Babylon Berlin

La fame, la Grande Guerra e il comunismo.
Questi sono i tre grandi temi che aleggaiano sulla prima serie di Babylon Berlin, la grande produzione a puntate ambientata nella Berlino del 1929 e che trae spunto dai romanzi di Volker Kutscher.
Il racconto si dipana nella Primavera del ‘29 e cioè a pochissime mesi dall’esplosione della Grande Crisi che affosserà prima Wall Street, poi Stati Uniti e infinte l’Europa occidentale travolgendo il fragile (diciamo oggi col senno di poi) regime democratico di Weimar.

La serie narra la storia del commissario Gereon Rath di Colonia che viene inviato a Berlino per indagare su un ricatto sessuale cui sarebbe sottoposto nientemeno che Konrdad Adenauer…allora sindaco di Colonia, successivamente oppositore del nazismo e poi mostro sacro della vita politica della Germania Ovest come esponente dei cristiano-democratici.
Un Adenauer ricattato, come molti altri uomini di potere, da gangster in stile anni ‘30 nelle cui mani sono finiti dei filmini pornografici compromettenti.

Il commissario Rath viene letteralmente travolto dalla Berlino pulsante di vita di quel periodo. Una Berlino che sembra essere al centro del mondo e dove tutto può succedere e che in qualche modo fagocita l’ordinato e ambizioso poliziotto di Colonia.
Una Berlino con una vita notturna esplosiva, dove tutto è consentito.
Una Berlino dove la grande criminalità vive da protagonista.
Una Berlino dove lo scontro e la lotta politica sono al calor bianco.

Ed è proprio questa Berlino ricostruita con incredibile accuratezza (incredibile vedere tutti che fumano sempre ed ovunque) il palcoscenico di una serie di intrighi che si intrecciano l’uno con l’altro.
C’è il “socio” di Rath, il poliziotti Bruno Wolter, uomo d’ordine e poliziotto esperto e “scafato” costantemente combattuto tra il sospetto verso il nuovo venuto e un senso di protezione paterno.
C’è la figura esplosiva di Charlotte Ritter, giovane e bella berlinese dei quartieri più poveri abituata a cercare lavori di giornata, ma che con la sua intraprendenza ed intelligenza sembra ben conscia di poter raggiungere grandi obiettivi.
Ci sono i Russi. Sì i Russi…anzi Sovietici per la precisione. Purtroppo dipinti un po’ troppo macchiettisticamente sia che siano oppositori troskisti un po’ troppo bohemien che efficienti e implacabili funzionari dell’apparato poliziesco staliniano dell’NKVD.
C’è l’eterna destra tedesca fatta di militari, industriali e borghesi che rimpiange la perduta grandeur, ricorda i camerati caduti e trama nell’ombra.
E poi c’è un treno. Un lungo treno merci attorno al quale sembra ruotare la sorte di tutti i protagonisti. Per i motivi più svariati tutti, ma proprio tutti, sono interessati al convoglio ed alla merce…anzi…alle merci che trasporta…

Ma torniamo all’inizio.
La fame, la guerra ed il comunsimo come temi dominanti dicevamo.

La fame compare quasi in ogni capitolo della serie. Come raramente viene descritta nelle produzioni televisive. Le code dei disoccupati e delle disoccupate in cerca di un lavoro, la miseria nera dei quartieri popolari, la prostituzione come mezzo necessario (e neppure il peggiore!) per raccimolare un po’ di soldi. I personaggi della Berlino povera che quando capitano in un ristorante invitati a cena si avventano sul piatto magari lasciato a metà da chi gli sta di fronte e può permetterselo, lo stile con cui il resto di un conto pagato viene lasciato sul tavolo del ristorante cosicché chi non ne ha possa avere qualche soldo in più…

Il ricordo della Grande Guerra e della sua disastrosa conclusione è un’altra costante. La Germania oltre a uscire sconfitta e umiliata dal conflitto ha avuto più di 2 milioni di morti. I morti della guerra sono un’immagine sempre presente. Non c’è un solo personaggio che non abbia avuto un affetto stroncato dal conflitto o non conoscesse qualcuno caduto in trincea. C’è chi ricorda con dolore. Chi con angoscia. Chi con un senso nostalgia e una pericolosa volontà di rivincita. Le cicatrici della grande massacro ci si mostrano. Puntata dopo puntata.

Poi c’è il comunismo. Che qui appare con due facce. Quella movimentista, un po’ ingenua, “casinista” e destinata al massacro dei comunisti tedeschi (ma anche degli esuli anti-stalinisti russi). E quella opposta dei comunisti sovietici che sono già diventati un potere con cui tutti devono fare i conti. Un potere che ci viene mostrato col suo volto più tetro, poliziesco e sanguinario, ma che, non smette di affascinare. E’ importante ricordare che a fine ‘27 Stalin esce vincitore dal congresso del PCUS, nel 1928 viene lanciato il Primo Piano Quinquennale che trasformerà e sconvolgerà per sempre la struttura sociale russa e nel Febbraio del ‘29 Trotsky viene espulso dall’Unione Sovietica. Il comunismo sovietico e staliniano si staglia quindi sulla serie, sulla Germania e sull’Europa occidentale tutta.

E il nazismo chiederete voi!? Il nazismo sembra invece essere il convitato di pietra di una serie ambientata nella Germania di Weimar solo 4 anni prima che questa sprofondi nelle tenebre del regime hitleriano.
Di Hitler e dei suoi si parla pochissimo.
Certo la Germania reazionaria si palesa, ma non Hitler, non le SA, non le SS né il Partito Nazionalsocialista.
Il non parlarne è ottimo espediente narrativo.
Crea infatti un senso di spasmodica e angosciosa attesa.
“Ma i nazi quando arrivano!?” si chiede spesso lo spettatore.
Ed è come se un senso di rischio e tragedia incombente, il famoso non detto, aleggi sulle otto puntate della prima serie.

Ma forse c’è qualcosa di più profondo.
Le prime elezioni in cui il partito di Hitler esplode sono del 1930 e qui siamo nel 1929.
E’ come se gli autori cercassero di comunicarci qualcosa.
Forse che il futuro non è scritto e che l’avvento del Terzo Reich non era scontato.
Un messaggio anche per l’oggi?

Nella seconda serie le prime risposte a questa domanda…

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