Guerra in Cecenia (seconda parte)
La Cecenia aveva di fatto ottenuto l’agognata indipendenza.
Aslan Maskhadov fu eletto Presidente nel 1997, ma fu incapace di consolidare il suo potere e riportare la stabilità nella regione. Questo sia per gli scontri tra fazioni e clan ceceni, che per il peso sempre più forte della criminalità organizzata nel paese.
Durante la Prima Guerra Cecena si era sviluppata la tattica dei sequestri di massa come quello dell’ospedale di Budyonnovsk del 1995 e quello del villaggio di Pervomayskoye del 1996. Questa tattica è indicativa della svolta “terroristica” che prenderà la guerriglia cecena nel secondo conflitto coi Russi.
Oltre a ciò l’appello allo Jihad fatto dal Mufti Akhmad Kadyrov (un personaggio che ritroveremo più tardi…) durante il primo conflitto aveva richiamato in Cecenia migliaia di combattenti islamici delle etnie e delle nazionalità più disparate. Il loro sogno era la costruzione di uno stato islamico nel Caucaso. Questo progetto unito alla morte di quasi tutta la leadership cecena “laica” (un po’ come in Palestina) sterminata dai Russi tra il ’94 ed il ’96 aveva portato ad una radicalizzazione delle posizioni religiose.
Tra il 1996 ed il 1999 i rapporti tra Russia e Cecenia erano continuati all’insegna della tensione.
Molti gli sconfinamenti, le imboscate contro forze russe e gli attentati in territorio russo.
Per i cittadini russi la Cecenia era da ritenersi a tutti gli effetti una parte del paese (un po’ come il Kosovo per i Serbi) ed un eventuale secessione era da ritenersi inaccettabile. Il Governo Russo temeva che un’eventuale indipendenza della Cecenia avrebbe scatenato un “effetto domino” simile a quello che aveva portato al crollo dell’URSS nel 1991 dopo l’indipendenza dichiarata dai Paesi Baltici.
Tra l’Agosto ed il Settembre del 1999 alcune migliaia di militanti islamisti guidati dai “signori della guerra” Shamil Basayev e Ibn al-Khattab (quest’ultimo di nazionalità saudita come il più celebre Bin Laden) penetravano dalla Cecenia nella Repubblica del Dagestan con l’obiettivo di costituire una Repubblica Islamica Indipendente. La reazione delle forze russe, a differenza di cinque anni prima, fu veloce e durissima. In pochi giorni i ribelli dovettero ritirarsi dal Dagestan. Era il prologo di una seconda sanguinosa guerra…
Seconda Guerra di Cecenia (1999-2007)
Nel Settembre 1999 una serie di sanguinosi attentati contro alcuni palazzi nelle città di Buynaksk, Mosca e Volgodonsk causò la morte di più di 300 innocenti civili russi.
Il Governo Russo accusò i Ceceni degli attentati. Molti ipotizzarono un coinvolgimento diretto dell’FSB (ex-KGB), i servizi segreti russi, nelle stragi. Lo scopo sarebbe stato quello di avere un pretesto per lanciare la seconda invasione della Cecenia. Il coinvolgimento dei “cekisti” nella “maskirovka” (messinscena in Russo, una sorta di Strategia della Tensione in salsa moscovita) seppur altamente plausibile non è mai stato provato. I successivi atti di terrorismo messi in campo dalla resistenza cecena sembrano invece rendere probabile la matrice caucasica degli attentati.
Il 9 Agosto 1999 è un giorno significativo per la storia della Russia. Vladimir Putin, capo dell’FSB (Federalnaya Sluzhba Bezopasnosti) viene nominato Primo Ministro da Bors Elstin. Putin si liberò ben presto dell’influenza e del peso del suo “padrino” politico Zar Boris mettendo nell’angolo la “famiglia” (la lobby di potere elstiniana) e richiamando al potere alcuni eminenti tecnocrati dell’era sovietica come Viktor Chernomyrdin e Yevgeny Primakov ed alcuni uomini dell’ex-KGB. E’ da sottolineare il fatto che Vladimir Putin viene dalla scuola del KGB di Leningrado e quindi dal “famigerato” Gruppo Nord, il cui scopo, ai tempi della Guerra Fredda, era la destabilizzazione della NATO come alleanza politica e militare… Putin dovrà parte della sua popolarità al secondo conflitto ceceno…
Verso la fine dell’Agosto 1999 i Russi ripresero i bombardamenti contro la Cecenia. La guerra poteva dirsi iniziata nuovamente… L’1 Ottobre le forze russe entravano in territorio ceceno avanzando in forze e con lentezza per evitare le durissime perdite del primo confitto. Almeno 300.000 civili si diedero alla fuga disperata per sfuggire alla guerra. Il 12 Novembre 1999 i Russi catturavano Gudermes, la seconda città del paese. Nonostante la dura resistenza cecena le truppe federali avanzavano rendendosi protagoniste di numerose stragi di civili. A Dicembre cominciava il secondo assedio di Grozny. Verso la fine del Gennaio 2000, dopo durissimi combattimenti, sotto una tormenta di neve inziò la ritirata di almeno 2.000 ribelli ceceni guidati da Shamil Basayev. La colonna dovette subire durissime perdite a causa di un’imboscata organizzata dalle forze russe nei pressi del villaggio di Alkhan-Kala. Il 6 Febbraio 2000 la bandiera russa veniva issata su una Grozny ridotta ad un cumulo di macerie e rovine (nel 2003 le Nazioni Unite la dichiareranno per la seconda volta la città più devastata della terra).
La guerra proseguì con durezza per tutto il 2000. Risale al Marzo di quell’anno la battaglia di Komsomolskoye. Si trattò di una battaglia su larga scala con esiti disastrosi per le forze ribelli guidate da Ruslan Gelayev. Almeno 2.000 civili rimasero intrappolati nella “terra di nessuno” durante i combattimenti. Le truppe russe infierirono senza pietà sui prigionieri di guerra ceceni torturandoli e sterminandoli. Crimini di guerra verranno ampiamente commessi da entrambe le parti in lotta e continueranno anche quando la guerra avrà perduto intensità. I Russi verranno accusati per l’utilizzo dei famigerati “campi di filtraggio” ovvero campi di detenzione per sospetti guerriglieri dove i diritti umani e la Convenzione di Ginevra venivano regolarmente violati. La tattica dei Russi era dunque evidente: svuotare la Cecenia. Erano arrivati alla conclusione, come altre volte (sotto lo zarismo e sotto lo stalinismo) che il problema ceceno non era risolvibile se non sconfiggendo l’intero suo popolo.
L’11 Settembre 2001 modifica profondamente i rapporti di forza nel conflitto ceceno. Gli Occidentali colpiti direttamente dal terrorismo islamico vedono con maggiore simpatia l’intervento russo contro i “terroristi” ceceni. Gli Afghani che durante l’invasione sovietica degli anni ’80 erano dipinti come eroici combattenti per la libertà diventano “bestie spietate assetate di sangue”. I soldati dell’Armata Rossa che durante la Guerra Fredda erano “spietati invasori” risultano più simpatici. Tra il 2002 ed il 2004 i Ceceni incrementano gli attentati terroristici in territorio russo.
I due episodi più tragicamente noti sono l’assalto al Teatro Dubrovka di Mosca dell’Ottobre 2002 che porterà alla morte di più di 150 tra terroristi ed ostaggi e l’assalto alla scuola di Beslan del Settembre 2004 che porterà al massacro di 400 persone tra cui moltissimi bambini di età giovanissima. La strage di Beslan getterà nel discredito più totale la guerriglia cecena facendo dimenticare le stragi e le carneficine perpetrate dai Russi. In entrambe le occasioni, con interventi di pura forza, il potere russo dimostrerà ancora una volta il suo ancestrale e tradizionale disprezzo per la vita dei suoi stessi concittadini. Per la storia russa le perdite umane sono quasi irrilevanti. E’ la sopravvivenza della “Rodina” (la Madre Russia) che conta (Slava Rossiya).
Per Putin, divenuto Presidente nel 1999 e accreditato di una popolarità senza eguali nella storia russa dai tempi di Lenin, la Seconda Guerra in Cecenia si rivela un indiscutibile “successo”. Le squadre speciali dell’FSB, tra il 2002 ed il 2006 hanno letteralmente sterminato tutta la leadership ribelle: Al-Khattab con una lettera avvelenata, Ruslan Gelayev in combattimento, Aslan Maskhadov con un’operazione speciale, Sheikh Abdul Halim in un conflitto a fuoco e Shamil Basayev con un’autobomba… I Russi sono riusciti ad instaurare a Grozny un governo fantoccio gestito da Ramzan Kadyrov, “signore della guerra locale” ed attuale “uomo forte” della Cecenia, figlio di quell’Akhmad Kadyrov che durante la Prima Guerra in Cecenia aveva lanciato la “guerra santa” contro i Russi, salvo poi schierarsi dalla loro parte nel 1999 e morire vittima di un attentato della guerriglia cecena mentre assisteva ad una parata con le autorità russe nel 2004…
Anche in questo caso è impossibile fare una stima delle perdite umane. I Russi avrebbero perso tra i 5.000 ed i 10.000 uomini. La reticenza delle autorità di Mosca è come al solito fortissima. Ancora più difficoltoso parlare delle vittima civili. Si va da stime che parlano di 25.000 morti a stime che dicono 250.000. La verità sta probabilmente in mezzo. Anche la società russa è stata pesantemente influenzata dal conflitto ceceno. C’è stata una crescita dell’intolleranza e della xenofobia contro la gente del Caucaso, sentimento che ai tempi dell’Unione Sovietica era, di fatto, inesistente. La libertà d’informazione e di stampa, per la quale il sistema russo non ha mai brillato, ha subito ulteriori restrizioni (con molti giornalisti rapiti o uccisi). I danni psicologici sulle migliaia di reduci dalla Cecenia sono, allo stato attuale, non valutabili. C’è stato un incremento della violenza e del sentimento di onnipotenza (già storicamente elevati) anche tra le Forze dell’Ordine russe visto che moltissimi miliziani ed OMON (la celere russa) hanno servito in Cecenia…
Si può comunque affermare senza timore di essere smentiti che almeno 1/4 della popolazione cecena ha perso la vita durante il conflitto (il più alto indice di mortalità del pianeta) e che un altro quarto è fuggito dal paese ingrossando la massa dei profughi disperati che vivono nei campi ai confini della repubblica ribelle. La “Pax Putiniana” si afferma dunque su un mare di macerie…
Questa in breve la storia di 13 anni di guerra sanguinosa…
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