Aggiornamenti da varie parti della Turchia

turchiaDa Istanbul

“Vi sto scrivendo per aiutare a mostrare più informazioni al mondo.

Prima di tutto: le proteste attuali NON riguardano il Gezy Park e la costruzione del quarantanovesimo centro commerciale e condominio di lusso. Quello è l’INIZIO simbolico di ciò che sono ora le proteste.

La rabbia e il disprezzo per il governo sono stati in costante crescita tra i turchi nel corso degli ultimi anni. Mentre il primo ministro Erdogan è stato eletto democraticamente ed è restato in carica negli ultimi 10 anni per il suo successo nella gestione dell’economia, ha sempre trascurato il popolo turco, favorendo apertamente i fondamentalisti islamici approvando leggi sulla moralità come il controllo delle nascite, non entro Taksim (distretto turistico noto per la sua immagine falsata rispetto alla realtà del paese), e vietando l’uso molte volte l’uso di alcol in determinati periodi. Questa politica ha aumentato l’infelicità della popolazione. Nel frattempo c’è stato un pugno di ferro nel controllo dei media, portando la Turchia ad essere lo stato col maggior numero di giornalisti arrestati al mondo.

Infine, vi è stata una costante minaccia di brutalità da parte della polizia contro qualsiasi dissenso. La maggior parte delle proteste sono state represse con la forza attraverso l’uso di idranti, spray al peperoncino e gas lacrimogeno. La polizia in tenuta antisommossa è diventata uno scenario abituale ad Istanbul. Le proteste attuali sono una risposta alla forza eccessiva che il governo ha esercitato contro i dimostranti pacifici, ignorando ancora una volta i desideri della gente. Recentemente il primo ministro Erdogan ha affermato con retorica che costruirà un’altra moschea al Gezy Park e che i manifestanti dovrebbero essere appesi agli alberi. Questa retorica violenta e il crescente disagio con l’autorità ha riunito cittadini e gruppi che normalmente sono rivali o nemici e li ha resi compagni nella lotta contro l’autoritarismo del potere.

Probabilmente le proteste non finiranno presto poichè nessuna delle due parti è disposta ad ascoltare l’altra.”

Da Izmir

 “Tutto è cominciato quando abbiamo sentito che la polizia stava rispondendo con gas lacrimogeni e idranti ai manifestanti pacifici che stavano protestando contro la costruzione di un centro commerciale nell’unica parte di verde rimanente a Taksim, Istanbul. Le notizie ci sono arrivate dai social media come twitter poichè i media del governo non le diffondevano. Ci siamo raccolti aIzmir (in piazza Gundogau) per manifestare contro i violenti attacchi.

La riposta che abbiamo ricevuto dalle forze dell’ordine è stata analoga a quella data precedentemente. In piazza con noic’erano anche sostenitori del governo che fingevano di prendere parte alla nostre protesta. Ad un certo punto hanno dato la notizia dimanifestanti che avevano bisogno di aiuto nelle strade più interne. Abbiamo raggiunto in fretta la zona indicata e subito ci siamo accorti che era una trappola; siamo stati circondati dalla polizia e i manifestanti bisognosi erano in realtà sostenitori del governo che ci hanno attaccati con mazze di legno e spranghe. Alcuni fortunati come me sono riusciti a fare irruzione negli appartamenti e salire sui tetti poichè non c’era nessun’altra via di fuga possibile.

Oggi è il quarto giorno; ogni notte sta diventando peggiore di quella prima. Noi stiamo continuando con la resistenza non violenta e non abbiamo intenzione di rispondere alla polizia con le loro stesse armi. Sappiamo di avere ragione ed è per questo che continueremo a mantenere la nostra linea e la nostra modalità di lotta non violenta.

Adesso hanno iniziato ad utilizzare delle nuove armi chimiche che non conosciamo; sembra una sorta di fumo arancione che ci brucia la pelle e fa malissimo. I feriti della scorsa notte sono tanti tra cui vecchi e bambini; ora come ora stiamo facendo cori e chiediamo le dimissioni del governo.

Stiamo cercando di resistere; non ce ne torneremo a casa.”

Da Ankara

“5 giugno: le proteste continuano in tutto il paese. Da oggi si sono uniti alle proteste anche i sindacati federali KESK e DISK. Si attende una decisione riguardo a un possibile, grande, sciopero generale unitario. Ci speriamo.

Una novità è che lunedì ad Ankara ci sono state ancora brutalità e violenze da parte della polizia. Hanno lanciato lacrimogeni mirando alla testa e alle gambe dei manifestanti. Un mio amico è stato ferito gravemente alla testa: ha ossa del cranio rotte e non può parlare né muoversi normalmente. Anche il mio ragazzo è stato colpito alla gamba sinistra: ha raccontato che prima di sparargli addosso un lacrimogeno ha visto negli occhi la rabbia del poliziotto. Le persone sono state ferite in strada ma anche presso le loro case.

Da ieri qui non risultano più episodi di utilizzo di forza eccessivi, ma in altre città sta continuando la repressione. Dunque la violenza della polizia non si è ancora fermata.

Mi chiedo cosa accadrà domani e nel futuro: non possiamo più prevedere il limite nell’uso della forza da parte della polizia.

Alcuni poliziotti hanno una rabbia infinita nei confronti dei manifestanti. Alcuni dicono che non abbiamo diritto di difendere il nostro paese, altri chiedono chi siamo per difendere la nazione, altri insultano e basta, soprattutto le donne, nelle strade.

Ma in Turchia è sempre stato così: molti poliziotti hanno sempre cercato di abusare della loro forza sulla gente. Penso che alcuni siano sovraccarichi per il troppo potere che gli viene dato, e non realizzano di dover proteggere, invece che ferire o uccidere, le persone.

Questo è un problema radicato in Turchia. Ma stavolta, davanti ad una protesta così massiccia, per la prima volta il governo ha chiaramente dato via libera all’uso eccessivo della forza. Addirittura il primo ministro ha fomentato la rabbia della polizia, facendo dichiarazioni di odio verso i manifestanti.

Ma ora, soprattutto grazie all’attenzione internazionale si dice che i poliziotti che hanno usato violenza verranno puniti. Non ne siamo sicuri, perché avendo faccia e identità coperte, non sono identificabili.

Secondo me, in questi giorni la gente in Turchia ha imparato a combattere per le loro opinioni e libertà. Ogni manifestante ha più di una ragione per combattere il governo.

Credo che da ora in poi avremo il potere di influire di più sulle decisioni del governo e dovranno sentire l’opinione della gente prima di prendere decisioni importanti. La partecipazione popolare alle decisioni politiche diventerà una priorità.

La gente ha imparato a far sentire la propria voce pacificamente, il governo deve imparare ad ascoltare e non fare ciò che vuole in modo arbitrario. Ora aspettiamo le parole di Erdogan, quando sarà di ritorno dalla sua visita in Africa. E’ proprio lui il destinatario di tutte queste proteste, non tanto il partito dell’AKP. Vogliamo un paese democratico. Vogliamo un governo giusto. Il governo deve imparare a non interferire nella vita dei cittadini. La gente in Turchia è più che mai determinata a fare scelte libere per quanto riguarda la parola, il pensiero e la condotta di vita.”

Da Ankara

“Ad Ankara si sta muovendo qualcosa di importante. In alcune vie stanno sparando bussolotti di lacrimogeni sia da terra che dagli elicotteri. La polizia e le forze in antisommossa stanno avanzando verso di noi ma i cittadini li aspettano con le spranghe e le barricate. Ad ogni angolo c’è la polizia in antisommossa, i negozianti ci aiutano. Ad Ankara la situazione sta peggiorando, è il cuore della rivolta, non come Istanbul.

Qui la gente non riesce a riunirsi, non si riescono a costruire le barricate, la gente è molto vulnerabile agli attacchi. Dateci più supporto possibile. La gente ha bisogno di posti sicuri per nascondersi e di cure per i feriti.”  (Çapulcu Josh Sterrett)

Da Izmir

“A tutte le persone che usano i social network:

poco fa l’agenzia di informazione DHA ha confermato in tempo reale nella CNN Turca che la polizia ha arrestato 16 persone a Izmir accusate di avere pubblicato notizie attraverso il proprio account Twitter. È stato comunicato che la polizia ha tracciato il loro indirizzo IP e li ha arrestati a casa loro. Si erano già verificati eventi del genere, questi gesti non sono nuovi in Turchia. Comunque questo mostra che Erdogan, che si è espresso contrario ai social network, nonostante tutto sta tentando di controllarli attraverso le proprie forze di polizia. Ciò significa che Erdogan continuerà la sua politica del terrore e di repressione e non ascolterà le persone in piazza che stanno protestando per ottenere libertà e vera democrazia. Con così tanti giornalisti, studenti e filosofi che sono stati imprigionati, il governo e il primo ministro Erdogan sembrano voler continuare questa assurda tirannia.

A tutte le persone che usano Twitter e Facebook, non spaventatevi, non smettete di diffondere le notizie che tutte le agenzie di informazione tacciono (oggi hanno parzialmente cominciato a raccontare gli avvenimenti). Scattate fotografie, girate video e condivideteli col mondo intero. Guardate cos’abbiamo creato noi in pochi giorni, avete visto la nostra forze, avete visto la nostra volontà. Non arrendetevi ora! Ditelo ai vostri genitori che potrebbero non saperlo, insegnategli ad usare twitter e facebook e spiegategli come possono partecipare.

Inoltre c’era una pagina Facebook di Occupy Turkey con più di 80.000 fan ieri. È stato staccato oggi senza nessuna spiegazione e attualmente Facebook rimanda automaticamente a un altro sito  totalmente differente. Qualcuno ha informazioni al riguardo? È un’informazione molto importante!”

Twitter: #occupygezi

Domani (giovedì 6 giugno) alle ore 19 presidio di solidarietà a Milano: più informazioni QUI

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