La caduta di MPS

o-348356Mentre il governo ed i media ci riempiono le orecchie con i “segnali” della ripresa economica ed i politici ci informano del loro “impegno” per cambiare la legge elettorale, ecco cascarci sulla testa la tegola “MPS”.
Il Tesoro, che attualmente detiene una quota del 4% di MPS, dovrebbe arrivare a controllare il 70% del capitale. Un impegno finanziario che si avvicina ai 7 miliardi per il Monte dei Paschi e complessivi 20 miliardi per venire in soccorso alle banche in difficoltà. Significa un aumento del debito pubblico di 20 miliardi nel 2017.
La decisione italiana è tardiva, un anno fa sarebbe bastato molto meno per evitare il disastro delle banche. Ora si impegnano 20 miliardi nella speranza che tutto vada per il verso giusto. Il nuovo piano di ristrutturazione di MPS dovrà essere presentato entro qualche mese all’Ue per una valutazione di compatibilità con le norme in tema di aiuti di Stato.

Intanto la BCE ha reso pubblico che Mps ha bisogno di 8,8 miliardi di nuovo capitale e non 5 come ipotizzato qualche tempo fa. E la Germania, che ha in casa Deutsche Bank e Hsh Nordbank bisognosi di aiuti di Stato per 10 miliardi, alza la voce chiedendo alla BCE e alla Commissione europea di assicurarsi che le autorità italiane rispettino le regole europee in merito al salvataggio delle banche.

Notiamo che il Governo italiano si prodiga nell’affermare che si tratta di un’operazione a scadenza: entro 12, forse 18, massimo 24 mesi lo Stato uscirà dal capitale vendendo ai privati il Monte dei Paschi di Siena, possibilmente risanato dai crediti deteriorati. Siamo insomma di fronte al classico esempio italiano (ma ormai diffuso in tutta Europa) di “socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili”.

Ci hanno sempre fatto credere che la Banca Centrale era la custode del risparmio e delle banche, ma in questo caso tutti i costi e i rischi del salvataggio verranno caricati sulle spalle dello Stato, i cittadini diventeranno i salvatori di MPS e delle altre banche come del resto già successo tra il 2008 e il 2010 quando i soldi pubblici vennero utilizzati per salvare le banche decotte e come immediata conseguenza si ebbe l’esplosione della celebre crisi dei debiti pubblici (anche quella fatta pagare ai cittadini).

Cosa possiamo aspettarci ancora a quasi 9 anni di distanza dall’inizio della crisi finanziaria? 9 anni di austerità e interventi che hanno portato solo recessione e disoccupazione. La BCE insiste nell’affermazione di aver fatto tutto il possibile per salvarci dalla crisi, ma le banche sono ancora in sofferenza. A chi tocca sanarle?

Se la Banca Centrale Europea non si assume le sue responsabilità potrebbe allora toccare alla Banca d’Italia. Ma sembra improbabile che essa, ormai privata di qualsiasi potere, ritorni ad essere un’istituzione che può emettere moneta quantomeno per salvare gli istituti di credito…

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