Diaz: dopo l’assoluzione di De Gennaro, occhi puntati sulla Cassazione

Il 22 novembre 2011 la IV Sezione della Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Genova, che, in riforma della sentenza assolutoria di primo grado, aveva condannato Giovanni De Gennaro e Spartaco Mortola per concorso nel reato di falsa testimonianza. La Cassazione, utilizzando la formula “perché il fatto non sussiste” ha provveduto a depositare le motivazioni il 28 maggio 2012, pochi giorni fa, sollevando molte critiche.

Tale vicenda costituisce un procedimento parallelo a quello principale sull’irruzione alla Scuola Diaz, per il quale è iniziata ieri, lunedì 11 giugno 2012, la prima udienza della Cassazione, che dovrebbe pronunciarsi con sentenza questo venerdì, 15 giugno.

Nel procedimento a carico di De Gennaro e Mortola per falsa testimonianza, secondo l’Accusa, l’ex Questore di Genova, Francesco Colucci, avrebbe profondamente modificato la ricostruzione dei fatti fornita in sede di indagine in relazione a tre diversi temi di prova (ossia: la persona dalla quale era partita la richiesta di far intervenire presso la Scuola, il Dott. Sgalla, responsabile dell’Ufficio Relazioni Esterne della Polizia; la consistenza delle notizie circa la possibile presenza di black-block all’interno della Scuola e le modalità di intervento alla Diaz, che doveva rimanere estranea alla all’operazione di perquisizione.).

Come ben ricostruisce Livio Pepino sul manifesto dell’11 giugno “Ad apparire singolare ai pubblici ministeri è stata la circostanza che quel radicale mutamento nella deposizione, che è valso a Colucci un processo per falsa testimonianza, sia intervenuto all’esito di un incontro con De Gennaro, da lui riferito e commentato in una serie di telefonate (intercettate) avvenute con Mortola (già capo della Digos di Genova all’epoca dei fatti), ed abbia determinato – sempre secondo quanto riferito da Colucci a Mortola – i «complimenti» del capo della polizia. Di qui la contestazione a De Gennaro di avere indotto Colucci a mentire.”

La Suprema Corte ha accolto invece i ricorsi degli imputati, annullando la sentenza di condanna d’appello poiché “scandita da sommarietà valutativa e da palesi lacune nella motivazione” e poichè, “tralascia  totalmente di confrontarsi in termini di critica logica e giuridica (…), in palese inosservanza dell’obbligo di completezza della motivazione di una sentenza di merito riformatrice di una anteriore decisione liberatoria(…).

In particolare la Cassazione ha ritenuto lacunosa la disamina della Corte d’Appello di Genova dei requisiti di pertinenza e rilevanza delle dichiarazioni di Colucci, nel processo principale sui fatti della Diaz, ed anche la dimostrazione dell’effettiva sussistenza delle condotte di istigazione contestate ai due imputati.

Tale pronuncia risulta particolarmente deludente alla luce della straordinaria violenza che caratterizzò i fatti della Diaz e del clima di omertà istituzionale in cui si svolsero, e risulta, più che una vittoria, una tremenda ed amara sconfitta l’ammissione dalla stessa Cassazione nella sentenza De Gennaro che, annullando la condanna del Tribunale di merito, afferma però: “l’inusitata violenza degli agenti operanti, pur in assenza di reali gesti di resistenza”.

 

Resta alla Cassazione pronunciarsi sul processo principale ai fatti della Diaz in cui la Corte dovrà dire se la (pacifica) falsa attestazione del rinvenimento di molotov all’interno della Scuola è un insignificante accidente o la chiave di volta per comprendere (anche) come si è arrivati a quelle efferate violenze e quale catena di comando le ha generate o consentite.

Rimaniamo in attesa.

 

Per approfondire:

–          la ricostruzione e il commento di Livio Pepino sul manifesto dell’11 giugno 2012

–          la sentenza di Cassazione De Gennaro del 22 novembre 2011

–          la sentenza della Corte d’Appello di Genova del processo principale ai fatti Diaz su cui si attende nei prossimi giorni la pronuncia della Cassazione

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