Milano – Gli educatori si preparano a dare battaglia

Lavoro sottopagato, mansioni al di fuori delle proprie competenze, un mondo del lavoro frantumato e atomizzato… Sono solo alcuni degli aspetti emersi nell’incontro degli educatori di comunità che si è tenuto ieri a Milano segnando il primo passaggio di una lotta ormai non più rinviabile.

L’incontro che si è tenuto nel tardo pomeriggio di ieri, lunedì 4 dicembre, in Camera del Lavoro alla presenza della segretaria di comparto (SSAEP-FP Cgil) Adele Vitagliano, ha visto la partecipazione di 15 educatori appartenenti a ben 8 diverse realtà, quasi tutte cooperative sociali.
Anche se in termini meramente numerici può sembrare poca cosa, siamo molto soddisfatti per il fatto che fossero presenti lavoratrici e lavoratori in rappresentanza di diverse organizzazioni all’interno delle quali sussistono le medesime sistematiche violazioni dei diritti di chi vi opera.

Dopo un’introduzione da parte della segretaria, in cui è stata esposta una panoramica generale sugli aspetti di illegittimità e lesività della “notte passiva” (sia in termini contrattuali che di salute e sicurezza) nonché sul mancato riconoscimento dei benefit e delle prerogative di cui dovremmo godere in quanto lavoratori notturni, molti sono stati gli interventi nei quali le lavoratrici e i lavoratori hanno esposto la particolarità della propria situazione e hanno chiesto chiarimenti in merito a svariati aspetti del contratto e della rappresentanza sindacale.

Un altro importante tema, che però è stato toccato in maniera più superficiale, è stato quello delle mansioni; anche su questo abbiamo riscontrato, come era prevedibile, un largo ricorso da parte delle organizzazioni all’imposizione di un mansionario che non solo esula dalle competenze e dalla professionalità dell’educatore ma di fatto lo sottrae al suo compito fondamentale, ovvero essere in relazione con l’utenza all’interno di una dimensione progettuale e pedagogica.

In seguito al confronto assembleare su questi specifici temi, abbiamo parlato della necessità di cominciare a sindacalizzare i luoghi di lavoro organizzando assemblee, tesserandosi ed eleggendo dei rappresentanti dei lavoratori; se questo passaggio appare chiaro a livello logico, non poche sono state le perplessità espresse dai presenti riguardo alla possibilità di riuscire a creare una massa critica ampia all’interno delle organizzazioni di appartenenza. Come purtroppo ben sappiamo le motivazioni principali alla base di questa sfiducia sono innanzitutto la difficoltà degli educatori a riconoscere se stessi come professionisti e lavoratori, in secondo luogo la paura di esporsi con la conseguenza di essere oggetto di mobbing o addirittura di perdere il posto di lavoro. Queste paure sono certamente legittime, dato che la nostra categoria è priva di una storia sindacale e che il personale delle cooperative, essendo polverizzato sul territorio, ha enormi difficoltà persino ad incontrarsi e ad organizzarsi. Il punto è proprio questo, trovare le giuste modalità per organizzarsi, per unirsi, per diventare davvero una categoria professionale: solo così potremo smettere di subire e di avere paura.

Sappiamo che è uno sforzo logistico gigantesco ma dobbiamo invertire questa tendenza, dobbiamo trovare forme di comunicazione e di azione che possano funzionare ed incidere all’interno di un contesto datoriale frammentato e liquido come il nostro, dobbiamo fare rete e dobbiamo farlo dal basso, a partire dalle singole comunità, dalle scuole, dai centri diurni, dagli ospedali e da tutte le realtà in cui quotidianamente prestiamo servizio. Sì, servizio! Perché la nostra attività è al servizio della cittadinanza, della collettività ed è ora che chi la svolge con passione e professionalità abbia il riconoscimento che merita!

Coordinamento Educatori FP Cgil – Milano

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