Repubblica Centrafricana: instabilità, sfruttamento, risorse
Non c’è stabilità nello stato della Repubblica Centrafricana, proprio al centro del continente africano.
Nell’ultimo mese si è infatti verificato un aumento delle tensioni interne, culminate con l’avanzata di una coalizione di ribelli e la presa di numerose città economicamente rilevanti, fino ad arrivare alla capitale, Bangui.
La Repubblica Centrafricana ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia nel 1960 e , da allora, la sua popolazione ha vissuto anni di conflitti, dovuti sia agli interessi per lo sfruttamento delle risorse naturali e minerarie, sia alle ingerenze dei paesi limitrofi, instabili e politicamente fragili (Sudan, Chad, Repubblica Democratica del Congo).
Similmente alla Repubblica Democratica del Congo, gli interessi per lo sfruttamento di diamanti e idrocarburi sembrano essere uno dei motivi principali di instabilità interna (alimentando la corruzione), di ingerenza esterna (dovuta agli interessi economici per lo sfruttamento indiscriminato) e di povertà (per la mancanza di investimenti nel paese, in servizi, economia locale, istruzione e sanità).
La popolazione della Repubblica Centrafricana è una delle più povere al mondo; alla situazione di mancanza di accesso alle risorse si sommano le enormi difficoltà dovute all’instabilità politica, che hanno portato a fenomeni di migrazioni interne (rifugiati), tensioni etniche e ulteriori difficoltà di accesso ai diritti di base.
Ad oggi si stimano migliaia di rifugiati interni ed esterni, nei vicini paesi di Ciad e Sudan, che vivono in condizioni inaccettabili, in campi sfollati senza servizi e senza possibilità di vita dignitosa, dipendenti dagli aiuti umanitari sempre più scarsi e continuamente sottoposti a violenze.
Senza stabilità nel paese e prospettive sociali ed economiche non è possibile immaginare alcuna possibilità di rientro per la popolazione rifugiata, né l’avvio di meccanismi virtuosi di sviluppo e di ripresa da una crisi umanitaria e politica ormai endemica.
La Francia continua a giocare un ruolo fondamentale nel paese: tuttavia pur essendo uno stato privilegiato nello sfruttamento delle risorse e nel controllo dell’economia, non si intuisce nessuna reale volontà di collaborazione per la risoluzione della crisi.
Le uniche soluzioni proposte sono quelle delle missioni militari africane, che tuttavia da molti anni non forniscono risposte durature ed efficaci, e che, inoltre, spesso alimentano ulteriormente i meccanismi di corruzione.
Possibili strade, mai percorse per precisi motivi di interesse, sono quelle del rafforzamento dello stato centrafricano, attraverso supporto nella costituzione di un sistema politico in grado di riappropriarsi delle ricchezze locali e investirle nel proprio sviluppo.
Similmente a molti altri stati ricchi di risorse, però, alle potenze occidentali (spesso ex-colonizzatrici) fa molto più comodo la presenza di uno stato debole, che permetta il libero utilizzo dei territori, la speculazione sui proventi delle risorse interne, il mantenimento di quell’instabilità politica che giustifichi sempre di più meccanismi di dipendenza e di ingerenza.
Visto il ruolo fondamentale giocato dallo sfruttamento delle risorse naturali e minerarie, i consumatori di tutto il mondo hanno la possibilità di influenzare il mercato dei diamanti e di altre risorse: per esempio informandosi sulle possibilità di comprare fair trade e non alimentare questa spirale di violenza e sfruttamento che dura già da troppi anni, a scapito di milioni di persone.
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