Chi è Wiola?

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Un piccolo mistero viaggia veloce sul web e sulle pagine Facebook e Twitter da un paio di giorni.
E’ fatto di due locandine, la prima in bianco e nero, la seconda a colori. Un presidio o una festa. Di sicuro c’è un luogo: il parco Banden Powell a Milano e un orario: le 14.00.

L’evento Fb si chiama “Wiola libera tutti”. Ed è accompagnato da un breve testo “Musica e colore, artisti e cittadini, insieme a Wiola raccontiamo una città diversa. L’arte è comunicazione, è trasformazione, è un processo che istintivamente connette, racconta, evolve il tessuto urbano e sociale. Wiola tocca i muri, li respira insieme a noi, per raccontarci che è solo nella ricchezza delle differenze che si può costruire un modo nuovo di vedere la città: più positiva, accogliente, e soprattutto unita attorno alla convinzione che colorare un muro non può essere un crimine”.

Ma chi è Wiola…e soprattutto cosa vuole? Non lo sappiamo ma leggendo tra le righe intuiamo che voglia dire qualcosa alla città, e sulla città, monolitica che tra ordinanze, decreti legge, e trasformazioni urbane si vuole imporre senza tenere conto dei tanti io che la vivono. Ma ci pare anche di cogliere una critica alla criminalizzazione costaste di writers e artisti di strada. Magari ci sbagliamo, ma è vero che negli ultimi anni la “politica” cittadina ha deciso di mostrarsi attiva nelle tutela dei diritti dei cittadini reprimendo chi scrive sui muri, quasi a dire che un muro dipinto sia un problema di sicurezza e di ordine pubblico. Un marketing politico che devasta la vita delle persone e che spende milioni di euro in squadre speciali. Ecco se è così stiamo con Wiola. Se non abbiamo capito, bene significa che il mistero di Wiola si farà più profondo. Intanto salutiamo una città viva, che si organizza e fa iniziative in città.

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