Israele – Knesset approva legge Stato-nazione ebraica. La discriminazione ora è ufficiale

da Nena News

Gerusalemme, 19 luglio 2018 – Dopo sette anni di discussioni e di bozze presentate, ritirate, emendate, la Knesset ha approvato la scorsa notte la versione finale della legge fondamentale che qualifica Israele come “Stato nazione del popolo ebraico”, voluta con forza dal premier Netanyahu e appoggiata da tutti i partiti della maggioranza nazionalista-religiosa al potere. La nuova legge in sostanza nega l’uguaglianza di tutti i cittadini – che pure è inclusa nella dichiarazione d’indipendenza di Israele – poiché assegna nero su bianco uno status privilegiato ai cittadini ebrei rispetto agli arabi, oltre il 20% della popolazione. Afferma che la biblica Terra d’Israele è la patria storica degli ebrei e che al suo interno è stato fondato lo Stato d’Israele. E in essa, aggiunge, “il popolo ebraico ha un diritto particolare all’autodeterminazione”. Viene perciò negato in modo ufficiale ciò che si fatto è vero nella realtà quotidiana sin dalla nascita di Israele, ossia che gli arabi, ossia i palestinesi – la  popolazione autoctona della Palestina storica – non hanno alcun diritto sulla loro terra. E gli scenari che si aprono adesso dal punto di vista giuridico, politico e sociale sono imprevedibili e molto pericolosi.

Tra i punti più delicati c’è quello che sancisce “lo Stato vede lo sviluppo dell’insediamento ebraico come un valore nazionale e agirà per promuovere il suo consolidamento”, a danno dei cittadini arabi naturalmente. L’arabo inoltre non è più una lingua ufficiale di Israele. Da oggi ha solo uno status speciale. ‎”In questo modo – ha osservato il ‎deputato ‎comunista Dov Chenin – si implica che l’insediamento di ‎arabi è di ‎Serie B. Nemmeno in Sudafrica il regime di apartheid ‎aveva osato ‎arrivare a tanto”.‎ La nuova legge afferma inoltre che lo Stato sarà aperto all’immigrazione ebraica – ancora più di quanto non sia già accaduto negli ultimi 70 anni, oltre 100 anni se consideriamo le politiche di immigrazione attuate dal movimento sionista sin dall’inizio del 900 – ‎ e ‎agirà all’interno della diaspora per ‎rafforzare l’affinità tra lo Stato e i membri del ‎popolo ebraico. ‎

La legge è stata esaltata da Netanyahu perché, sostiene il primo ministro, porrebbe i valori ebraici e quelli democratici sullo stesso piano senza negare i diritti di tutti i cittadini. Ben diverso il giudizio di Ayman Odeh leader della Lista araba unita. La norma, ha commentato, dimostra che Israele “non ci vuole qui”.  Odeh ha sventolato una bandiera ‎durante il suo discorso ieri alla Knesset e ha aggiunto “questa è una legge malvagia e ‎‎al di sopra c’è una bandiera nera”. ‎ Hassan Jabareen, direttore di Adalah il centro di assistenza legale alla minoranza araba, ha commentato che “La legge dello Stato della nazione ebraica presenta elementi chiave dell’apartheid, è immorale e contro il diritto internazionale”. Sancisce, ha aggiunto, l’esclusivo carattere etnico-religioso di Israele come ebraico e definisce la sovranità e l’autodeterminazione democratica come appartenenti esclusivamente al popolo ebraico – ovunque vivano in tutto il mondo – Israele rende la discriminazione un valore costituzionale e ha afferma il suo impegno a favorire la supremazia ebraica come fondamento delle sue istituzioni”.

Qualche critica è giunta anche da destra. Benny Begin, il figlio dell’ideologo sionista revisionista ed ex premier di Israele Menachem Begin, si è astenuto dal voto e ha espresso forte ‎delusione la formulazione della legge da parte del suo partito, il Likud. ”Non mi sarei ‎aspettato un comportamento del genere dalla direzione del Likud” ha ‎detto. “Un nazionalismo che non rispetti i diritti umani degenera nello sciovinismo”, ha avvertito. Critiche alla legge sono state ‎espresse anche da esponenti della corrente ‎‎liberale del Likud: il presidente Reuven Rivlin e l’ex ministro ‎della difesa Moshe Arens. ‎

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