Rho – Dopo lo sgombero nuova occupazione di Fornace in Via Risorgimento 18
Dopo lo sgombero di ieri mattina che ha visto scendere in campo un impressionante schieramento di Forze dell’Ordine, nella serata di ieri le strade di Rho sono state attraversate da un nutrito corteo solidale. In tarda serata è stato liberato un nuovo spazio in Via Risorgimento 18.
In piena campagna elettorale il PD ha deciso di riconsegnare l’area di Via Moscova 5 riqualificata in questi anni dagli occupanto, alla speculazione. Da 13 anni il centro sociale Fornace è protagonista delle lotte a Rho e non solo, in un’area in qualche modo strategica poiché investita da tutta la vicenda di Expo 2015 e soprattutto da porblemi ed appetiti del post-Expo.
Qui il comunicato successivo allo sgombero:
Questa mattina un imponente schieramento di forze dell’ordine ha sgomberato la palazzina di via Moscova 5, a Rho, sede del centro sociale SOS Fornace. La palazzina fa parte del complesso dismesso ex-MTM, storica industria tessile rhodense rilevata dal braccio immobiliare del colosso tessile Radici Group, che ne ha, anni or sono, chiuso la produzione licenziando i lavoratori per realizzare la più classica delle speculazioni. L’ex MTM venne poi occupata il 4 gennaio 2011 da un corteo di un migliaio di persone che aveva risposto allo sgombero della vecchia Fornace di via San Martino 20.
Oggi, 7 anni dopo, un nuovo sgombero riconsegna al mercato uno spazio strappato alle logiche di profitto che dominano la “Città Vetrina”, riportato in vita grazie alle pratiche di autogestione.
Lo sgombero di stamattina spiana la strada alle speculazioni del post-Expo sul nostro territorio: la stessa ex-MTM è infatti un’ampia area dismessa posta all’ingresso della città e strategicamente collegata alle area di Fiera ed Expo attraverso la porta di Pantanedo, località la cui “riqualificazione”, da tempo paventata, è stata rimandata solo per meglio modellarsi sui destini del post-Expo. Non è quindi difficile capire come mai stimoli gli appetiti degli speculatori, vista anche la direzione impressa dalla politica locale alla grande partita del post-Expo in termini di valorizzazione di significative porzioni di territorio cittadino.
Al momento sull’ex-MTM non esistono progetti – evidentemente lo sgombero della Fornace rappresentava una conditio sine qua non rispetto a futuri investimenti sull’area – ma siamo sicuri che non tarderanno ad arrivare, così come siamo certi che gli interessi privati dietro tutta l’operazione del post-Expo saranno mascherati dalla retorica delle “grandi opportunità” che il territorio non può lasciarsi scappare, come già sperimentato per Fiera ed Expo.
Lo sgombero squarcia il velo della narrativa – spesso agitata dal Partito democratico di Rho, che siede a Palazzo Visconti da due legislature – della governance morbida e “condivisa” del territorio: il Pd si mostra per quello che è, e cioè un partito prono agli interessi degli speculatori e degli affaristi che siedono a banchetto sul nostro territorio.
Se a livello nazionale la “Peggior Destra” si è resa responsabile dei più duri provvedimenti degli ultimi tempi contro lavoratori (Jobs act), studenti (Buona scuola e alternanza scuola-lavoro) e migranti (decreto Minniti-Orlando), a Rho il Pd è il partito della Città Vetrina, terminale istituzionale e garante dei profitti degli attori che stanno disegnando il territorio secondo i propri interessi, non ultimi quelli mafiosi (come testimonia la vicenda del consigliere comunale del Pd di Rho Addisi, arrestato per mafia nel 2014 dopo le nostre denunce pubbliche).
A questo va aggiunta anche la volontà politica di cancellare le anomalie del tessuto cittadino come Fornace, una realtà che da oltre un decennio pratica autogestione, conflitto, solidarietà, mutuo soccorso, cultura e socialità non mercificate.
Completa il quadro la clamorosa tempistica dello sgombero, che giunge in piena campagna elettorale e a qualche settimana da quando una balbettante amministrazione comunale ha permesso alla feccia fascista di CasaPound di insozzare la nostra città con un banchetto elettorale dal quale è stata diffusa la stessa propaganda razzista che ha armato la mano di Luca Traini a Macerata.
Che il Partito democratico non si aspetti una campagna elettorale serena in città e stia sicuro che una storia lunga 13 anni come quella della Fornace, fatta di presenza costante sul territorio e centinaia di iniziative e rilevanti percorsi politici autorganizzati, non verrà cancellata così facilmente.
Gli sgomberi non hanno mai spento, mai spegneranno e anzi alimentano il fuoco della nostra rabbia, spingendoci a lottare con sempre maggiore determinazione.
Convochiamo per questa sera alle 21:00 dalla stazione FS di Rho (piazza Libertà) un corteo cittadino di risposta allo sgombero: chiamiamo tutte le nostre compagne e i nostri compagni, le nostre sorelle e i nostri fratelli, chi ha fatto dei pezzi di strada assieme a noi e tutti quelli che in questi anni hanno amato questo spazio sociale, alla mobilitazione per riprenderci Fornace!
#RiprendiamociFornace
Corteo cittadino in risposta allo sgombero
Rho – Stazione FS – h. 21:00P.S.
Rispetto a quanto dichiarato dal sindaco Romano relativamente alla tutela della salute pubblica e al pericolo amianto, riteniamo che queste dichiarazioni pretestuose manchino di un un minimo di coerenza e razionalità per non risultare ridicole. Ci limitiamo a poche, brevi note al riguardo:
1) La Fornace era situata in una palazzina con un tetto rivestito in eternit di circa 100mq la cui bonifica poteva essere effettuata in una settimana di lavoro e senza necessità di sgomberare il centro sociale, visto l’assoluto favore da parte del collettivo alla bonifica dell’amianto.
2) Nel compendio territoriale dov’era situata la Fornace si trova l’ex MTM di ca. 9000 mq, dismessa dal 2004 con un tetto ricoperto in amianto. Di fianco, è ancora attiva la Nilit – almeno fino ad aprile stante ad un recente accordo sindacale – con un’estensione non molto diversa da quella dell’MTM. Ovviamente, il problema dell’amianto si pone negli stessi termini anche per le persone che vi lavorano.
3) Non si comprende, dunque, l’urgenza di uno sgombero considerato che non sarebbe risolutivo per la soluzione del problema, oltre al fatto che fino ad aprile la Nilit continuerebbe la propria attività.
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