Greek Salad – Atene is the new Berlino

A più di vent’anni dal successo de Lappartamento spagnolo il regista Cédric Klapisch torna a trattare il tema della gioventù europea. E lo fa, allineato ai tempi che cambiano, con una serie: Greek Salad, che narra le avventure di Tom e Mia, due fratelli francesi che si trovano, per due motivi diversi, a vivere ad Atene.

Capita ancora una volta che sia un teen drama a incaricarsi di parlare di temi di attualità che certe serie per adulti cercano invece di evitare come la peste.

Tom e Mia sono i due figli di Xavier e Wendy, che avevamo conosciuto come protagonisti di L’appartamento spagnolo e del suo seguito del 2005 Bambole russe. Il primo è un ventiseienne neoimprenditore impegnato con la sua strat up nella difficile arte di far convivere un progetto green con l’idea di arricchirsi. La seconda, più giovane, sta vivendo l’esperienza del suo anno di Erasmus ad Atene. Capita che dopo il funerale del nonno (al quale Mia è, secondo la famiglia, ingiustificabilmente assente) Tom scopra, all’apertura del testamento, di aver ereditato insieme alla sorella un immobile nella capitale greca acquistato dal defunto parente negli anni Settanta. Ed eccolo dunque partire per Atene dove fa una prima, notevole scoperta. Mia ha lasciato l’università, vive in una casa occupata ed è diventata una combattiva attivista nelle lotte di solidarietà con i migranti. Da qui nasce un turbine incessante di eventi che trasformerà totalmente la vita dei due protagonisti.

Se l’architrave narrativa utilizzata dal regista francese è la medesima delle due pellicole precedenti, ovvero lo scontro-incontro tra giovani (in questo caso non solo europei) appartenenti a culture diverse, si vede come i vent’anni passati tra il primo film e questa serie abbiano influenzato la narrazione. Se la prima era profondamente ottimista e leggera, la seconda non riesce a esserlo altrettanto. Sì, perché tra il 2003 e il 2023 moltissime cose sono successe e cambiate: c’è stata la grande crisi economica iniziata nel 2008, il terrorismo internazionale, la crisi migratoria, la pandemia, la guerra… Addio spensieratezza! Nonostante questo, Klapisch mette in scena con la poesia (e una certa grazia) che lo contraddistingue temi scottanti di grande attualità.

L’Atene dei nostri giorni, uscita devastata e stremata dalla politiche punitive di austerità imposte dai dogmi neoliberisti nel 2015, è rappresentata come una città che sta rialzando la testa, piena di guai, ma anche di voglia di vivere, dove si aprono grandi possibilità. Un po’ come la Berlino degli anni appena successivi alla caduta del Muro. Qui vediamo Tom e Mia, insieme alle tante nuove e importanti conoscenze, sballottati da una parte all’altra della metropoli (e non solo) un po’ come il giovanissimo Alexander “Alex” Kerner di Goodbye Lenin nella Berlino del 1989. Se Mia, con la sua irrequietezza, diventa a volte una vera e propria calamita di guai, Tom invece sarà quello che ben presto dovrà confrontarsi con la durezza della realtà mettendo da parte i suoi progetti di profitto “eticamente accettabili”, per avviare un notevole processo di crescita personale. Il tutto attorniato da un folto gruppo di co-protagonisti pronti a lanciarsi a testa bassa nel solito guaio quotidiano.

Se il significato di fondo della serie riguarda l’importanza della vicinanza e della prossimità per generare empatia e abbattere i pregiudizi reciproci, per lo sviluppo della storia ha un ruolo centrale una violenza di genere con tutte le difficoltà del raccontarla e gestirla pubblicamente da parte della vittima, soprattutto all’interno di ambiti politicamente impegnati.

Se c’è un limite nell’opera a puntate di Klapisch è che forse avrebbero meritato maggior attenzione le esistenze dei locali, la gioventù greca che ha visto le proprie vite devastate dall’austerity e che ora, dopo anni di rivolta e il “tradimento” della sinistra di Tsipras al referendum del 2015, vive sotto le grinfie di un governo di destra molto simile al nostro, quello di Kyriakos Mītsotakīs.

D’altro canto, va detto che chi ha girato e vissuto l’Europa nello stesso modo dei protagonisti della serie, chi pensa che non sia importante tanto come e dove vivi, ma la qualità dei rapporti umani che costruisci e sperimenti non potrà che immedesimarsi (e a volte commuoversi) nei giovani che animano la storia.

 

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