“This is going to hurt”, not the usual medical drama

Ho sempre guardato con distacco le serie medical. Ho schivato con attenzione Grey’s Anatomy, dato il giusto peso a un’ottima serie come ER, pianto per Mark Greene, imparato che la zoppia di Kerry Weaver mi avrebbe accompagnato fino alla comparsa dell’orribile House. Ogni qualvolta in una serie vedevo comparire un camice, fino ai più recenti New Amsterdam, il mio pollice scattava con una velocità sospetta.
Fino a quando non ho incontrato This is going to hurt.

Tratta dall’omonimo libro di Adam Key, questa serie della BBC (strano, gli inglesi che sanno fare le serie!), non utilizza l’ospedale come involucro, ma affronta il tema medico da tutte le prospettive, deontologica, emotiva, confidenziale, etica. La vita del protagonista Adam, dottore nel reparto di ostetricia (uno straordinario Ben Whishaw), è di per sé una vita spigolosa, arenata nell’incapacità di spogliarsi di una serie di sovrastrutture e imposizioni che non gli consentono, al di fuori del contesto lavorativo, di vivere liberamente la propria sessualità.

La difficoltà a trovare una propria collocazione, l’ambizione di crescere velocemente nelle gerarchie del reparto, l’impossibilità di affrontare turni massacranti, la mancanza di empatia verso i colleghi, in particolar modo la sua specializzanda, il goffo tentativo di sorvolare sui propri ineludibili errori, la presa di coscienza che dalla sottovalutazione di una diagnosi possa scatenarsi un dramma, ecco, tutto questo causa l’insicurezza che l’efebico Adam si trascina anche al di fuori delle mura ospedaliere.

E la critica feroce verso il sistema sanitario pubblico si manifesta in tutto il suo fulgore, fino ad essere però ridimensionata e spenta quando Adam (in attesa di un processo per un suo errore durante un parto) decide di prestare servizio per una notte in una costosissima clinica privata, provvista di ogni comfort, ma sprovvista di farmaci e di personale in grado di affrontare difficoltà tutto sommato di semplice soluzione.

Persino la scelta cromatica restituisce dei significati differenti alle scene. I colori desaturati che a mio giudizio evidenziano la fatica sul viso di Adam, il buio che spesso si percepisce nelle stanze e nei corridoi li ho vissuti in maniera vagamente claustrofobica.

In This is going to hurt c’è sostanzialmente tutto. La sofferenza, personale e indiretta. Il senso dell’etica verso un lavoro che non dovrebbe essere esclusivamente considerato come tale, la fragilità dell’uomo e dei rapporti che intercorrono con le persone con cui si relaziona, la difficoltà di una coppia quando parte di essa non trova una propria collocazione. Insomma è un bellissimo compendio di quante volte la semplicità possa trasformarsi in tragedia e di quanto gli esseri umani si perdano quotidianamente nelle proprie vite, chiudendo gli occhi e riaprendoli solo quando il tempo ormai ha consumato la propria tragedia.

RM

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