“A small light” – Quando nella notte più nera qualcuno tiene accesa una fiammella d’umanità

Alle prime luci dell’alba del 10 maggio 1940 decine di divisioni della Wehrmacht si lanciano contro il Belgio e l’Olanda, travolgendo in brevissimo tempo le resistenze di questi due Paesi per poi dilagare verso la Francia e obbligarla a una resa umiliante il 25 giugno dello stesso anno. La resa dell’Olanda, sopraffatta da forze tanto superiori, era già avvenuta il 17 maggio, non prima del bombardamento terroristico di Rotterdam da parte della Luftwaffe che causò circa 900 morti. Da quel momento, i Paesi Bassi sarebbero stati sottoposti all’occupazione nazista per ben cinque anni. Un lungo incubo terminato solo il 5 maggio 1945 con la resa incondizionata delle truppe d’occupazione tedesche agli Alleati.

Questo il contesto storico in cui si svolge la serie A small light, che narra la parte sconosciuta di una vicenda invece estremamente nota al grande pubblico: quella raccontata dalle pagine indimenticabili del Diario di Anne Frank.

Parliamo di “parte sconosciuta” della vicenda di Anna Frank perché le otto puntate della miniserie indagano le poco note vicende di coloro che ebbero il coraggio di opporsi alla barbarie nazista nascondendo dai rastrellamenti e dalle deportazioni per un lungo periodo Otto Frank (qui interpretato da un magistrale Liev Schreiber), sua moglie, le sue due figlie e altre quattro persone per un totale di otto esseri umani a cui è stato offerto un tentativo di salvezza.

I nomi di questi eroi vanno ricordati scrivendoli nero su bianco: Miep e Jan Gies, Victor Kugler, Johannes Kleiman e Bep Voskuijl. Tutti e tutte, tranne Jan Gies, marito di Miep, lavoravano per la Opekta, l’azienda di Otto Frank che, fuggito dalla Germania appena caduta sotto il dominio di Hitler nel 1933, si era trasferito in Olanda con la famiglia nel tentativo di sfuggire alle persecuzioni antisemite dei nazisti.

I due protagonisti assoluti della narrazione sono Miep e Jan, dei quali seguiamo le vicende dal loro primo incontro, al matrimonio e fino alla loro partecipazione alla Resistenza olandese. Miep, nata a Vienna, è stata adottata da bambina da una numerosa famiglia olandese nel quadro di un programma di aiuti ai bambini austriaci malati o denutriti a causa della miseria scatenata dalla sconfitta e della dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico nella Prima Guerra Mondiale.

Si passa da un’inizio spensierato e ottimista fatto di divertimenti e bevute alla ricerca, da parte di Miep, di un lavoro e alla conoscenza col serissimo Dottor Frank che decide di assumerla come segretaria nella sua azienda. Tutto cambia nel maggio 1940 con l’invasione tedesca. E con il cambiamento della situazione storica, che travolge le vite dei nostri protagonisti, cambia anche la fotografia, con i colori che passano da caldi a sempre più cupi.

“Chi salva una vita, salva il mondo intero” dice il Talmud, e pur sapendo quale sarà la tragica fine della storia raccontata non si riesce a non sperare, durante ogni singolo minuto e fino all’ultimo, che qualcosa possa cambiare. Pur nella tragedia della guerra e dell’occupazione tedesca si assiste al tentativo disperato di far andare avanti la vita: sia da parte di chi è libero (per come si può essere liberi sotto l’occupazione hitleriana) che per chi è costretto a nascondersi in pochi metri quadrati per mesi e mesi e mesi.

In A small light non vediamo la ferocia dell’occupazione e dell’Olocausto sul Fronte orientale, con le sue scene terrificanti di esecuzioni di massa come in Schindler’s list o nel russo Và e vedi, ma nonostante questo i nazisti ne emergono chiaramente per quello che sono stati, senza alcuna salvezza.

Alla fine, si diceva, non si scampa all’epilogo già noto. Dopo una momentanea gioia per la notizia dello sbarco alleato in Normandia nel giugno del ’44 si arriva al 4 agosto dello stesso anno quando, per una delazione di cui non si è mai scoperto il colpevole, la Gestapo fa irruzione nel nascondiglio dove i Frank e gli altri erano nascosti arrestandoli e deportandoli tutti. Anche Victor Kugler e Johannes Kleiman furono arrestati e imprigionati, riuscendo però a sopravvivere ai campi, uno perché malato, l’altro fuggendo.

Degli occupanti dell’appartamento segreto solo Otto Frank riuscì a sopravvivere alla deportazione ad Auschwitz-Birkenau. Sua moglie Edith perse la vita nel gigantesco mattatoio di Birkenau. Le sue figlie Anna e Margot morirono a Bergen-Belsen. Herman Van Pels morì anche lui ad Auschwitz-Birkenau, sua moglie Auguste a Buchenwald, loro figlio Peter a Mauthausen. Il dottor Fritz Pfeffer, ultimo occupante dell’appartamento, perse la vita a nel campo di concentramento di Neuengamme.

Nonostante il finale tragico il messaggio positivo è che, anche nella notte più profonda del sonno della ragione, c’è sempre chi, in minoranza più o meno vasta, si è opposta, si oppone e si opporrà.

 

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