Sciopero generale in Spagna:Greba borroka, Donostia, 29M (Euskal Herria)

Giornata eccezionale, giornata sottovalutata nel grande mondo dei media mainstream (soprattutto spagnoli), giornata fatta di piazze composite e diverse.

Uno sciopero generale convocato dall’insieme delle rappresentanze sindacali nazionali ed autonome, presenza che spiccava particolarmente nei cortei della zona basca, che han visto unite alle bandiere di UGT, CCOO e CNT una buona quantità di ikurriñak insieme a quelle dei sindacati autonomici LAB ed ELA.
In Guipuzkoa, una delle tre province che compone Euskal Herria, gli appelli in piazza sono due: uno mattutino, concentrato nella capitale Donostia, ed uno pomeridiano organizzato in ogni città.
Come successo in ogni città spagnola, la giornata comincia presto, con picchetti fuori dalle zone produttive e dalle stazioni di partenza dei servizi pubblici: I lavoratori e le lavoratrici si sono molto preoccupati affinché i servizi essenziali funzionassero.

Alle 11 del mattino l’effetto era già era impressionante: una città in sciopero.

Nella zona centrale, dove la manifestazione provinciale era convocata per le 12, il consenso alla giornata era davvero evidente.

Per un paio di chilometri non c’era un solo esercizio commerciale aperto.

Immaginare un vero sciopero generale e trovarselo davanti agli occhi, sono due esperienze diverse.

I dati dicono che grosso modo l’adesione della mattinata si avvicina all’ 85/90% in Euskadi.

Certo è che l’uso massivo di picchetti e un dislocamento dei cortei in punti diversi della città che, dai quartieri ma anche da fuori (come il sindacato dei lavoratori agricoli), puntavano verso la piazza della cattedrale, per avanzare, senza soluzione di continuità fino al centrale Boulevard, verso la piazza del comune, ha aiutato non poco nel mantenimento di un tacito accordo di solidarietà.
La riforma tocca tutti, la riforma si inscrive in un percorso di adeguamento ad un modello che è europeo, che chiamiamo austerità, e che probabilmente non è che l’evoluzione ulteriore di questo “fantastico” sistema “democratico” occidentale.

Da questo punto di vista è vero quel che non si stancano di ripetere le televisioni spagnole: “volenti o nolenti i commercianti hanno chiuso”.

E questo, nonostante il tono da intimidazione mafiosa con cui mainstream e politica centrale dipingono un’adesione composta da tante piccole partecipazioni personali.

Non voglio dire che in Euskadi tra una settimana ci sarà la rivoluzione. Voglio dire che è un buon terreno per sperimentare forme di coinvolgimento nell’ambito politico, e negli ambiti politici che creano relazioni complesse in un territorio tanto piccolo quanto enormemente importante, specie a livello economico.

Alle 18.00, altro giro, altra giostra, le convocazioni del pomeriggio riguardavano ogni città, e davano spazio alle istanze più strettamente locali.

Come al mattino, per quanto in forma quantitativamente ridotta, si è parlato di lavoro, di riforma, di pensioni, ma anche fortemente di no Tav, della necessità di fermare la grandi opere inutili, come il nuovo inceneritore che si vuole sostituire con un sistema di riciclaggio porta a porta del 100%-

Si è parlato anche di spese pubbliche e dei relativi tagli fatti ‘alla cazzo di cane’ (diremmo noi), due temi che qui hanno parecchia storia, di libertà ed autonomia.

Lo sciopero del 29M dice per tutta la Spagna e per tutta Europa che dobbiamo riprenderci quello che abbiamo, alla leggera, regalato, delegato a chi pensavamo potesse esercitare la nostra partecipazione politica, fosse questo un partito o un sindacato:
Autodeterminazione.

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