Camici bianchi «donati» alla regione, dubbi sul ruolo di Fontana

La Procura di Milano stringe su Fontana e verifica il ruolo del governatore lombardo nel caso della fornitura di 75mila camici e dispositivi di protezione da parte di Dama srl, società di Andrea Dini, cognato di Fontana, e della quale fa parte con il 10% anche la moglie, Roberta Dini. Arriva nella serata di ieri la notizia di un interessamento del numero uno del Pirellone nella fase di trasformazione dell’ordine di acquisto in donazione. In particolare, il governatore si sarebbe interessato alla vicenda dopo il 15 maggio, giorno in cui fu intervistato dalla trasmissione Report, che per prima aveva sollevato il caso, sulla gestione regionale dell’emergenza Coronavirus. Un atteggiamento di sostanziale interesse che trova riscontri in alcuni elementi acquisiti tra gli atti di indagine e su cui sono in corso le dovute verifiche.

Inizialmente fatto passare per contributo gratuito, l’inchiesta giornalistica ne aveva svelato le anomalie di gestione della fornitura. Le evidenze hanno portato infatti a iscrivere nel registro degli indagati Dini e il direttore di Aria, la centrale di acquisti di Regione Lombardia, Filippo Bongiovanni. L’inchiesta della Procura milanese, che indaga per turbativa d’asta, ha portato dunque ad ascoltare per 7 ore Carmen Schweigl, la responsabile della struttura gare e numero due di Aria. Durante l’audizione come teste, i pm Scalas, Filippini e Furno, hanno analizzato insieme alla dirigente molti documenti, tra cui le note di credito che traccerebbero l’acquisto dei camici. Dei 75mila risultanti dai documenti della fornitura, 50mila sarebbero stati messi a disposizione di Aria, come donazione da parte di Dama srl. Società che, però, dopo il 20 maggio, quando avvenne la trasformazione da fornitura in donazione, avrebbe cercato di rivendere i restanti 25mila. Dagli atti risulterebbe anche che la donazione non sia mai stata formalmente conclusa.

Un’altra grana per Fontana, costretto a incassare un ulteriore sconfitta dopo il fallimento clamoroso della sua Giunta a Palazzo Pirelli che nel voto di martedì era andata sotto nella mozione del Pd contro la sanità privata. Ma c’è dell’altro nella vicenda camici: l’assessore lombardo all’Ambiente Raffaele Cattaneo, responsabile dell’unità regionale per il reperimento di mascherine e altri dispositivi, avrebbe addirittura consigliato ad Aria, la società Dama. Lo si apprende sempre in seguito alla testimonianza chiave di ieri in Procura.

Sulle barricate le opposizioni che – ancora orfane della commissione d’inchiesta in Regione – premono per fare chiarezza: «Da Fontana troppe reticenze e imbarazzato silenzio. Poteva chiarire in Consiglio e non lo ha fatto, ora attendiamo che la magistratura faccia il suo lavoro», hanno spiegato dai vertici del Pd lombardo . «Sulla vicenda- commenta il capogruppo dem Fabio Pizzul – troppe domande sono restate senza risposta». Tra gli interrogativi rimasti in sospeso, infatti, il rifiuto da parte di Fontana di riferire in aula per chiarire il caso. Le opposizioni tirano in ballo anche la vicenda Diasorin, da settimane tallone d’Achille di Palazzo Pirelli e chiedono alla regione di fare chiarezza senza dover attendere l’intervento della magistratura.

di Francesca del Vecchio

da il Manifesto del 10 luglio 2020

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