Napoli, Italia, Europa: il nostro tempo è adesso!
L’assemblea nazionale dei Laboratori dello Sciopero sociale che si è svolta oggi a Napoli, la capitale europea della disoccupazione, ci ha consegnato una discussione intensa e molto ricca, che da subito ha evitato litanie auto-celebrative, ponendosi, piuttosto, il problema della continuità organizzativa e, nello stesso tempo, dell’agenda politica. È emerso dunque un nuovo appello alla mobilitazione, capace di tenere in conto il successo, la forza e soprattutto l’importante capacità di attivazione che il 14N ha saputo determinare.
Lo Sciopero sociale ha visto una miriade di esperienze concrete di lotta riconoscersi in uno spazio comune di elaborazione, ricerca e mobilitazione, proiettato oltre il meccanismo della mera solidarietà. Il 14N ha rimesso al centro il tema dello sciopero, del suo diritto e del suo uso. Per praticare una rottura della pacificazione imposta dal governo Renzi e cominciare ad affrontare, attraverso i blocchi della mobilità e dei flussi produttivi, il problema dell’estensione dello sciopero alle migliaia di precari, disoccupati, lavoratori in nero di questo Paese: quel bacino sempre più esteso e diversificato di donne e uomini che non hanno mai conosciuto diritti sociali e sindacali, o che se li vedono progressivamente negati.
Raccogliamo il dato di un Paese niente affatto pacificato, come il Governo vorrebbe o vorrebbe far credere, in cui emergono segnali di disponibilità al conflitto, assieme a una rinnovata consapevolezza, anche del mondo studentesco, a mobilitarsi non più e non solo sulle questioni che riguardano la formazione, ma cogliendo appieno il tema dell’assenza di futuro, di una precarietà come condizione di vita, senza riscatto.
Nella discussione è emersa, inoltre, la necessità di rafforzare il radicamento sociale nelle periferie, dove le destre, nelle ultime settimane, hanno soffiato sul fuoco della sofferenza sociale, nel tentativo di dirottare la rabbia diffusa nella logica della guerra tra poveri. Capire come sia possibile creare le condizioni affinché i migranti siano protagonisti del processo dello sciopero sociale, così come sono stati protagonisti di alcune delle più rilevanti lotte per il diritto alla casa, contro lo sfruttamento e la precarizzazione, è un tema che si impone con forza nell’agenda collettiva. Ancora: urge affrontare la questione del ricatto politico del permesso di soggiorno e del lavoro nero come forza-lavoro strutturalmente scoperta da qualsiasi tutela sindacale e totalmente ricattabile.
Il 14N è stata una grande giornata di mobilitazione e di presa di parola che ci consegna tante questioni aperte: innanzitutto il compito di essere pronti, nel brevissimo periodo, a rispondere alle accelerazioni del Governo. Quello che in questa fase così mobile e aperta ci unisce nello spirito costruttivo, ribadito da tanti interventi, è il metodo dello Strike Meeting: unire, fare coalizione, valorizzare le differenze a partire dallo Sciopero sociale e dalle sue pretese, come progetto e come processo condiviso.
Abbiamo scadenze vicinissime e, nello stesso tempo, un percorso più lungo davanti a noi: da oggi, da questa grande assemblea di Napoli, cui hanno partecipato oltre 300 persone, facciamo appello a tutti coloro che vogliono opporsi alle politiche del Governo Renzi a convergere, da quante più città possibili, il 3 dicembre Roma: circondiamo il Senato, picchettiamolo, rendiamo impossibile il lavoro parlamentare che ha all’ordine del giorno l’approvazione definitiva del Jobs Act! Dopo settimane di proteste in tutto il paese, Renzi risponde azzerando anche la discussione parlamentare, blindando con il voto di fiducia una delega in bianco che elimina lo Statuto dei lavoratori per non dare nulla ai precari, a chi è privo di tutele. Invitiamo tutte e tutti coloro che non possono raggiungere Roma a organizzare, nei propri territori, azioni di protesta.
C’è però anche il tema della Legge di Stabilità, dei Decreti attuativi (del Jobs Act), della “Buona scuola”, dello Sblocca-Italia e della Garanzia Giovani, sui quali sarà necessario costruire con più tempo a disposizione l’opposizione sociale, sapendo che la sfida più grande resta quella di coinvolgere tutti coloro che saranno colpiti da queste misure dopo la loro eventuale approvazione e ai quali dobbiamo essere in grado di offrire una prospettiva, continuativa, di lotta, di organizzazione, di mutualismo, di tutela. Uno spazio e un tempo da vivere in forme sempre più coordinate, espansive, intellegibili. Consapevoli che la rappresentanza politica in crisi e la comunicazione main stream continueranno a favorire la guerra tra poveri, mentre viene incrementata la guerra ai poveri (vedi gli sgomberi di Milano e non solo).
Tra le scadenze più imminenti, lo sciopero generale del 12 dicembre è sicuramente inadeguato per i tempi e, soprattutto, per i contenuti della sua piattaforma. Tuttavia, pur tenendo conto delle differenze che animano i laboratori dello sciopero, e la decisione dei Sindacati di base di non aderire né attraversare in alcun modo quella data, una parte di noi ritiene opportuno praticare un uso autonomo e precario dello sciopero, in aperta critica con i sindacati confederali, e attraverso blocchi, occupazioni, cortei studenteschi, forme innovative di comunicazione sui punti programmatici e qualificati sviluppati in questi mesi dai Laboratori dello Sciopero sociale.
Oltre dicembre, e per proseguire il percorso avviato, proponiamo un nuovo Meeting, da fare a febbraio a Roma. L’obiettivo sarà quello di costruire uno spazio laboratoriale che si proponga, in due giorni di workshop e plenarie, di entrare nel merito delle questioni:
– In che modo, con quali strumenti, con quali strategie, i Laboratori possono estendere la loro vocazione di spazi di autorganizzazione e ricomposizione sociale delle lotte contro i processi di precarizzazione e privatizzazione. Come possono federarsi, coordinare la loro iniziativa e raggiungere i non sono sindacalizzati e i non sindacalizzabili (nelle forme “classiche”), e costituire dunque una forza concreta, organizzata, che incida nel conflitto di classe contemporaneo;
– Come i Laboratori possono estendere la discussione organizzativa allo spazio europeo, a partire dalla consapevolezza che i rapporti di forza da rovesciare sono disposti sul piano globale e le politiche del lavoro e i processi di precarizzazione sono definiti secondo una scala quanto meno europea. Riportare al centro il tema della precarietà generalizzata e della pratica sociale dello sciopero attraverso l’individuazione di comuni rivendicazioni continentali: salario minimo europeo, reddito di base e welfare europei.
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