L’ennesimo maxi-scandalo?
Quella di oggi è stata una mattinata difficile per una parte della classe dirigente lombarda. Tra imprenditori, amministratori pubblici e esponenti politici si contano 95 indagati per associazione a delinquere e corruzione, 43 dei quali hanno ricevuto una custodia cautelare di cui 12 in carcere.
Tutti i politici sono riconducibili alla coalizione di centro-destra vincente nelle elezioni regionali e politiche dello scorso anno. Tra gli accusati c’è Pietro Tatarella, candidato di Forza Italia alle Europee che, secondo la Procura di Milano, avrebbe incassato cinquemila euro al mese da Ecol Service, oltre che biglietti aerei, automobili e una carta di credito per mettere in contatto l’imprenditore Daniele D’Alfonso con i vertici amministrativi regionali e di Amsa (l’azienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti) indicandogli chi corrompere, e il sottosegretario azzurro della Regione Lombardia Fabio Altitonante e il parlamentare di Forza Italia Diego Sozzani, accusato di finanziamento illecito ai partiti.
Accuse rivolte anche a Fratelli d’Italia che, secondo gli investigatori, avrebbe ricevuto sistematicamente contributi economici illegali anche in occasione della campagna 2018 per le consultazioni politiche e regionali.
Lo stesso procuratore di Milano Francesco Greco ha confermato, in conferenza stampa, la collusione tra diversi imprenditori, politici presenti nell’amministrazione pubblica e le cosche della ‘ndrangheta per favorire un’associazione di tipo mafioso, mirante alla corruzione e turbativa d’asta nella gestione di appalti pubblici.
Spinoso il caso del Presidente della Regione Attilio Fontana che ha rifiutato la richiesta da parte di Gioacchino Caianiello e Giuseppe Zingale a fare ottenere tramite l’ente Afol, di cui Zingale è direttore generale, consulenze onerose in favore dell’avvocato Luca Marsico, socio dello studio Fontana-Marsico. L’erede di Maroni sembrerebbe non aver compreso di essere di fronte ad un tentativo di corruzione, confondendo l’illecito con degli affari ordinari, così al processo sarà considerato parte lesa.
Il “Sistema Lombardia” sembra continuare a confermarsi endemicamente affetto da casi di malaffare e corruzione che, periodicamente, si ripetono senza che nulla cambi realmente. Da notare come la magistratura abbia colpito un partito ormai in declino come Forza Italia risparmiando in qualche modo la Lega all’apogeo del suo potere. Del resto, sin da Tangentopoli ’92, le procure sono andate a colpire quegli elementi di potere che mostravano già i primi segni di fragilità e declino (in quel caso il pentapartito) decimando una classe dirigente corrotta, ma cui non è seguito nulla di molto meglio. Come ai tempi delle inchieste su Sala, sicuramente non gioiamo pensando che la stratificazione ormai decennale di potere di destra lombardo vada sconfitto politicamente prima che giudiziariamente.
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