Media e immigrazione tra stereotipi e pregiudizi.

Di immigrati se ne parla ogni giorno nel nostro Paese, ma come? Gli stranieri sono pericolosi delinquenti, un problema da affrontare con misure repressive ed espulsive. E’ quanto emerge dall’analisi degli articoli pubblicati tra il 2005 e il 2008 su tre testate nazionali (“Corriere della Sera”, “Repubblica” e “Il Giornale”) effettuata da Ernesto Calvanese, docente di Criminologia dell’Università degli Studi di Milano. Nel suo libro (Media e immigrazione tra stereotipi e pregiudizi. La rappresentazione dello straniero nel racconto giornalistico. Ed. Franco Angeli, 2011) l’autore documenta alcuni dati interessanti sulla diffusione di notizie che riguardano gli immigrati, che risulta incentrata su fatti di cronaca criminale e questioni di giustizia penale molto più che su norme amministrative e opportunità socio-assistenziali. Non solo sui nostri giornali si parla di migranti soprattutto in riferimento ai reati che commettonoe alla loro pericolosità sociale, ma lo si fa molto più di quanto avviene per gli stessi episodi che riguardano invece gli italiani: “un grave squilibrio, nel senso di una rappresentazione pressoché globale della delittuosità degli stranieri (sotto-rappresentata al 3,47%), rispetto ad una sotto-rappresentazione della criminalità autoctona pari al 30,61% in meno rispetto ai dati statistici ufficiali. E l’omissione vale quanto una sovra-rappresentazione, in una realtà virtuale la cui “conoscenza” dipende quasi globalmente dai media. Da questo continuo “martellamento” di notizie non può non derivare il consolidarsi dello stereotipo attinente alla minaccia degli stranieri”.

Dati Istat dimostrano che a fronte del considerevole aumento di stranieri in Italia registrato negli ultimi 10 anni, il tasso di criminalità resta più o meno invariato e non aumenta in modo significativo nelle città con maggior presenza di immigrati. Eppure lo stereotipo dell’immigrato-criminale dilaga, alimentato da politici e media, perché? Forse perché è funzionale alla gestione dell’immigrazione come una mera questione di ordine pubblico, da controllare e reprimere. O forse perché avere un nemico altro da additare può aiutare a distrarsi dai problemi in casa propria, a partire dalle organizzazioni criminali che fanno dello sfruttamento dei migranti un vero e proprio business, ben lontano dalle prime pagine dei giornali.

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