Il sogno della scienza perfetta

Recensione di “Perché fidarsi della scienza?” di Naomi Oreskes per Bollati Boringhieri.

Quando parliamo di scienza c’è un concetto che emerge tra tutti gli altri: il metodo. Nella sfera religiosa o metafisica ci imbattiamo nella dottrina. La scienza avanza nella ricerca delle leggi della natura (osservazioni, proposizioni, esperimenti, verifiche e confutazioni) mentre la religione fissa l’origine e il destino del mondo nella visione della divinità.

A determinare il consenso che la scienza ha raggiunto ci sono i suoi successi nel campo delle teorie verificate e le tangibili conquiste in medicina, astronomia e tecnologia. Lo sviluppo della scienza non può prescindere dall’esistenza di una comunità di scienziati che non si limitano a condividere teorie ed esperimenti ma anche valori e metodi di lavoro. La teoria della selezione naturale, delle placche tettoniche e della relatività nascono dallo sforzo di ricerca e di divulgazione di tante persone impegnate nell’attività scientifica. Alcuni studiosi contestano l’obiettività della scienza accusandola di essere una comunità poco eterogenea ed auspicano di avere al proprio interno tante posizioni e punti di vista diversi per aumentare l’attendibilità della pratica scientifica.

Ci sono anche esempi di cattiva scienza: la teoria indimostrabile ma creduta vera secondo cui l’istruzione superiore femminile danneggiava la fertilità delle donne, il lungo rifiuto da parte di molti geologi della innovativa ipotesi della deriva dei continenti, la teoria dell’eugenetica che ha avuto notevoli implicazioni storiche e sociali. Nel XX secolo alcuni scienziati credevano che i geni fossero responsabili di vari comportamenti: prostituzione, disoccupazione, tendenza alla criminalità, così pure vari disturbi mentali. Ne erano seguite pratiche mediche di sterilizzazione dei non adatti, e piani per il miglioramento dell’intelligenza e della razza.

Esiste un evidente scetticismo riguardo alla teoria del cambiamento climatico antropogenico. A dispetto di tanti studi scientifici e relazioni specialistiche molte persone continuano a pensare che il ruolo dell’attività umana su questa realtà non sia significativo. Non esiste un consenso completo neppure tra i fisici. In certe posizioni prevalgono ragionamenti legati allo stile di vita, alle credenze religiose e politiche, agli interessi in gioco. Scettici sì, ma come negare le scoperte della scienza ambientale?

Tenendo conto della storia della scienza, delle scoperte e dei risultati conseguiti possiamo riporre una certa fiducia in essa, ma senza farla diventare cieca come la fede. Non dobbiamo dimenticare che la neutralità della scienza è un mito e si può aggiungere che non basta moltiplicare i ‘campi agonistici’ per ottenere una conoscenza della natura al di là dell’umano. La scienza ha prodotto anche l’arma di distruzione totale: la bomba H.

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