In Europa non c’è nessuna invasione di migranti

Il rapporto della Fondazione Moressa smonta i principali stereotipi sui flussi migratori.

Gli stranieri in Europa sono 40 milioni, il 7,8% del totale della popolazione. Con una simile percentuale viene da pensare che l’unica «invasione» in corso sia quella di allarmi e fake news, soprattutto considerando che il dato include anche i cittadini comunitari residenti in altri paesi Ue. Come dire, i migranti siamo noi.

I numeri vengono dal rapporto Gli stranieri ci invadono? Analisi e considerazioni su dinamiche demografiche in corso in Italia e in Europa, pubblicato ieri dalla Fondazione Leone Moressa. L’istituto di studi e ricerche di Mestre è specializzato nei fenomeni e nelle problematiche relative alla presenza straniera sul territorio e promuove la ricerca scientifica attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati e informazioni sul fenomeno migratorio.

La sua ultima pubblicazione ha lo scopo esplicito di smontare pregiudizi e stereotipi che riguardano una delle questioni più calde degli ultimi anni, intorno alla quale alcune forze politiche continuano ad agitare allarmi strumentali a capitalizzare il livello di insicurezza delle società contemporanee. Sono nate così teorie complottiste sulla «sostituzione etnica», come il cosiddetto «piano Kalergi», e hanno assunto un ruolo importane nella percezione del fenomeno emotività ed esposizione mediatica. Per questo per la Fondazione Moressa «è quanto mai opportuno riportare l’attenzione sui dati».

«Lo stereotipo ha quasi sempre una base di verità, dato che generalmente nasce dall’osservazione empirica di un elemento realmente esistente – sostiene il rapporto – La distorsione sta però nella generalizzazione di quel dato». Sono diversi gli stereotipi che lo studio dimostra essere errati.

Il primo è che i migranti siano diretti soltanto (o prevalentemente) verso l’Europa. Al contrario, le migrazioni sono un fenomeno strutturale a livello globale, che coinvolge tutti e cinque i continenti ed è in aumento grazie alle crescenti interconnessioni tra aree del pianeta. Secondo le Nazioni Unite le persone attualmente residenti fuori dal paese di nascita sono 272 milioni, il 3,5% della popolazione mondiale.

I cinque Stati che ospitano più migranti sono: Usa (51 milioni), Arabia Saudita e Germania (13 milioni), Russia (12 milioni), Regno Unito (10 milioni). I paesi da cui si sono trasferite all’estero il maggior numero di persone, invece, sono: India (17,5 milioni), Messico (11,8 milioni), Cina (10,7 milioni), Russia (10,5 milioni), Siria (8,5 milioni). A parte il caso eccezionale e significativo della Siria distrutta dalla guerra, gli altri sono banalmente paesi molto popolosi. Nessuno appartiene al continente africano.

Il secondo stereotipo è che le rotte migratorie seguano necessariamente la direttrice da sud a nord. Spesso questa argomentazione viene associata alle tendenze demografiche globali, per sostenere che la crescita della popolazione africana e la diminuzione di quella europea produrranno necessariamente un esodo da quell’area a questa. Una sorta di versione sociale del principio fisico dei vasi comunicanti.

Invece, mostra il rapporto, i flussi migratori sono fenomeni molto più complessi, determinati da una molteplicità di fattori e non seguono un’unica direttrice. Questo vale soprattutto nel caso delle migrazioni «forzate». Secondo il rapporto Unhcr 2018, menzionato dalla Fondazione Moressa, su 70,8 milioni di migranti forzati 41,3 rimangono nel proprio paese. Il 58% delle persone costrette a lasciare la loro casa, quindi, sono sfollati interni. Gli altri, rifugiati (37%) e richiedenti asilo (5%), finiscono spesso in Stati vicini, nella stessa area geografica. Infatti i paesi che ospitano più profughi sono: Turchia (3,7 milioni), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,2 milioni), Sudan e Germania (entrambi con 1,1 milioni). Solo quest’ultima fa eccezione a quanto detto in precedenza.

Anche rispetto all’Italia, l’invasione è soprattutto nella testa, a livello percettivo. Secondo gli intervistati nell’indagine Eurobarometro 2018 la presenza straniera nel nostro paese era del 24,6%, il triplo del dato effettivo (8,5%). In numeri assoluti si tratta di 5 milioni e 225 mila di persone. Secondo lo stereotipo sono principalmente africani, maschi e musulmani. Ma tra i primi 20 paesi di provenienza solo Nigeria e Senegal si trovano in Africa (sette sono europei). Su genere e religione, poi, i numeri parlano chiaro: i migranti in Italia sono soprattutto cristiani (52,2%) e donne (51%).

di Giansandro Merli

da il Manifesto del 4 febbraio 2020

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