Ruspe israeliane in azione, escalation a Gaza

La scena raccapricciante di un bulldozer militare che trascina il corpo martoriato di un palestinese ucciso ha innescato gli attacchi con razzi del Jihad contro le città israeliane vicine alla Striscia. Israele ha risposto con raid su Gaza e anche a Damasco.

Il weekend dei bulldozer è sfociato in una escalation tra Israele e il Jihad islami a Gaza. Il prologo è dei giorni scorsi. In rete sono ugualmente circolati due filmati che hanno suscitato forte sdegno e non solo tra i palestinesi. Nel primo, girato a Kufr Qaddum, in Cisgiordania, si vede una ruspa dell’esercito israeliano che a velocità sostenuta spinge grossi massi – usati in precedenza da manifestanti palestinesi per bloccare una strada – fin dentro il villaggio. I massi ad un certo punto scivolano come proiettili sulla strada in discesa tra decine di giovani in preda al panico e che scappano in ogni direzione per evitarli. I feriti sono stati due, un fotografo e un bambino. Nel secondo, raccapricciante, girato domenica, si vede un altro bulldozer militare che entra a Gaza, all’altezza di Khan Yunis, per impedire a giovani palestinesi di recuperare il corpo di Mohammed al Naim, un militante del Jihad islami ucciso poco prima. Protetto da un tank Merkava, il bulldozer corazzato prima con la pala caricatrice blocca a terra il corpo, ormai mutilato, poi lo solleva e lo porta via. Scarno il comunicato del portavoce militare israeliano: le forze armate hanno aperto il fuoco su due terroristi che avevano piazzato un ordigno esplosivo accanto alla recinzione tra Gaza e Israele.

L’azione del bulldozer a Khan Yunis potrebbe essere legata alla disposizione data dal ministro della difesa Naftali Bennett di recuperare i corpi di palestinesi uccisi allo scopo di scambiarli con quelli dei soldati israeliani caduti in combattimento a Gaza nel 2014 e da allora in possesso di Hamas che per restituirli vuole la liberazione di prigionieri politici. Sull’onda dell’indignazione della popolazione palestinese, il Jihad islami ha reagito all’accaduto con il lancio di decine di razzi verso le cittadine israeliane intorno a Gaza, inclusa Ashqelon. I bombardamenti aerei di Israele, cominciati poco dopo, sono andati avanti senza sosta sulle basi del Jihad, facendo diversi feriti tra i palestinesi. Il premier Benyamin Netanyahu, ad una settimana dalle politiche del 2 marzo, ha ordinato un attacco «spettacolare» contro il Jihad, anche per dare una mano alla sua campagna elettorale. I jet israeliani hanno colpito Gaza e contemporaneamente ad al Adleyeh (Damasco) una base del Jihad uccidendo due combattenti, Salim Salim e Ziad Mansour. Il raid in Siria ha innescato altri lanci di razzi da Gaza verso i centri israeliani, in particolare Sderot, dove hanno causato solo limitati danni materiali.

In serata il portavoce del Jihad, Musab al Bureim, ha annunciato che l’organizzazione osserverà un cessate il fuoco unilaterale, restando però pronta a rispondere a nuovi a raid israeliani. Netanyahu, che ha fatto chiudere i valichi per Gaza e adottato varie misure punitive, ha fatto sapere di aver «informato» Hamas, il movimento islamico che controlla Gaza, che se non fermerà «i gruppi insubordinati» Israele è pronto ad entrare in guerra (la quarta contro Gaza). «Noi non andremmo volentieri a una nuova operazione – ha detto – ma Hamas deve sapere che può accadere in ogni momento». Infatti il premier di destra la guerra proprio non la vuole con le elezioni alle porte (in Israele si vota il 3 marzo, le terze consultazioni in meno di un anno). Ma flette i muscoli per conquistare consensi e allontanare le critiche di rivali e dell’opposizione.

Netanyahu ha un piano da lungo tempo. Vuole un accordo con Hamas, mediato dagli egiziani, per una tregua a lungo termine così da riportare la calma nelle città israeliane, fare di Gaza una entità normalizzata, separata dal resto del territorio palestinese e tenuta in vita dagli aiuti umanitari delle agenzie internazionali, in linea con il Piano Trump presentato il 28 gennaio. Che la trattativa vada avanti, sia pure tra alti e bassi, è stato chiaro ieri. Hamas che, come era avvenuto qualche mese fa in occasione di un’altra ampia escalation militare, è rimasto a distanza dallo scontro con Israele. Uno dei suoi leader, Fawzri Barhoum, ha però approvato la rappresaglia del Jihad e ha avvertito che se Israele continuerà i suoi attacchi, allora dovrà «affrontare la resistenza palestinese e le sue conseguenze». Qualche giorno fa è stato annunciato che il Qatar aumenterà gli aiuti finanziari per Gaza, un passo che qualcuno considera il risultato della missione a Doha che hanno effettuato il capo del Mossad Yossi Cohen e il generale Hertzi Halevi.

di Michele Giorgio

da il Manifesto del 25 febbraio 2020

 

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *