Gaza: forza e dignità sotto l’assedio

shadiGaza è bellissima.

Non riesco a trovare altre parole per descriverla.

Gaza è bellissima davvero e lo è sopratutto in virtù della sua storia e del suo popolo.
Un popolo che testardamente mette tutto se stesso per reinventarsi ogni volta che viene messo a dura prova e per resistere a una vita durissima.

Una vita che lascia cicatrici enormi e profondissime nell’ anima della sua gente.

A Gaza ora è primavera e quello che riesce ancora a fiorire, in questa terra martoriata e bellissima, lo fa in tutto il suo splendore.

Tra i palazzoni e le macerie rimaste, tante, troppe, la vita scorre frenetica tra clacson, muli e cavalli che trainano i carretti, tra i mercati e il mare, con i bambini che vanno e vengono da scuola animando ancor di più le sue strade e poi le sue donne, donne fortissime e in mille faccende affaccendate.
Il vento soffia forte dal mare e porta in giro il profumo dei fiori e dei tanti cibi cucinati per strada diffondendolo nelle sue vie e seminando generoso sabbia in ogni angolo della città.shadi 3

La vita scorre caparbia e testimonia il colpo di reni che Gaza sta dando per rialzarsi con grande dignità in seguito all’ultima guerra.

Ritorno nella Striscia di Gaza dopo quattro mesi.
L’occasione per poter finalmente attraversare questo angolo di mondo era stata un festival di scambio culturale tra i nostri due paesi tenutosi tra dicembre e gennaio scorsi.

In seguito alla guerra dell’estate del 2014 con un gruppo di compagni, dei quali molti appartenenti a diverse realtà italiane, tra cui Milano in movimento, Lambretta, Zam e Pacì paciana siamo partiti verso la striscia con il desiderio di rompere un assedio durissimo, un assedio che la strangola quotidianamente e che la trasforma in una prigione a cielo aperto con tanto di mura, per portare solidarietà alla popolazione appena massacrata.

Abbiamo trascorso una settimana in città impegnandoci in un tour de force di workshop di scambio e formazione con i palestinesi in diverse discipline e aree culturali/sportive che ci ha reso entusiasti entrambi permettendo la creazione di legami che difficilmente andranno persi.

shadi 2Il festival è stato reso possibile grazie alla mitica Meri Calvelli, cooperante italiana, e grazie al Centro Italiano Vittorio Arrigoni con sede a Gaza, gestito insieme ai palestinesi, che per mesi si sono dati da fare come matti tra richieste di visti e il coordinamento con le tante associazioni locali che, giustamente, hanno sgomitato per prendervi parte.

Inutile dire che è stato un enorme successo e un iniezione di stimoli positivi per la Striscia di Gaza.

Oggi torno come volontaria in questa striscia di terra che in solo otto giorni si è presa gran parte del mio cuore e, come in tutte le storie d amore, mi rendo conto che nonostante i giorni passino io continuo a vederne solo la bellezza e la caparbietà.

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La città pur essendo antichissima, è molto giovane: quasi il 70 per cento della popolazione ha un età inferiore ai 16 anni, sono tutti giovanissimi e la stragrande maggioranza di loro lavorano e studiano per conquistarsi un futuro migliore nonostante abbiano a che fare con un nemico che tenta in ogni modo di bloccare i loro sforzi, un nemico che combattono con armi impari.

La striscia sta pagando un prezzo altissimo non solo a causa dell’ultima guerra, ma anche a causa della distruzione della maggior parte dei tunnel sotterranei.
I tunnel per un lungo periodo sono stati per questa terra cinta d ‘assedio una boccata d ossigeno che permettava di far arrivare i rifornimenti: dalle materie prime alle mucche, attraverso essi arrivava tutto quello che consentiva alla striscia di andare avanti e produrre economia, ma ora se qualcosa riesce a passare, arriva in minima parte e con tempi biblici.

shadi 12A Rafah nelle ultime settimane gli israeliani hanno abbattuto e raso al suolo più di duemila case proprio per permettere la distruzione dei tunnel.

La violazione dei diritti è quotidiana e sistematica non solo nella striscia ma anche nei territori occupati e la cosa peggiore è che questa violazione si è fatta regola.
L associazione Breaking the silence in un rapporto uscito pochi giorni fa sulle violazioni di diritti perpetrate durante il conflitto, da parte israeliana, nell aggressione alla striscia se ne fa portavoce: intere famiglie innocenti sono state colpite ferocemente, in moltissimi casi su gruppi familiari di 20/25 persone sono rimasti in due o tre, intere aree della città e dei villaggi vicini sono state completamente rase al suolo e ancora sparano quotidianamente lungo i confini e in mare contro le barche dei pescatori.shadi 9

Purtroppo, a un anno di distanza dalla guerra, Gaza e i suoi villaggi sono ancora per gran parte distrutti e i segni della distruzione sono ancora tutti sotto gli occhi della popolazione.
La ricostruzione di Gaza, se è partita, è partita grazie sopratutto ai gazawi che non si perdono d animo e grazie a quelle piccole ong che testardamente cercano di far partire progetti di pulizia dalle macerie e di riconversione di esse ad esempio in manto stradale.

Le promesse degli aiuti internazionali per la ricostruzione non sono mai state mantenute.

Il tempo della pietà è durato un batter di ciglia, il tempo di far asciugare le nostre ipocrite lacrime occidentali.

L’ assedio che cinge Gaza è una responsabilità che si portano sulle spalle in molti: Israele con le sue politiche scellerate, le aggressioni, la guerra, l apartheid nei territori occupati, l’Egitto che chiude i valichi e distrugge anch’esso sul suo territrio i tunnel e isola politicamente Gaza, ma è anche nostra che non apriamo le frontiere a chi tenta di scappare, nostra perchè scegliamo di farli morire in mare con gli altri migranti o nelle prigioni libiche.
La responsabilità è anche del consolato italiano che non rilascia i visti per i gazawi, fuori da ogni normativa internazionale e quindi illegalmente.

shadi 10I gazawi sono un popolo forte, che non demorde, che non si arrende, che ha fantasia e la mette al servizio dell’intelligenza.

Con le loro contraddizioni, certamente, ma con una tigna che raramente ho incontato.

Tigna, fantasia, forza e dignità sono le parole chiave per comprendere questo popolo.
Un popolo che se incontri non puoi dimenticare, ma solo sostenere.

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Una risposta a “Gaza: forza e dignità sotto l’assedio”

  1. […] Mara ha scritto da Gaza pochi giorni fa: qui trovate il suo pezzo. […]

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