Lombardia a rilento, nel piano Bertolaso entrano i privati

I numeri del contagio sono da zona rossa, le nuove restrizioni continuano a essere arancione rafforzato. Il Presidente lombardo Attilio Fontana ha firmato tre ordinanze che entreranno in vigore da mercoledì 3 marzo e che prevedono l’arancio scuro in dieci Comuni della provincia di Milano, in tutta la provincia di Como e in buona parte di quelle di Mantova, Pavia e Cremona. La provincia di Brescia resterà in zona arancione rafforzato per altri otto giorni. La variante inglese corre veloce, la politica è lenta e ripete errori e modalità che abbiamo già visto.

Tra le cose che ritornano c’è la mano tesa alla sanità privata da parte della giunta lombarda. La Regione non è capace o non vuole gestire la sanità attraverso le strutture pubbliche e anche sui vaccini anti-Covid chiede aiuto (e fa un regalo) ai privati. Stringi stringi il ritorno in Lombardia del super commissario Guido Bertolaso, che aveva promesso di vaccinare tutti entro giugno, si traduce nella consegna di un pezzo della campagna vaccinale alla sanità privata, almeno fino a quando da Roma il governo non muoverà le truppe della Protezione Civile per il piano nazionale. La Regione ha chiesto nei giorni scorsi la disponibilità a strutture come il gruppo San Donato, il San Raffaele, la Multimedica, l’Auxologico, l’Humanitas, che hanno risposto positivamente. Dall’inizio della campagna il 18 febbraio sono state somministrate complessivamente 61.615 dosi su una platea di circa 700 mila over 80. Poche, troppo poche rispetto alle altre regioni. In Lombardia la percentuale di vaccinati over 80 è ferma intorno al 6%, nel Lazio sono al 22%, in Campania 18%. «Attendiamo di partire nei prossimi giorni» ha detto Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi.

Al cittadino cambierà poco, dovrà recarsi in una struttura privata anziché pubblica. La Regione rimborserà i privati per la prestazione. Le regole d’ingaggio e i contratti non sono ancora stati definiti ma si parla di 12-15 euro a dose somministrata. Per fare un paragone, ai medici di base vanno circa 8 euro di rimborso.

La campagna di vaccinazione va a rilento anche nei comuni più colpiti dalla variante inglese e fa fatica a prendere forma il cosiddetto «cordone sanitario» tra le province di Brescia e Bergamo, zone dove la variante inglese circola da un mese. La fotografia della disorganizzazione lombarda è il ponte che collega Paratico e Sarnico, il primo comune in provincia di Brescia, il secondo in quella di Bergamo. In mezzo il fiume Oglio. Sulla sponda bergamasca la vaccinazione degli over 60 è partita, almeno nelle prenotazioni, su quella bresciana ancora nessuno sa nulla. I sindaci sono in rivolta, anche se l’Asst Franciacorta ha assicurato che vaccineranno tutti entro una settimana nei primi 8 comuni indicati dalla Regione, a metà pomeriggio però nessuno aveva ancora ricevuto sms con luogo e ora della vaccinazione.

Intanto si alza il fronte della scuola perché a differenza di altre regioni in Lombardia la campagna per docenti e personale Ata non è ancora iniziata. Anzi, invece che partire dai nidi dove si sta diffondendo la variante inglese e poi su dalle scuole dell’obbligo alle Università, la giunta lombarda ha deciso di partire proprio dagli atenei che stanno svolgendo buona parte della didattica a distanza. I lavoratori potrebbero entrare in stato di agitazione. «Mentre in molte regioni per il personale della scuola è in corso la regolare somministrazione dei vaccini, Regione Lombardia ha annunciato da tempo protocolli pronti da siglare con la Direzione Scolastica Regionale per l’imminente avvio, ma nessuno ne sa nulla» dice la Flc Cgil Milano. «Manca un piano vaccinale per il personale scolastico ed è ancora assente l’attivazione dei tracciamenti e delle operazioni di screening». Dice la segretaria milanese Jessica Merli: «Se non avremo risposte certe apriremo lo stato di agitazione».

Amara la considerazione di Vittorio Agnoletto, medico e responsabile dell’Osservatorio Coronavirus: «Soldi ai privati per fare i vaccini, dosi alle categorie produttive invece che prioritariamente alle persone anziane, la sintesi è che per la Regione Lombardia il profitto viene prima della vita delle persone».

di Roberto Maggioni

da il Manifesto del 2 marzo 2021

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