Vittorio Arrigoni e la chiusura del processo. Intervista a Gilberto Pagani, avvocato della famiglia.

Io che non credo alla guerra, non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera. Semmai vorrei essere ricordato per i miei sogni. Dovessi un giorno morire – fra cent’anni – vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela: “Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare”. Vittorio Arrigoni: un vincitore.

Vittorio Arrigoni, per tutti Vik, era uno che sull’attivismo e sull’ aiuto umanitario  aveva fondato la vita.

All’età di vent’anni comincia nell’Europa dell’est con con l’organizzazione non governativa IBO,  in seguito lavora in Africa (Togo, Ghana e Tanzania) con una cooperativa impegnata contro il disboscamento delle foreste alle pendici del Kilimangiaro, e con l’ong YAP, per la quale si occupa della creazione di centri di socialità e centri sanitari.

Il vero amore, quello per il popolo palestinese, scoppia nel 2002 quando è inviato con la ong IPYL a Gerusalemme Est.
A Nablus, nel 2003, collabora con l’organizzazione del politico francese José Bové e  da quell’anno diventa membro dell’ong International Solidarity Movement.
Vik si schiera immediatamente contro l’atteggiamento dello Stato di Israele verso la popolazione della Striscia di Gaza, ma  criticherà anche la politica autoritaria e teocratica di Hamas nell’amministrazione della Striscia e quella di al-Fath in Cisgiordania.

Nel 2005 viene inserito a sua insaputa nella lista nera delle persone sgradite ad Israele.

Nell’aprile dello stesso anno, per questa ragione, è fermato in ingresso alla frontiera con la Giordania.
Picchiato dai militari israeliani viene poi abbandonato in territorio giordano e soccorso da militari giordani.
Questo non ferma ne il suo attivismo nè la volontà di informare su quello che accade nei territori, ma anzi,  Arrigoni diventa reporter per il quotidiano Il Manifesto, per PeaceReporter, per Radio 2 (Caterpillar), Radio Popolare, per l’agenzia stampa InfoPal e commentatore per numerose altre testate italiane ed internazionali.

Nel settembre 2007 parte in missione umanitaria in Libano, e presso il campo rifugiati di Beddawi lavora all’ampliamento della clinica locale.

Dopo la precedente espulsione, torna passando via mare nell’agosto 2008 a vivere a Gaza come attivista umanitario; al suo arrivo riceve la cittadinaza onoraria palestinese e dalla Striscia diffonde informazioni sulle condizioni dei palestinesi gazawi.
Arrigoni era un sostenitore della soluzione binazionale (uno stato laico e unico per i due popoli) per risolvere il conflitto israeliano-palestinese e un pacifista.

Nel gennaio 2011 ripubblica sul proprio blog Guerrilla Radio il manifesto dei giovani di Gaza Gaza, Youth Breaks Out, in segno di protesta e a favore della loro rivendicazione di libertà sia dall’occupazione israeliana sia dall’oppressivo regime di Hamas; sempre in questo anno prende posizione a favore delle rivoluzioni del 2011 in corso in diversi Paesi arabi, con l’auspicio di giungere a maggiore libertà per le popolazioni coinvolte.

Durante l’Operazione Piombo fuso, il suo blog Guerrilla Radio e i suoi reportage ottengono notorietà internazionale in quanto unico cronista sul campo all’inizio dell’operazione.
Il sito di Vik è per alcune settimane uno dei blog più visitati in Italia

La sera del 14 aprile 2011 viene  rapito da un gruppo terrorista che gravita intorno all’area jihadista salafita appena dopo l’uscita dalla palestra di Gaza nella quale era solito allenarsi.
Un video viene immediatamente pubblicato su YouTube e mostra un Arrigoni bendato e legato dai rapitori; nel video si  accusa l’Italia di essere uno “stato infedele” e si imputa all’attivista l’accusa di essere entrato a Gaza “per diffondere la corruzione”.
Viene inoltre lanciato un ultimatum  attraverso il quale si chiede in cambio della sua liberazione la scarcerazione del proprio leader incarcerato, Hisham al-Saedni, e di alcuni militanti jihadisti, detenuti nelle carceri palestinesi.

Il giorno successivo il corpo senza vita di Arrigoni viene rinvenuto dalle Brigate Ezzedin al-Qassam nel corso di un blitz in un’abitazione di Gaza.

La morte  avviene nella notte tra il 14 e il 15 aprile per strangolamento e l’autopsia, svolta successivamente all’Istituto di medicina legale dell’Università Sapienza di Roma, conferma la morte per strangolamento con una corda.

Le indagini delle forze  di Hamas conducono all’individuazione dei presunti responsabili del rapimento e dell’uccisione di Vik; alcuni giorni dopo, in un conflitto a fuoco nel campo profughi di Nuseirat, due esponenti della cellula rimarranno uccisi, tra i quali il capo – il giordano Abdel Rahman Breizat – e un terzo verrà arrestato.
Fonti dell’organizzazione salafita dichiarano che la responsabilità del rapimento sarebbe da attribuirsi a una loro “cellula impazzita e fuori controllo”.

Il processo per omicidio si avvia a Gaza l’8 settembre 2011 a carico di quattro soggetti (Abu Ghoul, 25 anni, Khader Jram, 26 anni, Mohammed Salfi, 23 anni, e Hasanah Tarek) e si conclude il 17 settembre 2012 con due condanne all’ergastolo per omicidio e altre due a 10 anni e 1 anno di carcere rispettivamente per rapimento e favoreggiamento.

Abbiamo raggiunto telefonicamente l’avvocato della famiglia dell’attivista, Gilberto Pagani, dopo la sentenza del tribunale di Gaza.

” Avvocato Pagani, siete “soddisfatti” della sentenza del tribunale? ”
” Assolutamente sì, siamo soddisfatti, ovviamente non contenti.
Date le condizioni di partenza, c’erano pochi dubbi sulla consapevolezza degli imputati.”

” La madre di Vittorio, Egidia, aveva chiesto che non fosse applicata la pena di morte agli imputati dell’omicidio del figlio.”
“Sì, fortunatamente siamo riusciti ad ottenerlo.
La madre di Vik era assolutamente soddisfatta; comminando l’ergastolo e non la pena capitale, hanno voluto rispettare la volontà della famiglia Arrigoni, che si era dichiarata contraria”.

” Avvocato, lei pensa che rimangano delle zone oscure intorno all’uccisione di Vittorio?”
“Assolutamente sì, molti punti rimangono oscuri e delle domande fondamentali non hanno trovato risposta.
Perchè è stato rapito proprio Vik? E poi, perchè è stato ucciso prima dell’ultimatum?
La verità vera e piena non è venuta a galla, probabilmente perchè intorno a questa vicenda girano intorno molte questioni politiche, e di molte questioni durante il processo non si è voluto parlare.
Sicuramente questa sentenza porta almeno un pò di giustizia e conferma simpatia e affetto per la signora Egidia.”

Qui sotto vogliamo proporvi l’elenco delle pubblicazioni di Vittorio Arrigoni per chi volesse saperne di più sulle sue esperienze nella Striscia di Gaza.
Vittorio Arrigoni, Gaza. Restiamo umani. dicembre 2008-gennaio 2009, Roma, Il Manifesto-Manifestolibri, 2009
Vittorio Arrigoni et al., Palestina: pulizia etnica e resistenza, Castelfranco Veneto, Zambon, 2010
Vittorio Arrigoni et al., Missione di inchiesta delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza, Francoforte sul Meno, Zambon, 2011

Restiamo umani.

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