Lombardia – 80mila dosi disponibili, somministrazioni al palo

Dopo il certificato flop della campagna vaccinale antinfluenzale, la Lombardia punta a un altro primato: quello per il minor numero di vaccini anti-Covid somministrati. Stando ai dati forniti dal Ministero della Salute – gli unici disponibili, visto il silenzio del Pirellone – delle 80.595 dosi consegnate alla Lombardia – il numero più alto in Italia e quasi il doppio rispetto a Sicilia (46.510), Lazio (45.805) ed Emilia Romagna (43.875) – ne sono state somministrate 2.171. Solo il 2,7% del totale (dati aggiornati alle 13.45 di ieri).

Una percentuale insignificante se paragonata al numero di dosi ricevute e all’incidenza del Covid sul territorio. Peggio della Lombardia solo Abruzzo e Molise, che hanno utilizzato l’1,7% delle dosi, seguiti dalla Sardegna con l’1,9%. Un fallimento che ricorda quello della campagna per l’immunizzazione dall’influenza dello scorso autunno, causato dalla gestione improvvisata della Sanità.

«I vaccini sono arrivati in anticipo rispetto alle attese», (il 4 gennaio, ndr), è la spiegazione ufficiosa. Il dubbio, però, è che un piano vaccinale non ci sia affatto e che la data di arrivo delle fiale non sia il vero problema. Se il piano ci fosse – come assicurato da Fontana – sarebbe bastato anticiparlo di qualche giorno e sfruttare il vantaggio temporale contro la malattia.

Ma la Direzione generale al Welfare, con il consulente Giacomo Lucchini, e le Ats (Agenzie di Tutela della Salute), organi incaricati di pianificare la distribuzione, sono ancora ben lontani da un programma definitivo e trasparente. Spulciando sul sito di Regione, si legge che «l’avvio della campagna con somministrazione agli operatori degli hub» durerà circa 3 settimane «per poi procedere con presidi e Rsa».

Non un dato sul numero di dosi da somministrare o sui criteri di scelta. Motivo per cui le Asst e le altre strutture sanitarie stanno procedendo in autonomia. Risultato: la classe anagrafica più vaccinata è quella tra i 50 e i 59 anni (662), seguita da quella tra i 40 e i 49 anni (490). Fanalino di coda gli anziani dai 70 in su: circa una ventina. Frutto di queste autogestioni sono anche situazioni come quella del San Gerardo di Monza dove «il personale non dipendente, tra cui i medici specializzandi, potranno prenotare il vaccino solo dopo il personale dipendente».

Una decisione «discriminatoria», secondo l’associazione di categoria dei giovani camici bianchi, che si sono ribellati alla decisione. «Lo è ancor più dopo l’approvazione della legge di bilancio che prevede che gli specializzandi potranno essere reclutati come vaccinatori».

di Francesca del Vecchio

da il Manifesto del 3 gennaio 2021

 

 

 

 

I dati della campagna vaccinale al 3 gennaio 2021

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