Come superare la crisi dei confini interni all’UE? Libertà di movimento e di soggiorno!

Graffito di Blu sul confine Marocco-UE

Il trattato di Schengen ha prodotto, nella cultura europea, un ridimensionamento della rappresentazione dei confini contribuendo a delegittimare e a rendere anacronistico l’ideale di comunità nazionali omogenee e territorialmente delimitate da frontiere ben presidiate.

Dal settembre 2015, ben nove dei ventisei paesi aderenti a Schengen si sono avvalsi della possibilità di reintrodurre i controlli alle frontiere interne: la Francia, per difendersi dalle minacce terroristiche, gli altri (Belgio, Danimarca, Germania, Ungheria, Austria, Slovenia, Svezia e Norvegia) per contrastare l’afflusso incontrollato di migranti. La reintroduzione dei controlli statali delle frontiere interne è prevista dal regolamento UE 2016/33 (Codice frontiere Schengen) solo per la tutela dell’ordine pubblico come “extrema ratio”.

La stazione di Menton quotidinamente presidiata dalla Gendarmerie

Mario Savino, professore associato di diritto amministrativo, definisce “la recente propensione di alcuni governi europei a utilizzare quel che resta del loro potere di controllo dei confini per limitare l’afflusso di migranti” come un “sussulto di sovranità: lo Stato-nazione tenta di resistere al suo declino, valorizzando la sua primaria missione hobbesiana -tutelare l’ordine interno e la sicurezza dei cittadini- nel contesto però di un’Europa continentale nella quale lo Stato come proie

Il trattato di Schengen ha prodotto, nella cultura europea, un ridimensionamento della rappresentazione dei confini contribuendo a delegittimare e a rendere anacronistico l’ideale di comunità nazionali omogenee e territorialmente delimitate da frontiere ben presidiate.

Vi proponiamo un paper scritto da Andrea Premarini, studente al terzo anno di Scienze Politiche, che attraverso un analisi degli accordi di Schengen e Dublino III, in particolare concentrando l’attenzione sul rispetto dei diritti umani e delle leggi europee sui confini italiani interni all’Unione Europea, attraverso le sentenze della Corte Europea sui diritti dell’uomo e i dossier prodotti in questi anni da A.S.G.I. (associazione studi giuridici sull’immigrazione) espone la proposta avanzata dalla professoressa di diritto dell’Unione Europea C. Favilli la quale afferma come il riconoscimento di una seppur limitata libertà di circolazione e soggiorno in capo ai beneficiari di protezione internazionale darebbe un quadro normativo certo e ordinato ai movimenti secondari dei beneficiari di protezione internazionale, di fatto già esistente in un’area di libera circolazione delle persone, e potrebbe essere un efficace strumento preventivo dei movimenti secondari dei richiedenti asilo.

Il file PDF è disponibile grauitamente sul portale Archive.org (clicca qui per essere reindirizzato al download) con il titolo “La libertà di circolazione e di soggiorno di rifugiati e richiedenti asilo come strumento per superare la crisi dei confini interni all’ Unione Europea”

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