Egypt Defence Expo: al mercato delle armi c’è anche il made in Italy
Mentre Patrick Zaki, studente egiziano dell’università di Bologna accusato di minaccia alla sicurezza nazionale, si trovava ancora nel terribile carcere di Tora, e mentre per il ricercatore universitario Giulio Regeni non c’è ancora nessuna verità, si è svolta in Egitto una grande fiera bellico-affaristica con variegati prodotti made in Italy:
L’Egypt Defence Expo – EDEX, l’esposizione internazionale delle industrie di guerra, si è tenuta al Cairo dal 29 novembre al 2 dicembre 2021 con il patrocinio del presidente Abdel Fattah Al-Sisi, del Ministero della difesa e del Comando Supremo delle forze armate egiziane.
Oltre 400 espositori di tutto il mondo hanno presentato ai visitatori – capi di stato e ministri del continente africano e del Medio Oriente, generali e ammiragli, società contractor del settore sicurezza – elicotteri, droni, missili, unità navali, cannoni, carri armati, blindati, radar e sistemi di telecomunicazione di ultima tecnologia.
Il principale sponsor della fiera d’armi egiziana è stato l’holding della cantieristica nazionale Fincantieri S.p.A., controllata per il 71,6% dallo Stato italiano tramite la Cassa Depositi e Prestiti.
Questa società, da sempre leader nella progettazione e realizzazione di unità navali da trasporto e da crociera, ha indirizzato la propria produzione al settore militare; le maggiori esportazioni vanno ai regimi nordafricani e mediorientali più autoritari, e tra i migliori clienti di Fincantieri c’è proprio l’Egitto del generale Al-Sisi.
Nell’ultimo biennio sono state consegnate alla Marina militare egiziana due fregate (navi da guerra), ammodernate ed equipaggiate nel cantiere navale di Muggiano-La Spezia.
Per le due fregate l’Egitto ha sborsato poco meno di un miliardo di euro. Le unità sono armate “con i più moderni sistemi da combattimento globale e tecnologici”, come spiegano i manager di Fincantieri: cannoni Leonardo da 127/64 mm e Super Rapido da 76/62 mm, missili superficie-aria MBDA SAAM-ESD ed Aster, ecc..
In questa fiera bellica, il gruppo cantieristico ha sperato di chiudere in tempi brevi la trattativa per la fornitura agli egiziani di altre 4 fregate e di una ventina di pattugliatori d’altura.
Ma facciamo un elenco di alcune delle aziende italiane che hanno partecipato a questo Expo di morte appena conclusosi al Cairo:
1) Leonardo S.p.A. (ex Finmeccanica), controllata per il 39% dal Ministero dell’economia e delle finanze. Nell’ultimo quinquennio Leonardo ha esportato al Ministero della difesa egiziano 32 elicotteri Agusta Westland, 24 di tipo AW149 multiruolo e 8 AW189, per un valore complessivo di 871,7 milioni di euro. All’Expo di sangue hanno presentato 24 cacciabombardieri Eurofighter “Typhoon” (prodotti dall’omonimo consorzio europeo di cui il gruppo italiano controlla il 21% delle quote sociali) e 24 caccia da addestramento piloti e da combattimento Alenia Aermacchi M-346 “Master” (questi velivoli sono già in dotazione alle Aeronautiche militari di Italia e Israele).
2) Elettronica S.p.A., tra le maggiori produttrici al mondo di sistemi di difesa e attacco elettronici, cyber security, tecnologie elettro-ottiche e a infrarossi, apparecchiature di sorveglianza e intelligence, con applicazioni in ambito navale a terrestre. Fondata nel 1951, Elettronica S.p.A. ha esportato i propri prodotti a una trentina di paesi e ha sedi di rappresentanza in Europa, Medio Oriente e Asia.
3) Intermarine S.p.A., società con sede ufficiale a Sarzana (La Spezia) che progetta, costruisce ed equipaggia navi militari con requisiti operativi speciali (cacciamine, imbarcazioni d’assalto, pattugliatori veloci, ecc.) e navi logistiche e da trasporto. Interamente controllata dal gruppo Immsi S.p.A., holding finanziaria-industriale italiana controllata dalla famiglia Colaninno, Intermarine ha assunto il controllo della Rodriquez Cantieri Navali S.p.A. di Messina, azienda produttrice di aliscafi a uso militare e civile e, in Brasile, di un cantiere navale a Rio de Janeiro.
4) IVECO Defence Vehicles S.p.A., società con sede principale a Bolzano e stabilimenti pure a Piacenza, Vittorio Veneto e Sete Lagoas in Brasile; produttrice di carri armati, veicoli blindati, motori, componentistica per automezzi da difesa, automezzi per le forze di sicurezza e la protezione civile. Tra i sistemi bellici più noti ci sono i carri armati, i blindati, i veicoli da combattimento della fanteria e diverse versioni di camion pesanti per il trasporto truppe e il supporto logistico alle unità. I mezzi di IVECO Defence Vehicles sono stati venduti alle forze armate di Italia, Germania, Tunisia, Argentina, Belgio, Brasile, Filippine, Francia, Germania, Giordania, Libano, Norvegia, Olanda, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Ucraina e USA.
5) Polomarconi.it, società che opera nel mercato delle comunicazioni radio, specializzata nella progettazione e produzione di antenne mono & multi band, sistemi elettronici avanzati, software, apparecchiature per il controllo del traffico aereo. Il quartier generale di Polomarconi.it è a Verona, ma uno degli impianti produttivi e i laboratori di ricerca e sviluppo hanno sede a Bergamo.
6) Cristanini S.p.A., che offre prodotti nell’area militare, della sicurezza e della protezione civile e in particolare per ciò che riguarda la decontaminazione e detossificazione CBRN (chimica-biologica-radiologica-nucleare) “in caso di calamità naturali, disastri industriali, incidenti stradali, eventi bellici o atti terroristici”. Fondata nel 1972, Cristanini S.p.A. ha sede a Rivoli Veronese (Verona).
7) Beretta S.p.A , professionista in armi da fuoco leggere e personali. Con sede a Gardone Val Trompia, quest’azienda italiana fondata da Bartolomeo produce per moltissimi Stati del mondo da militari, polizia e civili.
In Egitto – come in molti altri regimi autoritari – rapimenti, torture ed uccisioni sono la brutale quotidianità con cui le autorità sopprimono ogni tipo di opposizione, per assicurare la stabilità interna del regime. Sono più di 65mila le persone incarcerate per motivi politici.
Né la triste fine sotto tortura di Giulio Regeni, né i 688 giorni di ingiusta detenzione per Patrick Zaki e né questa pericolosa situazione per i diritti umani in Egitto hanno quindi fermato gli interessi economici tra i due paesi
D’altronde, l’interruzione netta di ogni rapporto con l’Egitto sarebbe una soluzione dannosa per gli interessi italiani: una scelta che nessun decisore politico italiano sarebbe disposto a compiere perché troppo coraggiosa, e gli egiziani lo sanno.
Tra i principi morali e gli interessi materiali, il governo italiano ha già scelto da tempo la seconda opzione ma senza avere una chiara prospettiva a lungo termine.
Sul piano geopolitico, le posizioni italiane ed egiziane non sono sempre coincidenti: i due Paesi, infatti, possono ritenersi “compagni di squadra” nella partita di contenimento delle ambizioni marittime turche nel Mediterraneo orientale, ma si posizionano su due fronti diametralmente opposti nel conflitto civile libico, dove l’Italia sostiene il governo di Al-Serraj a Tripoli, mentre l’Egitto è fra i principali sponsor dell’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar.
Se in teoria l’Italia cerca di mettere da parte le questioni “morali” a favore del perseguimento di interessi strategici di lungo periodo, il risultato pratico invece è la vendita sfrenata di armi a un regime che è anche avversario nei retroscena della guerra in Libia. In pratica, l’Italia – e non solo, ben inteso – mette da parte i diritti umani per far spazio al commercio di armi ad un governo che non è né vicino né alleato né amico.
Verrebbe da chiedersi, ironicamente: quale senso può avere per l’Italia rafforzare sul piano militare un avversario diretto in Libia?
In quanto a noi, non ci resta che continuare a chiedere la cancellazione di tutte le accuse nei confronti di Patrick Zaki, e la possibilità per lui di tornare a studiare nella sua università a Bologna, dove un’intera comunità lo sta aspettando.
Vogliamo l’assoluzione totale di Patrick, verità e giustizia per Giulio Regeni e la fine della vendita di armi a paesi che non rispettano i diritti umani come l’Egitto.
Ma soprattutto no ai grandi eventi che espongono e vendono ai migliori offerenti le armi e i mezzi che verranno utilizzati per scopi bellici!
Nassi LaRage
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