I Beni Comuni: una prospettiva multidisciplinare
Il Collettivo LUMe ha organizzato un ciclo di incontri e conferenze sul tema dei Beni comuni che inizierà giovedì prossimo in Università degli Studi di Milano, sede di Via Festa del Perdono 3, in collaborazione con IUS Giurisprudenza.
Diamo uno sguardo al programma delle conferenze:
Nel primo incontro il 22 Marzo, Usi civici: l’esperienza partenopea e le contraddizioni milanesi, partiremo dalle prime riflessioni nate in seno ad all’esperienza di movimento napoletana fino al riconoscimento istituzionale degli usi civici dei beni comuni e ad una nuova categoria giuridica. Un percorso politico che ci verrà raccontato dalla dott.ssa Chiara Colasurdo, giuslavorista, ricercatrice indipendente e attivista dell’Ex-Asilo Filangieri, e che verrà integrato da un contributo video dell’attuale Assessore al diritto alla città, ai beni comuni e all’urbanistica di Napoli Carmine Piscopo.Per ciò che concerne il contesto milanese invece Diego Weisz ci racconterà del percorso intrapreso da Macao in questi anni: dalle difficoltà incontrate alle strategie adottate per avvicinarsi ad una delibera che riportasse sostanzialmente i contenuti di quella napoletana.
Nel secondo incontro il 17 Aprile, “Confronto sui beni Comuni“, andremo ad analizzare la prospettiva teorico-filosofica che ha accompagnato lo sviluppo dei c.d. “Beni Comuni”.
Nel terzo incontro il 22 Aprile, “Produrre in Comune“, ci chideremo che cosa è il Comune e quali sono i suoi fondamenti? Si tratta di un insieme di risorse ben delimitate – i cosiddetti beni comuni – o, invece, di un principio generale d’organizzazione sociale della produzione? La necessità di ripartire da tali interrogativi nasce dalla ricchezza, ma anche da una certa confusione, che caratterizza il dibattito sul Comune. Sarà presentato il libro “il comune come modo di produzione” alla presenza di uno degli autori C. Vercellone, docente della Sorbonne di Parigi.
Nel quarto incontro, “I beni comuni come nuovo soggetto urbano” indagheremo le ripercussioni che i beni comuni hanno nel contesto urbano dal punto di vista antropologico insieme ad A. Staid, docente di antropologia culturale presso la NABA di Milano; urbanistico con G. Pasqui, direttore del dipartimento DASTU del Politecnico di Milano; sociologico con G. Nuvolati direttore del dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale.
Di seguito il testo di lancio del ciclo di conferenze “I beni Comuni: Una prospettiva multidisciplinare”.
Da un punto di vista storico i beni comuni hanno da sempre fatto parte dell’immaginario collettivo: dai “principi del foro” della Roma repubblicana, passando attraverso le riflessioni di Rousseau, Proudhon e il Marx dell’accumulazione originaria fino ad intersecarsi con la cultura giuridica del nostro paese. Da Vittorio Scialoja alla definizione data dalla Commissione Rodotà del 2007 ed il riconoscimento dei “beni comuni” nel novero delle categorie del nostro diritto positivo (al di là della dimensione pubblico-privatistica).
Dal lavoro compiuto nel 2007 in sede di commissione ministeriale e nell’ambito della costruzione di una più moderna normativa di riforma del codice civile, emerge una definizione che ancora oggi è in grado di orientare le lotte e le battaglie politiche che si muovono in questa direzione:
«Sono beni che non rientrano stricto sensu nella specie dei beni pubblici, poiché sono a titolarità diffusa, potendo appartenere non solo a persone pubbliche, ma anche a privati. Ne fanno parte, essenzialmente, le risorse naturali, come i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque; l’aria; i parchi, le foreste e le zone boschive; le zone montane di alta quota, i ghiacciai e le nevi perenni; i tratti di costa dichiarati riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; le altre zone paesaggistiche tutelate. Vi rientrano, altresì, i beni archeologici, culturali, ambientali».
Si era poi prevista «una disciplina particolarmente garantistica di tali beni, idonea a nobilitarli, a rafforzarne la tutela, a garantirne in ogni caso la fruizione collettiva, da parte di tutti i consociati, compatibilmente con l’esigenza prioritaria della loro preservazione a vantaggio delle generazioni future. ».
Al di là dei riferimenti più teorici, legati anche alla nostra tradizione costituzionale, è pur sempre il contesto politico a determinare il rapporto tra il popolo e i beni necessari alla sua vita e alla sua riproduzione, a dettarne le condizioni d’uso e di governo. Memori dell’eredità giuridica che l’esperienza partenopea sta accumulando in questi anni – caso unico per quanto riguarda le possibilità politiche di sperimentazione e di attuazione – abbiamo pensato di costruire un ciclo interdisciplinare di conferenze che raccolga e dipinga il contesto politico, economico, socio-antropologico e giuridico-filosofico nel quale i “beni comuni” stanno prendendo forma, cimentandosi con la prassi quotidiana e le sue complessità.
Nei 4 incontri che organizzeremo daremo spazio a diverse voci, a teorici e militanti, a docenti universitari e ricercatori, per cercare di inquadrare al meglio una vertenza, una lotta che potrebbe ridefinire l’insieme di relazioni formali ed informali che orientano e determinano la vita collettiva della società nel suo insieme e nelle modalità con cui si governa.
Collettivo L.U.Me
IUS giurisprudenza
Grafiche di Isabella Cortese
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