13/10 – Giochi insostenibili: assemblea-critical mass contro le Olimpiadi invernali 2026

Venerdì 13 ottobre, nel secondo giorno del World Congress for Climate Justice, l’assemblea metropolitana milanese “Giochi Insostenibili” chiama alla mobilitazione e alla discussione pubblica sulle prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026: il prossimo grande evento del saccheggio e della insostenibilità, sociale e ambientale.
Appuntamento ore 17 all’Università Statale di Milano, in bici e a piedi: perché il cambiamento climatico non è un gioco, perché le Olimpiadi sono paradigma di un modello di sviluppo ecocida, per rivendicare un altro modello di città.
Info: olimpiadi@anche.no


Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, annunciate quattro anni fa come i Giochi Invernali più sostenibili di sempre, narrazione alimentata a colpi di rendering e di greenwashing, stanno dimostrando il loro volto più autentico e presentando un conto pesantissimo in termini di impatto sugli ecosistemi montani, consumo di suolo, alterazione di sistemi idrogeologici e distruzione di boschi nelle vallate alpine interessate. Al contempo, stanno facendo proliferare nuovi progetti di impianti di risalita e sistemi di innevamento artificiale su tutto l’arco alpino. Parallelamente, a Milano, alimentano e accelerano dinamiche già in atto di privatizzazione della città pubblica, consumo di suolo, turistificazione e finanziarizzazione della città, con pesanti effetti sociali e sul costo delle case, soprattutto nel quadrante sud-est di Milano, ma più in generale in tutta l’area metropolitana, con conseguenze di sostituzione abitativa. Il modello di mobilità previsto dal dossier olimpico, e le relative opere e infrastrutture comprese nel Decreto Olimpiadi, è prevalentemente basato sul trasporto su gomma. A simboleggiare questa continuità nell’economia del fossile è la sponsorizzazione di ENI ai Giochi.

La scelta di sparpagliare le sedi di gara tra Lombardia, Veneto e province di Trento e Bolzano, interessando buona parte dell’arco alpino centro-orientale, ha accentuato l’impatto negativo in termini ambientali e climatici, aggravato dalla scelta di adottare procedure in deroga a norme sugli appalti e valutazioni ambientali strategiche (VAS) e di voler costruire ex novo impianti per sport con pochi praticanti e strutture già esistenti nel Paese o immediatamente al di là dei confini (come il caso della Pista da Bob a Cortina o degli impianti per lo short track e il curling a Milano), rifiutando ogni opzione di riutilizzo di questi impianti. A questo si accompagna un bilancio di spesa con costi lievitati oltre i 3 mld di euro, a fronte del costo zero per le casse pubbliche promesso in origine, senza contare i miliardi che saranno spesi per infrastrutture viabilistiche non indispensabili per lo svolgimento dei Giochi. Un modello organizzativo già visto e che porta inevitabilmente, come accaduto in altre occasioni, a un peggioramento delle condizioni lavorative di chi sarà coinvolt* in queste imprese (sfruttamento e sicurezza precaria) e a un aumento delle misure securitarie che restano poi come souvenir dei giochi. In tutto questo qualsiasi discorso sullo sport, sul creare le migliori condizioni possibili per chi gioca e chi guarda è dimenticato, rimangono il cemento e l’esercito.

Quanto sta accadendo conferma l’incompatibilità del modello proprio dei grandi eventi con la benchè minima idea di sostenibilità. Il problema non riguarda solo Milano-Cortina 2026 o l’Italia. E’ proprio il loro modello a essere sempre più indesiderabile e insostenibile per i territori, come dimostra quanto sta accadendo in Francia con le proteste contro le Olimpiadi di Parigi 2024, che hanno intersecato le lotte sociali, e l’opposizione ai possibili giochi invernali 2030 ad Embrun, fatta propria dai movimenti climatici francesi. Non è più possibile portare avanti questo modello a fronte della crisi climatica e ambientale globale così come la pratica di certe discipline sportive non può più essere governata solo dagli interessi del business.
Occorre rompere la “pax olimpica”, rendere evidente e tangibile l’opposizione di popolazioni e territori, promuovendo un fronte comune che sviluppi forme di resistenza e la capacità di arrivare a modificare, per quanto possibile, scelte che oggi appaiono definite per sempre. Come possiamo costruire un’opposizione sociale e politica alle Olimpiadi 2026 e più in generale ai grandi eventi? Come possiamo fermare questo processo? Quali strumenti e quali azioni sono utilizzabili e praticabili? Come agganciare le mobilitazioni e le realtà internazionali attive sugli stessi temi? Si può immaginare un altro modo di fare le Olimpiadi e le grandi manifestazioni sportive?
Questi temi e le domande che proveremo ad affrontare assieme nel workshop sulle Olimpiadi all’interno del World Congress for Climate Justice, il prossimo 13 ottobre a Milano, con appuntamento alle 17 in Università degli Studi – Via Festa del Perdono.
Assemblea metropolitana milanese “Giochi Insostenibili”

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