KONY: solidarietà e diritti umani made in U.S.

La campagna mediatica, scatenata attraverso il video virale che sta intasando le bacheche Facebook un po’ di tutti (KONY, su Vimeo:  http://www.youtube.com/watch?v=Y4MnpzG5Sqc&feature=share ) , mi ha colpito per diversi motivi.

Sicuramente è un bell’esempio di tecnica comunicativa (applicata al no profit) interessante e attuale, che utilizza la rete e i social network a suo favore: racchiude in sè inoltre tutte le caratteristiche da manuale di qualsiasi materiale di comunicazione sociale (dal “caso personale” del narratore, che parte dalla CLASSICA esperienza del figlio, alle modalità di richiesta di impegno, che arrivano dopo una graduale “excalation” di motivazione degli spettatori. Chi si occupa di no profit e di fundraising e comunicazione può’ capirmi).

Chapeau a livello tecnico dunque: ma d’altra parte sono americani, spesso preparatissimi sulla teoria e con tanto fondi e risorse a disposizione per fare dei buoni prodotti.

Prodotti appunto.

Perché di un’operazione mediatica fine a se stessa si tratta.

In che senso?

Partiamo dal messaggio. Additare un individuo (Kony, appunto, personaggio di spicco dell’LRA, esercito di ribelli Ugandese ma presente anche in altri stati africani) come unico e solo responsabile di un fenomeno sociale, politico ed economico complesso come quello di una guerra civile, mi sembra molto riduttivo. Il pensiero corre alla politica estera americana: davvero credevano che eliminando Saddam o Bin Laden sarebbero finiti i fenomeni politici che essi, a mo’ di facciata, rappresentavano? Credo proprio di no. Semplicemente, è una tecnica di marketing; il marketing delle guerre.

E di favoreggiamento della guerra si tratta, perché guardando il video KONY il messaggio principale è quello di una guerra giusta, mossa dalla encomiabile amministrazione Obama, contro un cattivo, e soprattutto, su richiesta del popolo.

Che bello: il popolo decide che guerra giocare.

Ed è giusta. Il perché non viene spiegato, in cosa consista, nemmeno…se vi siano “controindicazioni” della presenza militare USA in Uganda, ovviamente nemmeno. E la notizia di questi giorni della strage in Afghanistan compiuta a scapito di donne e bambini da un soldato sbarellato e carico d’odio (uno dei tanti episodi, pensiamo a Guantanamo..), ci fa quantomeno pensare a cosa può’ succedere quando soldati USA entrano in terra straniera. Soprattutto, mi preme far notare che non viene minimamente posto il problema del cosa avverrà dopo la fatidica cattura del cattivo: sembra appunto che, eliminando lui in persona, il problema sparirà. E’ realistico questo?

Penso che una delle più grandi carenze di questa campagna contro Kony (degna di testimonial d’eccellenza, come la nota pacifista Condoleeza Rice, o i classici VIP che costruiscono la propria immagine su quella del mondo umanitario, come Angelina Jolie, e, ahimè, George Clooney, ) sia il fatto che non contestualizza. E mi domando, forse da complottista, perché.

Qual’è la situazione politica dell’Uganda?

Quali risorse possiede?

Qualcuno forse si degna di dire che i nostri telefoni e computer sono fatti utilizzando materiali di cui sono ricchi paesi come il Congo, ma anche l’Uganda, il Rwanda e altri paesi limitrofi? E i diamanti? E il petrolio? Chi controlla queste risorse? E che relazione c’è tra la stabilità politica di questi paesi e il possibile controllo delle loro risorse?

Non viene fatto alcun collegamento tra il contesto e la situazione contingente.

Che è fatta si, realmente, di bambini soldato, violenza, morte, massacri. Ma anche mancanza cronica di servizi, mancato controllo della sicurezza e mala gestione dei territori. Corruzione, dittatura, omertà, accordi sottobanco fatti nei grandi Hotel di Dubai o di Nairobi, SEMPRE con la complicità di USA ed Europa.

Forse è questo che potrebbe fermare i TANTI Kony della situazione, non certo la visione idealistica, finta, pietistica e infiocchettata (imballata e pronta al consumo), che questo prodotto di marketing americano ci dà.

 

Se a qualcuno interessasse approfondire la situazione dell’Uganda: c’è un bel film, del 2005, che si chiama The last king of Scotland (L’ultimo Re di Scozia). Fruibile (Hollywood), ma allo stesso tempo con contenuti e spunti di approfondimento sulla storia del paese. Ottimo per arsi un’idea. E poi c’è AMREF, una ONG italiana che da molti anni è presente in Uganda (www.amref.it). La rete è inoltre piena di studi e ricerche sull’Uganda e sull’LRA e il fenomeno dei bambini soldato.

 

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3 risposte a “KONY: solidarietà e diritti umani made in U.S.”

  1. Alberto ha detto:

    BUUUUUU!!
    A me va anche bene porsi un sacco di domande sul perché, sul poi, sul chi, etc., ma da qui a sminuire in questo modo l’impegno e la portata delle azioni di queste persone e la causa della loro (nostra) battaglia con tanto di:
    “visione idealistica, finta, pietistica e infiocchettata (imballata e pronta al consumo), che questo prodotto di marketing americano ci dà”
    mi sembra davvero esagerato. E anche un po’ vergognoso per quanto mi riguarda.
    Internet e social media stanno cambiando il mondo, Kony2012 potrebbe essere un passo avanti importantissimo e molto significativo nella storia dell’umanità. Non credo di esagerare.
    Rispondere con cinismo e sdegno al posto di orgoglio e partecipazione è una scelta legittima, ma la trovo veramente triste.
    Pensaci. E gioisci del risveglio di coscienza che questa campagna può causare al posto di criticarne le modalità hollywoodiane ;)

    • Giulia R ha detto:

      ciao Alberto. Nulla di dire sull’uso dei social media e sulla parte tecnico-comunicativa, come dicevo, davvero ammirevole e di effetto. Il mio scetticismo deriva dal fatto che non credo nel metodo della “caccia all’uomo”, che mi ricorda tanto la politica estera americana di cui, è chiaro, Kony2012 è un sostenitore (tanto che paventa un “giusto intervento militare” americano).
      Non credo in questo, non credo negli interventi stranieri per riportare democrazia e cambiare i governi, non credo nemmeno che per cambiare il mondo si debbano attaccare manifesti e stickers (o meglio, non solo) ma magari provare a capire la storia e la complessità delle situazioni (e in questo, il video non spiega proprio niente).
      Non mi piace che paragonino la società civile a un “esercito di buoni”. Gli eserciti per quanto mi riguarda sono fatti di persone non pensanti e che ubbidiscono ad ordini dall’alto. Io preferisco una rivoluzione cosciente, fatta con l’informazione, e con la diffusione dei tanti modi che abbiamo in occidente per influenzare le politiche dei nostri governi (spesso conniventi con situazioni critiche come questa), e che passano dai nostri comportamenti, consumi e dall’uso stesso che facciamo della nostra cultura, saperi e capacità.
      Kony2012 è una favola, una favola finta ma che secondo me replica le stesse dinamiche del “potere”: niente informazione, niente coscienza, ubbidire a un messaggio facile, replicabile, infondato. Niente analisi nè spunti di riflessione ma solo l’ordine “daje al cattivone”.
      Non credo che sia questo il modo.
      Oltretutto ho visto come gli americani fanno cooperazione e lobbying a livello umanitario e ti assicuro che trovare qualcuno o qualcosa di indipendente dalla loro politica estera governativa è davvero dura! Non hanno pensiero critico e chi ce l’ha viene accuratamente messo a tacere.

  2. Leo ha detto:

    Gli esempi attuali possono essere l’Iran, la Siria, l’Algeria… Non dimentichiamo MAI che siamo in Occidente, l’informazione sta diventando un miraggio!

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