Lombardia, test in ritardo e poche informazioni

È ancora caos in Lombardia sui test per chi rientra dai paesi a più alto rischio Covid-19: Croazia, Grecia, Malta e Spagna. L’ordinanza del ministro della Salute che stabilisce l’obbligo di verificare l’eventuale contagio, con un tampone effettuato nelle 72 ore precedenti l’ingresso in Italia o nelle 48 successive, è stata emessa il 12 agosto. I test sono iniziati nei giorni scorsi negli aeroporti di Fiumicino, Ciampino, Torino, Catania, Palermo e Cagliari, ma nella regione italiana epicentro del contagio partiranno solo oggi e soltanto in uno scalo: Malpensa. L’Ats Insubria (ex Asl) fa sapere che devono essere prenotati sul sito di Sea Aeroporti e sono riservati «ai cittadini lombardi o ai viaggiatori stranieri che hanno in programma di permanere in Lombardia». Ne saranno fatti fino a 1.500 al giorno, su un totale di 6 mila riservati a chi rientra dai paesi segnalati. Si aggiungono ai 7 mila svolti quotidianamente. Per i passeggeri in transito, residenti o diretti verso altre regioni, o per i lombardi che non riescono a fare il test all’arrivo resta l’obbligo di contattare le aziende sanitarie di competenza nella destinazione finale.

A Linate i test dovrebbero iniziare invece domani mattina. Ancora nessuna notizia di se e quando saranno realizzati anche nello scalo di Bergamo Orio al Serio (il terzo per traffico a livello nazionale dopo Fiumicino e Malpensa). La notizia diffusa dall’assessore al welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera sulla possibilità di recarsi direttamente presso l’ospedale bergamasco di Seriate per fare il tampone è stata smentita dalla stessa struttura. Gallera ha ribadito che gli esami medici in aeroporto sono solo una delle possibilità per controllare chi torna dalle vacanze, ma che «il percorso preferenziale rimane il contatto diretto con le Ats di riferimento». Queste però sono sovraccariche di richieste e non riescono a rispondere nelle tempistiche previste dal decreto. Sono in tanti a denunciarlo in queste ore.

«Ho compilato la prenotazione online. Le 48 ore entro cui avrei dovuto fare il tampone sono scadute martedì, ma non mi ha chiamato ancora nessuno – racconta M.C., atterrato a Orio al Serio alla mezzanotte del 16 agosto con un volo partito da Atene – Un’amica tornata dalla Spagna il 15 agosto aveva avuto l’appuntamento solo il 20. Alla fine ha fatto il test privatamente. I tamponi a pagamento stanno dilagando: è una vergogna che a sei mesi dallo scoppio dell’epidemia il sistema pubblico non sia ancora in grado di garantirli a chi ne ha bisogno». C. è al momento in isolamento volontario perché lavora presso un’azienda, la Feltrinelli, che ha adottato il protocollo ministeriale e non quello regionale. Gli ha quindi chiesto di rimanere in quarantena fino al risultato del test. Per la Regione, invece, non è necessario restare a casa, basta indossare la mascherina e rispettare il distanziamento. «Non abbiamo previsto alcun isolamento fiduciario perché in Lombardia non trattiamo i cittadini come sudditi: confidiamo nel loro senso civico certi che rispetteranno le prescrizioni igienico-sanitarie sino al risultato del test virologico così come hanno saputo fare, prima e meglio di tutti, sin dai primi giorni dell’emergenza», ha scritto su Facebook il presidente della Regione Attilio Fontana.

Intanto i disservizi denunciati nella sua Regione vanno oltre le tempistiche dei test e riguardano la mancanza di informazioni negli aeroporti, la scarsa chiarezza delle informazioni diffuse e soprattutto la difficoltà a contattare i numeri telefonici indicati. «Siamo in tre sull’isola greca di Samothraki – afferma C. D. – Eravamo già qui quando è uscita l’ordinanza ministeriale. Abbiamo subito compilato il format online ma non ci hanno ancora fatto sapere niente. Il numero unico 116117 non è accessibile dall’estero, mentre a quello dell’Ats cade la linea prima di riuscire a parlare con un operatore. Non vogliamo assumerci il rischio di creare dei focolai. Non sappiamo cosa fare».

di Giansandro Merli

da il Manifesto del 20 agosto 2020

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