L’azzardo estivo di Matteo Salvini

Crisi di governo agostana.

Cade o non cade? Bluff o o realtà? Queste le domande più diffuse nella giornata di ieri.

È stato un giovedì 8 agosto convulso quello appena passato e in serata si è capito che il Ministro dell’Interno aveva deciso di staccare la spina del Governo giallo-verde.

Il casus belli è il voto di mercoledì sul TAV.

I toni della nota che certifica la crisi uscita poco dopo le 20 sono duri e perentori:

“Inutile andare avanti a colpi di NO e di litigi, come nelle ultime settimane, gli italiani hanno bisogno di certezze e di un governo che faccia, non di Signor No (…). Non vogliamo poltrone o ministri in più, non vogliamo rimpasti o governi tecnici: dopo questo governo (che ha fatto tante cose buone) ci sono solo le elezioni. L’ho ribadito oggi al presidente Conte: andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav e dai ripetuti insulti a me e alla Lega da parte degli ‘alleati’ , e restituiamo velocemente la parola agli elettori (…). Le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo e i parlamentari (a meno che non vogliano a tutti i costi salvare la poltrona) possono tornare a lavorare la settimana prossima, come fanno milioni di Italiani”. 

L’elemento più interessante sta nell’ultima frase. Salvini vuole fare in fretta, ma poiché i tempi della crisi non li decide lui, tira per la giacca il Presidente della Repubblica Mattarella.

Le sue intenzioni le dichiara poco dopo in un comizio a Pescara: andare al voto il 13 ottobre e correre da solo.

Poco dopo, in una conferenza stampa, il premier Giuseppe Conte prende la parola. Sono le 22,45.

Queste le frasi principali di una dichiarazione piuttosto breve, meno di 7 minuti, ma abbastanza ferma:

-Farò in modo che questa crisi, da LUI innescata, sia la crisi più trasparente della storia repubblicana.

-Non considero il confronto tra Governo e Parlamento un orpello, ma l’essenza della democrazia.

-Non spetta evidentemente al Ministro dell’Interno convocare le Camere e decidere i tempi di una crisi politica.

-Al Ministro dell’Interno spetterà di spiegare al Paese le ragioni che lo inducono a interrompere l’azione del Governo.

-Questo Governo non era in spiaggia.

Come a dire: “Hai voluto la crisi!? I tempi non li deciderai tu e dovrai spiegare tutto”. Poi il colpo di sciabola finale con la dichiarazione velenosa sulla spiaggia che fa immediatamente pensare alle scene del Papeete.

In tutto questo Di Maio ricopre il ruolo del “bravo ragazzo” e della vittima e rilancia subito sul taglio dei parlamentari previsto per settembre. Un altro modo per prendere tempo…

E mentre la Meloni invoca le urne per un governo sovranista, il PD, come sempre diviso al suo interno e abbastanza irrilevante, prende atto della decisione salviniana. Renzi, tornato in queste settimane sempre più prepotentemente sulla scena, rilascia una dichiarazione frizzante: “Questo Governo ha fallito e ha fallito prima del previsto. Il tempo è galantuomo, la verità arriva. E bene abbiamo fatto a essere coerenti con le nostre idee, non solo sulla Tav. Capitan Fracassa non ha avuto coraggio di fare la legge di bilancio e ha troppa paura delle inchieste. Adesso tutti a spiegare casa per casa perché grazie a Salvini l’IVA aumenta al 25% e i mercati ballano. La Lega Ladrona fa male all’Italia”.

La volontà del capo della Lega è evidente: capitalizzare i risultati di questo anno di governo che lo hanno visto in posizione egemonica con i 5 Stelle costantemente costretti a inseguire e crollati dal 33% delle politiche del marzo 2018 al misero 17% delle europee di maggio.

I sondaggi lo danno al 36% e molti paventano una destra facilmente sopra il 50%. In quel caso dovremo prepararci a essere catapultati direttamente non nel 1922 come molti pensano, ma nell’Europa dell’est, a fare compagnia a Polonia e Ungheria.

La grande questione sottaciuta si chiama manovra finanziaria e, di conseguenza, Europa.

Chi scriverà la legge di bilancio di questo autunno? Roma o Bruxelles?

Salvini fino a oggi le ha azzeccate tutte. Certo è che l’arroganza con cui ha affrontato questo passaggio lo fa sembrare molto simile al Renzi dell’anno prima del referendum costituzionale.

Non sempre poi chi decide di staccare la spina per andare alle elezioni anticipate credendo di stravincere riesce a ottenere il successo desiderato. Le ultime elezioni anticipate in questo Paese risalgono al 1996 e colui che fece di tutto per andarci, l’allora capo di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, alla fine uscì sconfitto dalla tornata elettorale (insieme a Berlusconi) dove a vincere fu Prodi.

La storia non si ripete mai uguale a se stessa e il Capitano potrebbe aver azzeccato anche questa.

Vedremo.

Per quanto riguarda il nostro campo è certo che, senza un progetto altro, capace di far sognare le persone, la condanna alla marginalità sarà scontata. Il 27 settembre, ricordiamocelo bene, c’è il terzo sciopero per il clima.

 

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