo lutto e Baubò, allora, si alza la veste e riesce a farla ridere. Questa risata fa sì che Demetra metta fine all’aridità dei campi a cui aveva condannato il mondo dopo la discesa negli inferi di Proserpina.
Questo gesto, con nomi diversi, si trova in moltissime culture, con significati che variano a seconda del tempo e del luogo, ma spesso con il potere di mettere fine alle guerre o di maledire gli uomini che offendono le donne. Qui ne trovate alcuni. Anche in anni recenti questa pratica è stata ripresa numerose volte: l’episodio più noto è quello della lotta vittoriosa delle donne nigeriane contro Chevron, una multinazionale petrolifera, nel 2002.
Riprendere questo gesto nel contesto della lotta contro la violenza maschile sulle donne e dello sciopero dell’8 marzo ha il significato di mettere al centro i corpi, in tutte le loro differenze, e la loro potenza. Contro ogni vittimizzazione che vede il corpo come un luogo passivo, che si limita a subire la violenza, riappropriarsi di una pratica di questo tipo in modo collettivo significa ridere in faccia al patriarcato, non per nasconderne le forme di oppressione, ma per trovare la forza di reagire. Ci vogliamo vive, in ogni parte di noi.
Ci vediamo in piazza Duca D’Aosta l’8 marzo alle 18
L’uso imprevisto del corpo collettivo nello spazio pubblico è sovversivo.
Cerchiamo un gesto che racconti l’alleanza radicale tra corpi che eccedono i confini angusti dell’immaginario dominante: vogliamo alzarci le gonne, vogliamo farlo insieme e, insieme, vogliamo ridere con tutta la forza della nostra rabbia.
Scioperiamo il lavoro, la precarietà, il genere, i confini spaziali tracciati da governi che non riconosciamo; ci ribelliamo alla violenza economica, a quella discorsiva, a quella domestica e di strada; ci opponiamo alla sessualità eteronormata e al controllo medico sui nostri corpi; ci alziamo le gonne, infine, per scioperare il ruolo di vittima, così funzionale all’esproprio del nostro piacere.
Ana suromai è il gesto di alzarsi le gonne e mostrare la vulva. Questo gesto ha origine nei culti arcaici della Dea e ricorre come elemento di conflitto in un numero significativo di lotte contro il potere patriarcale e sessuofobico in ogni parte del mondo.
Oggi vogliamo riproporre questo gesto insieme a tutti i corpi favolosi con cui lottiamo ogni giorno. A un sistema binario che comprime i corpi in una norma mitica rispondiamo con la potenza della molteplicità delle nostre forme, forti delle nostre differenze. Perchè il corpo non sia un destino, ma uno strumento di resistenza, piacere e di rivoluzione.
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